L'errore di Rep: scegliere la post verità contro la post verità grillina. Il caso Bonini-Di Maio

Luciano Capone

Repubblica sbianchetta l'articolo contro Di Maio. Sbaglia il M5s ad accusare tutta la stampa di killeraggio, ma sbaglia la stampa quando nasconde i propri errori: la post verità si combatte con la verità

La guerra tra il M5s e i giornali sul caso Marra si arricchisce di un nuovo capitolo: la correzione – o meglio, lo sbianchettamento – dell’articolo contro Luigi Di Maio da parte di Repubblica. Ieri tre importanti quotidiani – Il Corriere, la Repubblica e il Messaggero – hanno pubblicato una parte di un sms di Luigi Di Maio indirizzato a Virginia Raggi in cui si parla di Raffaele Marra, il funzionario e braccio destro del sindaco di Roma ora agli arresti con l’accusa di corruzione. “Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L'importante è non trovare nulla”, è il testo del messaggio pubblicato che dovrebbe dimostrare una difesa di Marra da parte del vicepresidente della Camera. Il M5s e Luigi Di Maio hanno parlato di “Giornalismo killer” perché il testo sarebbe parziale e smentito da un altro messaggio del vicepresidente della Camera alla Raggi.

 

Alle accuse del M5s i giornali hanno risposto difendendo il loro operato, che è stato quello di pubblicare pezzi di sms agli atti del processo perché nella memoria del telefono sequestrato a Marra (Virginia Raggi aveva inoltrato al suo collaboratore parte del messaggio di Di Maio).

 

La Repubblica è stata però l’unico quotidiano a dare un’interpretazione diversa – e più distorta – dell’sms di Di Maio: “M5s, le chat che smentiscono Di Maio. Scrisse a Raggi: 'Marra è uno dei miei'” è la prima pagina di ieri e “Di Maio garante di Marra la prova è nelle chat 'Lui è uno dei miei, un servitore dello Stato'” è il titolo dell’articolo a pagina 7. L’autore, Carlo Bonini, scrive: “Di Maio sollecitava Marra perché 'servitore dello Stato'. Perché 'uno dei miei'”. In realtà Di Maio nel testo non dice esplicitamente che Marra è “uno dei suoi”, ma scrive “Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese”, intendendo che il partito fa per prassi controlli anche sui collaboratori di Di Maio, quindi Marra non si deve “sentire umiliato”: “L’importante è non trovare nulla”.

 

Repubblica, anche dopo le proteste vivaci e feroci del M5s ha sempre difeso la sua ricostruzione, definendo quella del M5s “propaganda delirante e pericolosa”, “un attacco intollerabile” a un giornalista che “ha dato nei suoi articoli circostanze certe e documentate”.

 

Oggi però l’articolo di Repubblica contestato dal M5s è stato modificato nella sua versione online, ripulito da tutti i riferimenti in cui Bonini faceva dire a Di Maio che Marra è “uno dei miei”, senza che però ci sia alcuna nota o spiegazione a fondo pagina. È stato modificato il titolo: non più “'Lui è uno dei miei un servitore dello stato'” ma “La prova è nelle chat: 'È servitore dello Stato'”. Ma è stato modificato anche il testo dell’articolo. È stata cancellata la parte in cui c’era scritto "Perché 'uno dei miei'" ed è stata modificata la conclusione dell’articolo: la versione originale “'Un servitore dello Stato'. Di più: 'Uno dei miei'” è stata sostituita con “'Un servitore dello Stato', cioè uno dei miei”, togliendo il virgolettato che attribuiva la frase a Di Maio.

 

Sbaglia il Movimento 5 stelle ad accusare la stampa di killeraggio (da che pulpito, poi), ma sbaglia la stampa quando preferisce nascondere le proprie valutazioni errate. Capita a tutti di sbagliare, e ammetterlo con trasparenza non è un segnale di debolezza ma un gesto che rinforza la propria credibilità. Per contrastare i professionisti della post verità serve la verità, non altra post verità.

 

 

La guerra tra il M5s e i giornali sul caso Marra si arricchisce di un nuovo capitolo: la correzione – o meglio, lo sbianchettamento – dell’articolo contro Luigi Di Maio da parte di Repubblica. Ieri tre importanti quotidiani – Il Corriere, la Repubblica e il Messaggero – hanno pubblicato una parte di un sms di Luigi Di Maio indirizzato a Virginia Raggi in cui si parla di Raffaele Marra, il funzionario e braccio destro del sindaco di Roma ora agli arresti con l’accusa di corruzione. “Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L'importante è non trovare nulla”, è il testo del messaggio pubblicato che dovrebbe dimostrare una difesa di Marra da parte del vicepresidente della Camera. Il M5s e Luigi Di Maio hanno parlato di “Giornalismo killer” perché il testo sarebbe parziale e smentito da un altro messaggio del vicepresidente della Camera alla Raggi.

Alle accuse del M5s i giornali hanno risposto difendendo il loro operato, che è stato quello di pubblicare pezzi di sms agli atti del processo perché nella memoria del telefono sequestrato a Marra (Virginia Raggi aveva inoltrato al suo collaboratore parte del messaggio di Di Maio).

 

La Repubblica è stata però l’unico quotidiano a dare un’interpretazione diversa – e più distorta – dell’sms di Di Maio: “M5s, le chat che smentiscono Di Maio. Scrisse a Raggi: 'Marra è uno dei miei'” è la prima pagina di ieri e “Di Maio garante di Marra la prova è nelle chat 'Lui è uno dei miei, un servitore dello Stato'” è il titolo dell’articolo a pagina 7. L’autore, Carlo Bonini, scrive: “Di Maio sollecitava Marra perché 'servitore dello Stato'. Perché 'uno dei miei'”. In realtà Di Maio nel testo non dice esplicitamente che Marra è “uno dei suoi”, ma scrive “Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese”, intendendo che il partito fa per prassi controlli anche sui collaboratori di Di Maio, quindi Marra non si deve “sentire umiliato”: “L’importante è non trovare nulla”.

