Virginia Raggi (foto LaPresse)

Raggi e i suoi nemici nel M5s

Marianna Rizzini

Perché nel gioco di corte nel Movimento Lombardi e Taverna non riescono ad avvantaggiarsi dell'avviso di garanzia al sindaco

L’avviso di garanzia a Virginia Raggi è infine arrivato e produrrà i suoi effetti, ma non necessariamente quelli che ci si aspettava. Da un lato, infatti, la notizia-non-notizia dell’iscrizione di Raggi nel registro degli indagati era stata preventivamente neutralizzata dal nuovo e più elastico codice di comportamento del M5s “in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie”, fatto votare per tempo da un previdente Beppe Grillo. Raggi dunque, in attesa di essere interrogata il 30 gennaio, conserva formalmente la sua maggioranza e non si autosospende come vorrebbero i suoi critici nel M5s – palesi e sommersi – e gli ex elettori delusi in azione sui social network. E’ vero che il sindaco ha un problema: esce sconfitta dalla lotta mediatica per sviare l’attenzione dal caso Marra (e prima ancora dal caso Muraro), ché si è sgretolata la tesi di una Raggi che faceva le nomine senza che i fratelli Marra intendessero, cosa che dà corpo alle parole dei suoi nemici, moderati o in fase “Speaker’s corner” che siano (vedi la sorella di Paola Taverna, che su Facebook minacciava di “appendere pe’ le orecchie” il sindaco fino a che non fosse “rinsavita”). Raggi da questo momento non sarà più sola, bensì circondata da un invisibile stato-cuscinetto di garanti ufficiosi e dall’attesa piccola falange dei tre nuovi assessori non romani (in Campidoglio si sussurra: lombardo-veneti e liguri) che si aggiungeranno ai nove già esistenti, previo spacchettamento di alcuni assessorati (Bilancio, Urbanistica e Scuola).

Ma è pure vero che questo tentato-contenimento non premierà l’esercito dei suoi detrattori. Per eterogenesi dei fini, infatti, i nemici a cinque stelle di Raggi, e in particolare la plenipotenziaria romana e deputata Roberta Lombardi, “l’una che non vale uno” tra gli odiatori endogeni del sindaco (attivisti ed eletti del M5s che avrebbero preferito vedere Marcello De Vito sulla poltrona di primo cittadino), ora si trovano inaspettatamente in difficoltà sia sul piano locale sia su quello nazionale. Lombardi infatti non fornirà i suddetti “ufficiali di contenimento”, presi appunto da fuori. Né, vista la sua reiterata e dichiarata opposizione a Raggi, anche espressa davanti ai cronisti, può sentirsi sicura di piacere ai vertici del M5s come prima: su di lei ha ora messo gli occhi la “spectre” informale del Movimento, nel momento in cui Grillo ha deciso di mettere il silenziatore alle parole degli eletti più chiacchieroni.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.