Foto tratta dal profilo Twitter dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

La tragedia comica del Maestro cacciato per aver rivelato che Babbo Natale non esiste

Mario Leone

La questione decisiva è un'altra: perché una persona pagata per fare un qualcosa si permette di farne un’altra? Da Ughi a Pollini, la lista è lunghissima

Roma. Fine anno e nuovo anno di polemiche. Quelle che hanno accompagnato il concerto del direttore d’orchestra Giacomo Loprieno che in una Sala Santa Cecilia stracolma dirige la colonna sonora del cartone animato Frozen mentre su un megaschermo scorrono le immagini dello stesso. La fama tra i più piccoli delle sorelle Anna ed Elsa, del pupazzo di ghiaccio Olaf, è planetaria. Tutto sembra andare per il meglio quando, sugli applausi che accompagnano la fine dello spettacolo, il direttore afferra stizzito (forse per il troppo chiasso in sala) il microfono, svelando ai piccoli presenti la verità: “Babbo Natale non esiste”. Apriti cielo. Le proteste sono iniziate in sala e montate a dismisura sui social dove, per il proliferare d’insulti e proteste, la pagina ufficiale dell’evento è stata chiusa.

 

Loprieno è stato urgentemente licenziato, l’Auditorium si è prontamente scusato e l’organizzazione dell’evento ha preso le distanze dalle parole del maestro. Man mano che la notizia si diffondeva anche qualcuno ha aperto una pagina (meravigliosa) su Facebook spacciandosi per il direttore. Un troll che ha ulteriormente surriscaldato l’ambiente con frasi del tipo “facevano bene i comunisti” oppure “Non vedo l'ora che questo 2016 di merda se ne vada a fanculo, insieme a voi, Babbo Natale e tutti i bambini”. A ogni post del falso Loprieno, su Facebook centinaia di commenti di disgusto (“Lei ha bisogno di tornare a credere in qualcosa, proprio come fanno i bambini, e vedrà che starà meglio”) oppure a favore: HAI TUTTO IL MIO SOSTEGNO, con la tua piccola azione, costatati la carriera e decenni di sacrifici e impegno, hai colpito il capitalismo nel suo cuore”.  Il culmine si raggiunge però quando gli amministratori della nuova pagina dell’evento Disney Frozen Roma si dissociano dalle dichiarazioni su Facebook del Maestro (che in verità è un troll).

 

Basterebbe quanto appena raccontato per cogliere i tratti di una “tragedia comica” che trova come unica soluzione l’insensata e buonista sostituzione del Maestro. Chi se ne importa se i bambini sono rimasti delusi dalla scoperta che Babbo Natale non esiste. Le dichiarazioni del Direttore pongono in essere una questione più decisiva. Perché una persona pagata per fare un qualcosa si permette di farne un’altra. Perché un musicista pagato per dirigere parla, anche solo con una frase (se pur vera), disattendendo a quello per cui il pubblico acquista il biglietto? Succede da anni con diverse modalità.

 

Qualche giorno fa, Uto Ughi ha eseguito, al Teatro Petruzzelli di Bari, le Quattro Stagioni di Vivaldi spezzettando l’esecuzione per spiegare il suono degli uccellini e l’arrivo del temporale. Altri musicisti fanno lunghe introduzioni ai concerti parlando più che suonando, trattando così il pubblico da ignorante. Pollini, alcuni anni fa, prima di suonare Chopin, denunciava l’invasione americana del Vietnam. Altri raccontano storie sulla musica che, come direbbe Bernstein, non esistono. “La musica non parla di cose. La musica è”. Ritornando a Frozen, la sua colonna sonora e l’ingenuo direttore, sentiamo di ricordare come il palco (per gli artisti) non autorizza la condivisione collettiva delle proprie idee, per quanto queste possano essere una conclamata verità. Il pubblico, se pur maleducato e poco rispettose all’interno delle sale da concerto, paga per ascoltare la colonna sonora di Frozen. Deve ascoltare solo quello.

 

Al direttore consigliamo maggiore calma (in fondo dirigeva Frozen e non Beethoven) e l’augurio di buon anno con le stesse parole di Let it go: “Let the storm rage on! The cold never bothered me anyway”.

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