 

Repubblica, anche dopo le proteste vivaci e feroci del M5s ha sempre difeso la sua ricostruzione, definendo quella del M5s “propaganda delirante e pericolosa”, “un attacco intollerabile” a un giornalista che “ha dato nei suoi articoli circostanze certe e documentate”.

 

Oggi però l’articolo di Repubblica contestato dal M5s è stato modificato nella sua versione online, ripulito da tutti i riferimenti in cui Bonini faceva dire a Di Maio che Marra è “uno dei miei”, senza che però ci sia alcuna nota o spiegazione a fondo pagina. È stato modificato il titolo: non più “'Lui è uno dei miei un servitore dello stato'” ma “La prova è nelle chat: 'È servitore dello Stato'”. Ma è stato modificato anche il testo dell’articolo. È stata cancellata la parte in cui c’era scritto "Perché 'uno dei miei'" ed è stata modificata la conclusione dell’articolo: la versione originale “'Un servitore dello Stato'. Di più: 'Uno dei miei'” è stata sostituita con “'Un servitore dello Stato', cioè uno dei miei”, togliendo il virgolettato che attribuiva la frase a Di Maio.

 

Sbaglia il Movimento 5 stelle ad accusare la stampa di killeraggio (da che pulpito, poi), ma sbaglia la stampa quando preferisce nascondere le proprie valutazioni errate. Capita a tutti di sbagliare, e ammetterlo con trasparenza non è un segnale di debolezza ma un gesto che rinforza la propria credibilità. Per contrastare i professionisti della post verità serve la verità, non altra post verità.

 

 

La guerra tra il M5s e i giornali sul caso Marra si arricchisce di un nuovo capitolo: la correzione – o meglio, lo sbianchettamento – dell’articolo contro Luigi Di Maio da parte di Repubblica. Ieri tre importanti quotidiani – Il Corriere, la Repubblica e il Messaggero – hanno pubblicato una parte di un sms di Luigi Di Maio indirizzato a Virginia Raggi in cui si parla di Raffaele Marra, il funzionario e braccio destro del sindaco di Roma ora agli arresti con l’accusa di corruzione. “Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L'importante è non trovare nulla”, è il testo del messaggio pubblicato che dovrebbe dimostrare una difesa di Marra da parte del vicepresidente della Camera. Il M5s e Luigi Di Maio hanno parlato di “Giornalismo killer” perché il testo sarebbe parziale e smentito da un altro messaggio del vicepresidente della Camera alla Raggi.

 

Alle accuse del M5s i giornali hanno risposto difendendo il loro operato, che è stato quello di pubblicare pezzi di sms agli atti del processo perché nella memoria del telefono sequestrato a Marra (Virginia Raggi aveva inoltrato al suo collaboratore parte del messaggio di Di Maio).

 

La Repubblica è stata però l’unico quotidiano a dare un’interpretazione diversa – e più distorta – dell’sms di Di Maio: “M5s, le chat che smentiscono Di Maio. Scrisse a Raggi: 'Marra è uno dei miei'” è la prima pagina di ieri e “Di Maio garante di Marra la prova è nelle chat 'Lui è uno dei miei, un servitore dello Stato'” è il titolo dell’articolo a pagina 7. L’autore, Carlo Bonini, scrive: “Di Maio sollecitava Marra perché 'servitore dello Stato'. Perché 'uno dei miei'”. In realtà Di Maio nel testo non dice esplicitamente che Marra è “uno dei suoi”, ma scrive “Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese”, intendendo che il partito fa per prassi controlli anche sui collaboratori di Di Maio, quindi Marra non si deve “sentire umiliato”: “L’importante è non trovare nulla”.

 

Repubblica, anche dopo le proteste vivaci e feroci del M5s ha sempre difeso la sua ricostruzione, definendo quella del M5s “propaganda delirante e pericolosa”, “un attacco intollerabile” a un giornalista che “ha dato nei suoi articoli circostanze certe e documentate”.

 

Oggi però l’articolo di Repubblica contestato dal M5s è stato modificato nella sua versione online, ripulito da tutti i riferimenti in cui Bonini faceva dire a Di Maio che Marra è “uno dei miei”, senza che però ci sia alcuna nota o spiegazione a fondo pagina. È stato modificato il titolo: non più “'Lui è uno dei miei un servitore dello stato'” ma “La prova è nelle chat: 'È servitore dello Stato'”. Ma è stato modificato anche il testo dell’articolo. È stata cancellata la parte in cui c’era scritto "Perché 'uno dei miei'" ed è stata modificata la conclusione dell’articolo: la versione originale “'Un servitore dello Stato'. Di più: 'Uno dei miei'” è stata sostituita con “'Un servitore dello Stato', cioè uno dei miei”, togliendo il virgolettato che attribuiva la frase a Di Maio.

 

Sbaglia il Movimento 5 stelle ad accusare la stampa di killeraggio (da che pulpito, poi), ma sbaglia la stampa quando preferisce nascondere le proprie valutazioni errate. Capita a tutti di sbagliare, e ammetterlo con trasparenza non è un segnale di debolezza ma un gesto che rinforza la propria credibilità. Per contrastare i professionisti della post verità serve la verità, non altra post verità.

 

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali