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dall'archivio

Berlusconi parla al Foglio dopo l'11 settembre: “La libertà occidentale deve essere protetta”

Giuliano Ferrara

L'intervista che il Cav. concesse al direttore Giuliano Ferrara l'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001

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Silvio Berlusconi è morto oggi, lunedì 12 giugno 2023, al San Raffaele di Milano, dove era ricoverato dallo scorso venerdì. L'ex premier aveva 86 anni Ripubblichiamo l'intervista che Silvio Berlusconi concesse a Giuliano Ferrara l'indomani dell'11 settembre 2001

 


 

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Silvio Berlusconi ieri nel primo pomeriggio non riusciva a staccare gli occhi dalla Cnn, ad Arcore, e martoriava il telefono in contatto con Palazzo Chigi, con la Farnesina, con la Difesa e con alcune delle maggiori cancellerie europee, ma poi è salito su quell’aereo che aspettava in pista e ha raggiunto Roma: “Provo una grande pena per le vittime innocenti di New York e di Washington, per i passeggeri degli aerei-bomba, per le paure e le umiliazioni inferte dal terrorismo più spietato a tutti noi, uomini liberi e pacifici. Il World Trade Center è il simbolo della libertà internazionale dei commerci, una bandiera sulla linea d’orizzonte di una delle città più libere e operose del mondo: essere stati costretti ad assistere al crollo delle Torri Gemelle è tremendo, una battaglia perduta la cui eco rimbomberà per una o due generazioni. Lo stesso vale per il Pentagono, l’edificio in cui è custodita gran parte della nostra sicurezza, un architrave necessario all’ordine e all’equilibrio del mondo. Ma in questa guerra per la pace e per l’ordine internazionale, e vorrei che questo fosse chiaro a tutti in Italia, noi siamo e restiamo i più forti. La libertà occidentale deve essere e sarà protetta con il più assoluto rigore, con una fermezza che non potrà mai dimenticare e perdonare: l’Italia è al fianco degli Stati Uniti e del presidente George W. Bush nella caccia ai colpevoli di questo immane disastro, nell’identificazione delle responsabilità a qualunque livello esse si collochino”.

Berlusconi sa essere freddo, ma non nasconde le emozioni sotto la maschera della razionalità. Dice che “l’amministrazione americana vive da tempo sotto la cappa di piombo di una strana inquietudine per l’attività degli Stati-canaglia, i rough-States, e il presidente Bush, con parole ferme e severe, trasmetteva quest’ansia agli alleati e a noi stessi, nelle riunioni del G8 e nel successivo, caloroso incontro di Roma. Sotto l’ottimismo americano, questa straordinaria manifestazione della coscienza civile di quella grande società, fermentava una preoccupazione, evidentemente suffragata dalle istituzioni preposte all’informazione e alla sicurezza. Non è affatto un caso se, a partire dalla campagna elettorale repubblicana per finire con i primi cento giorni della presidenza eletta, l’obiettivo dichiarato è stato lo ‘scudo’, l’approntamento di un sistema di tutela collettiva contro la proliferazione terroristica di armamenti e altri mezzi e piani di offesa. Negli ultimi dieci anni, quelli che ci separano dal crollo del muro di Berlino, tutto è cambiato, e la grande questione globale che abbiamo di fronte sta nel come difendersi in un’epoca in cui l’equilibrio mondiale non è più fondato sul bilanciamento bipolare della guerra fredda; come garantire la sicurezza dell’Occidente, che è poi la premessa della pace e del massimo livello realizzabile di giustizia nel mondo intero”.

“Anche i sordi ora devono ascoltare”

Berlusconi conosce le resistenze e le inerzie burocratiche frapposte a una piena assunzione di responsabilità in Occidente. Non desidera alimentare alcuna polemica, ma dice con l’aria di chi fa sul serio: “Ora che si è visto quali ferite può aprire nel corpo della grande democrazia americana, e dunque nel cuore del mondo libero, il terrorismo sponsorizzato dagli Stati-canaglia, anche i sordi cominceranno a intendere, anche i ciechi a vedere. Almeno lo spero, e non risparmierò alcuno sforzo, con Renato Ruggiero e Antonio Martino, perché l’Europa faccia suo fino in fondo l’impegno comune a difendere a ogni costo la sicurezza dei cittadini. Questa sicurezza è impossibile in un mondo in cui la pace non sia protetta dall’intelligenza degli uomini e dalla forza dei giusti: questo è il vero problema”.

 

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Si coglie nel paese un forte disorientamento. La gente sa che è difficile difendersi dalla combinazione del terrorismo di Stato e del fanatismo fondamentalista, dall’uso infernale del dottrinarismo religioso. Ma che i kamikaze potessero osare fino a quel punto era imprevedibile, era fino a ieri pura fantascienza. “E’ così - ci dice Berlusconi - tuttavia sarebbe assurdo disperare, bisogna sapere che ce la faremo, come ha detto il presidente Ciampi. L’America ieri è sembrata come non mai fragile, vulnerabile, ma chi la conosce bene sa quali siano le risorse civili, di unità e solidarietà politica, che la tengono insieme da oltre due secoli. Sappiamo che alla lunga il coraggio dei giusti, la ricchezza intellettuale e scientifica racchiusa nelle teconologie, e una giusta politica di rigore contro il terrorismo, avrà partita vinta. Voglio che gli italiani questo lo tengano a mente, nel loro intimo”.

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