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Se la dignità delle donne passa dalla battaglia del sandwich

Simonetta Sciandivasci

Una moglie può preparare un panino per suo marito? Può prendersi cura di lui? No, l'amore è un imperio sessista

Maddie e suo marito stanno mettendo da parte i soldi per comprare la loro prima casa. Lavorano duro. In un pomeriggio qualunque di questo non roseo periodo, Maddie pensa che sarebbe carino preparare uno spuntino all'uomo che ha sposato: un premio, una sorpresa. Qualcosa di piccolo ma indimenticabile. Poiché non le viene in mente niente di speciale, si rivolge alle ventiseimila e passa utenti del gruppo Facebook su cui è solita sbirciare per sapere dove si tengono i più esclusivi tea party child free della città, quali sono gli interior designer più quotati del momento o dove prenotare una vacanza woman friendly alle Fiji: ragazze, cosa preparereste di buono a vostro marito per merenda, un sandwich? Alcune delle (tantissime) risposte: "Non sei sua madre, cretina!"; “Piantala di fare la casalinga anni Cinquanta”; "Tuo marito è un uomo adulto, si nutra da solo!"; "Faccio per mio marito ciò che lui fa per me: niente"; "Faccio già la lavatrice e tengo in vita i suoi figli, mi sembra più che sufficiente"; "E' fortunato se gli preparo la cena ogni tanto", "Fagli una cipolla sottaceto ripiena di mandarini".

 

Il tenore degli insulti è stato piuttosto alto, ma si è trattato di un'operazione a fin di bene, di un esorcismo, una correzione culturale, un trapianto di progresso ed è stato chiaro appena è intervenuta la "professional feminist" - così la definisce il Guardian - Polly Dunning, che ha commentato lo status di Maddie spiegandole che essere madri non significa fare qualunque cosa per chi si ama e che, comunque, una donna può essere qualcosa di molto di più di una madre. Di Polly Dunning i giornali inglesi scrissero parecchio, lo scorso anno, per via di alcuni suoi status in cui dichiarava che essere incinta di un maschio (scrisse "qualcosa di maschile cresce dentro di me") la faceva sentire malata. Maddie ha controbattuto che suo marito è un uomo meraviglioso, collaborativo, premuroso, amorevole, gran lavoratore - "è il mio campione!" -, che merita ogni attenzione di cui lei si sente capace e che, per la miseria, lei aveva solo voglia di preparargli un panino. Il dibattito è proseguito per ore, qualcuna ha osato rispondere che il femminismo dà a ogni donna la libertà di scegliere (se azzannare o coccolare, se laurearsi o fare la casalinga, se depilarsi o rifarsi il culo) e che, in fondo, queste progressiste che si rifiutano di cucinare per la propria famiglia sono spesso delle ricche stronze che pagano qualche altra donna per farlo al posto loro (bel cul de sac), l'amministratore del gruppo è intervenuto per cancellare i commenti più insultanti e, alla fine, la vicenda è finita sui giornali sotto il titolo, un po' ironico e un po' no, "preparare un sandwich è un crimine contro le donne?".

 

Durante la campagna elettorale di Hillary Clinton, nel 2008, alcuni suoi detrattori fondarono un gruppo Facebook che si chiamava "Smetti di concorrere per la Presidenza e preparami un sandwich": da allora, su Wikipedia è apparsa la voce "make me a sandwich", ovvero "un modo di dire, soprattutto su internet, che discredita le donne". Evidentemente, Maddie ignorava il significato simbolico della locuzione, ma ciò che le è stato contestato dalle sue amiche virtuali è stato il desiderio di prendersi cura di suo marito, di facilitargli la vita, di fare per lui qualcosa che lui potrebbe fare benissimo da solo, di sacrificare una parte del suo tempo per renderlo felice e di fare tutto questo senza trarre alcun beneficio personale.

 

In un episodio della serie Netflix "Big Mouth", che racconta in modo esilarante le esplosioni ormonali degli adolescenti (poiché avevamo dimenticato che a quattordici anni si scopre anche il sesso, mica solo il bullismo), uno dei piccoli protagonisti confessa a un suo amico di aver piazzato telecamere nella cucina della mamma di lui, perché gli piace vederla cucinare: a casa sua, invece, la madre, a ora di cena, lancia sul tavolo qualche cheeseburger ancora incartato e poi si allontana dalla cucina per bere un frullato. E al diavolo Nora Ephron e Clara Sereni, la casalinghitudine, le cure domestiche non retribuite, gli amori colorati, conditi, speziati, la gioia della premura, il gioco dell'abbondanza. Un principe ebreo - racconta Rachel in "Affari di Cuore" di Nora Ephron - si riconosce dal fatto che per dire alla sua donna "portami il burro", le domanda "dov'è il burro". Al diavolo anche i principi ebrei: si sta molto meglio senza di loro. Senza seduzione. Senza gioco di ruoli. Senza gioco. Senza ruoli. Senza burro. Child free. Senza panini. E senz'amore, che è un imperio sessista impartito alle donne da una storia tutta da rifare.

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