Zeffiro Ciuffoletti

La piramide di Macron e altre teorie. La Rete e i meccanismi dell'idiozia

David Allegranti

Il prof Ciuffoletti e l'osservatorio sulle retoriche complottiste

Roma. L’11/9 che non c’è mai stato – un complotto della Cia –, Paul McCartney morto nel 1966 e sostituito da un sosia, i Protocolli dei Savi di Sion. I complotti sono tutti intorno a te, come quel gestore telefonico nella nota pubblicità televisiva con Megan Gale. L’elezione di Emmanuel Macron, per passare all’attualità politica, ha fatto esplodere la fobia anti-massonica della Lega: “Inno europeo e piramide massonica alle spalle. In questo momento molti cialtroni di sinistra hanno capito la cazzata che hanno fatto. Tardi”, twitta il responsabile economico della Lega Claudio Borghi. Macron è massone? Chi lo sa, intanto però lo dico su Twitter, dove le bischerate esplodono e si diffondono esponenzialmente. E’ la retorica del complotto ai tempi di internet, al centro di un seminario all’Université di Toulon, in Francia, che inizia domani e finisce venerdì: “La théorie du complot dans les romans d’Umberto Eco, ou le miroir du nihilisme contemporain”.

 

Al seminario interverrà anche Zeffiro Ciuffoletti, storico dell’Università di Firenze, già autore negli anni Novanta della “Retorica del complotto” (Il Saggiatore). Ciuffoletti presenterà un saggio sul rapporto fra la democrazia massmediatica e i complottismi, di cui il Foglio anticipa in contenuto. Ciuffoletti sta lavorando, insieme ad altri colleghi francesi e dell’Università di Firenze, alla costruzione di un osservatorio italo-francese sulle retoriche complottiste. “Recentemente – scrive Ciuffoletti – il sociologo Gerald Bromer ha pubblicato un libro intitolato ‘La democrazia dei creduloni’ (Aracne, 2017). Molti sociologi e molti politologi si stanno interrogando sulla crisi della democrazia occidentale. Non è un fenomeno nuovo, ma ora si punta sulla perdita del buon senso, sulla perdita di fiducia delle piazze verso le classi dirigenti, verso le istituzioni democratiche e persino della reputazione, dell’affidabilità e della conoscenza degli esperti. Addirittura quando si tratta di spiegare fenomeni scientifici complessi come complesso e largo è il mondo di oggi, globalizzato, ultratecnologico e ipermediatico”. Diciamo, spiega Ciuffoletti, “che la democrazia massmediatica contemporanea, resa tale anche grazie all’avvento della rete internet, e dalle sue interminabili e continue espansioni e applicazioni, tende a creare masse crescenti e indistinte ‘di creduloni’ sia per via della espansione progressiva dell’informazione, sia per via della formazione di una ‘personalità democratica’ che si autoalimenta fuori da ogni logica di riflessione e di pensiero. Senza la mediazione di partiti o di autorità riconosciute. Una sorta di democrazia diretta ma limitata a componenti di tribù di appartenenza”. L’assenza di mediazioni e l’innovazione tecnologica hanno molti meriti, ma facilitano anche la diffusione di un sacco di fregnacce. “La complessità non tutti possono comprenderla. Anzi la velocità comunicativa moderna confligge con la complessità. Del resto le piazze mediatiche sembrano fatte apposta per esaltare il chiacchiericcio. La rete sembra esaltare le voci più strampalate e fra queste le spiegazioni complottistiche che affascinano le menti frettolose che affollano i social. Viviamo nell’era della partecipazione massiccia di tutti quanti alla produzione dell’informazione, in cui le emozioni e i convincimenti personali paiono contare più dei fatti e le emozioni più dei ragionamenti. Già nel secolo dei lumi Voltaire si chiedeva (scrivendo a D’Alembert, 1766), come fosse possibile che ‘i fanatici abbiano potuto fondare sette di folli e che tanti spiriti superiori riescono a malapena a fondare una piccola scuola della Ragione?”.

 

Oggi i fanatici dicono che i vaccini sono un complotto di Big Pharma, che la finanza decide chi governerà il mondo. Il problema non è tanto che qualcuno elabori queste teorie, quanto che ci siano molte persone disposte a credervi. D’altronde, nella società occidentale secolarizzata, le religioni non se la passano bene, men che meno le ideologie. A che cosa può credere la gente, se non alla prima scemenza trovata su internet? “Dopo le religioni monoteiste con la loro retorica Dio-Diavolo, dopo le ideologie totalizzanti che ne ereditarono le modalità di spiegazione del mondo, le masse acculturate occidentali si sono ritrovate senza Dio e senza le antiche fedi ideologiche. Tuttavia hanno bisogno, come è noto, di nuovi idoli e di nuove credenze. Per questo le teorie cospirazionistiche, capaci di semplificare la complessità e di mobilitare le coscienze, hanno ritrovato una rinnovata vitalità nella democraticità della rete. Il complottismo nelle sue svariate declinazioni: gli ebrei, i massoni, i banchieri, le scie chimiche, i vaccini, gli ufo, il gender, rappresenta un’estensione su scala globale di una vecchia tendenza a semplificare la complessità, a spiegare in bianco e nero anche ciò che è pieno di sfumature di grigio. Ci si divide fra bene e male, buoni e cattivi senza nessun dubbio e nessuna pietà, con la presunzione di spiegare tutto e trovare una intenzione malevola e nascosta”. Infine il terrorismo, “proprio perché sembra sottrarsi ad ogni schema razionale di causa effetto alimenta fantasie, favole, e affabulazioni di ogni sorta”. Non a caso, l’islamismo fa grandi proseliti proprio su internet.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.