Matteo Renzi intervistato dal direttore Claudio Cerasa al teatro Parenti di Milano (foto LaPresse)

“Il caso Consip si ritorcerà contro chi voleva colpirmi”

Redazione

All'evento organizzato dal Foglio a Milano il segretario del Pd parla delle ultimi indiscrezioni sulla vicenda legate al ruolo di Scafarto e del capitano Ultimo: “Verrà colpito chi l'ha utilizzata per tradire il senso dello Stato”

“Lo scandalo Consip è nato per colpire me e ho la sensazione che finirà per colpire chi ha falsificato le prove”. È sera quando Matteo Renzi commenta, intervistato dal direttore del Foglio Claudio Cerasa al teatro Franco Parenti di Milano, le ultime rivelazioni sul caso Consip. Per tutto il giorno ha preferito il silenzio. Anche suo padre Tiziano ha preferito non commentare lasciando che a farlo fosse il suo avvocato, Federico Bagattini.

 

In compenso hanno parlato in molti. Ministri, deputati, esponenti del Pd e non. E le reazioni, per lo più, sono state di sdegno per quello che, venissero confermare le parole pronunciate davanti al Csm dal procuratore di Modena, Lucia Musti (ora saranno vagliate anche dalla procura di Roma ndr), somiglia molto, troppo, ad un tentato “colpo di stato”.

 

A svelare l'ennesimo colpo di scena in questa surreale vicenda è stata, stamattina, Repubblica. Il quotidiano ha raccontato, con dovizia di particolari, l'audizione tenuta da Musti lo scorso 17 luglio. E in particolare le accuse rivolte nei confronti del capitano del Noe Gianpalo Scafarto e del colonnello Sergio De Caprio, il capitano Ultimo che arrestò Totò Riina. Musti racconta i suoi incontri con i due legati all'inchiesta sulla coop Cpl Concordia. Incontri durante i quali, riferisce Repubblica, Scafarto e De Caprio le sarebbero sembrati “spregiudicati”, “presi da un delirio di onnipotenza” ma, soprattutto, le avrebbero confidato di avere in mano “due bombe”. Aggiungendo subito dopo: “Lei può fa esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”. All'epoca i due avevano, nella carte della Cpl Concordia, l'intercettazione di una telefonata tra Renzi e il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi. Quella conversazione venne poi pubblicata sul Fatto Quotidiano e quattro sottufficiali del Noe vennero indagati per rivelazione colposa del segreto d'ufficio (la loro posizione è stata successivamente archiviata).

 

Ma all'epoca, stando a quanto riferito da Musti, il caso Consip era già una “bomba” nelle mani di Scafarto e De Caprio. Che, a quanto pare, avevano già un obiettivo chiaro: Renzi. In realtà De Caprio smentisce la ricostruzione di Repubblica: “Non ho mai forzato la dottoressa Musti in nessuna cosa e ho sempre svolto le indagini che ci ha ordinato con lealtà e umiltà. Non ho mai parlato di Matteo Renzi né con la dottoressa Musti né con altri. La dottoressa Musti è stata supportata in tutto quello che ci ha liberamente richiesto, compresa la presenza del capitano Scafarto a Modena, compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante provinciale dei carabinieri di Modena e la Prefettura perché li considerava collusi con le cooperative rosse su cui da tempo indagava autonomamente”.

 

 

E ancora: “Non ho svolto indagini al di fuori dei fatti che emergevano direttamente ed esclusivamente dalle persone indagate. Non ho mai avuto esaltazioni o esagitazioni a seguito delle indagini da me svolte neanche quando abbiamo arrestato Riina, non abbiamo mai esultato, non abbiamo esploso colpi in aria, non abbiamo fatto caroselli per le strade, mai festeggiato, perché la lotta anticrimine appartiene solo al popolo e noi non usiamo il popolo per i nostri fini, o per avere dei voti, lo serviamo e basta”. Per questo, quelle appare su “alcuni organi di disinformazione funzionali alle lobby che da anni cercano di sfruttare il popolo italiano” sono e restano “falsità”.

  

L'affondo di Renzi.  In realtà, mentre in diversi parlando di “colpo di Stato” e “complotto”, Matteo Renzi ci tiene a sottolineare che le sue parole non sono niente di più che un giudizio politico: “La parola complotto non è una parola che ho mai utilizzato e non la utilizzo adesso. La usano i giornalisti. Io non dimentico di essere un esponente delle istituzioni. Sono il 27esimo presidente del Consiglio dei ministri dal dopoguerra. Dunque nutro un sentimento di stima assoluta nei confronti dei Carabinieri (poi ci sono episodi che vanno condannati), del Comando generale, e stima e direi rispetto profondo per l'azione dell'intelligence italiana impegnata in tanti teatri di guerra. Stima e rispetto per i magistrati, perché penso che la stragrande maggioranza dei giudici sia fatta di persone di grande livello. Io sono stato presidente del consiglio e non parlo il linguaggio della demagogia”.

 

Insomma, il suo è un “giudizio politico: quelli che volevano utilizzare Consip per gettare fango attorno a me, vedranno nei prossimi mesi il fango ritorcersi contro. Penso che il tempo sarà galantuomo. Lo sarà anche per la vicenda Consip, perché se un carabiniere falsifica delle prove, se un agente dei servizi si intrufola in vicende in cui non deve stare o usa un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni, se tu parti dal presupposto che prima o poi la verità arriva, non hai nulla da temere. Questa vicenda che era utilizzata per colpire me colpirà chi l'ha utilizzata per tradire il senso dello Stato" ha assicurato Renzi”.