I primi cento anni di Gucci, in un "parco giochi delle emozioni"

Da Tokyo a Los Angeles, dal Northern Soul al maggio '68; ambienti, momenti storici, popolati da cavalli, ballerini, angeli e alieni

Fabiana Giacomotti

Vogliamo essere onesti più del solito: non abbiamo ancora visto di persona la mostra celebrativa per il centenario di Gucci che si apre oggi a Firenze al Gucci Garden che, in caso ancora qualcuno non lo sapesse, si trova in un edificio medievale di storia tessile-laniera sulla sinistra di Palazzo Vecchio. La visiteremo come tutti, iscrivendoci alla prima occasione di passaggio a Firenze che, a occhio e croce, sarà a luglio per Pitti Uomo oppure, e ci sembra per certi versi ancora più attraente, visitando la mostra virtuale, in special modo dal 17 maggio quando, per due settimane, sarà possibile accedere alla galleria virtuale ispirata alle campagne Gucci in mostra e, grazie alla collaborazione della maison con la piattaforma Roblox, trasformarsi in avatar, assorbendo elementi della mostra e trasformandoci (noi visitatori, si intende) in artwork digitali.

 

Salvo qualche collaborazione sul catalogo, a partire dall’immarcescibile, monumentale Achille Bonito Oliva e dal filosofo Emanuele Coccia, cura l’intera operazione Alessandro Michele, e non avrebbe potuto essere altrimenti. Un curatore esterno avrebbe avuto la tentazione, se non l’obbligo, di razionalizzare, di dare un proprio ordine alle cose, stravolgendone il pensiero che è invece un altro e che si può sintetizzare nel celebre detto “perché escludere quando si può aggiungere”. Una filosofia che Michele, notoriamente, persegue anche nella vita. Quindi c’è tutto – campagne e allestimenti i più diversi e scelti in nome dell’inclusività più rigorosa, calibrata, studiata (passerà anche questo momento, sperabilmente diventeremo inclusivi davvero e non ci accorgeremo più di questi bilanciamenti al millimetro: ci vorrà una generazione, minimo).

 

Grazie a un miracoloso allestimento disegnato da Archivio Personale, tutto tiene. L’esposizione si intitola “Gucci Garden Archetypes” e, citiamo dalla nota che abbiamo ricevuto “ogni campagna di Gucci parla di un momento unico e irripetibile, che esprime lo spirito della collezione, e al contempo riflette la filosofia inclusiva, libera e audace del suo direttore creativo”.

 

In queste forme, in questi “primi esemplari” da cui derivano le copie più o meno conformi in cui si esprime tanto la vita quanto la società del consumo, ci sono tutti i primi sei anni di Michele alla guida di Gucci. Sei anni che i critici cinematografici definirebbero “intensi”, e che hanno in effetti cambiato non solo la percezione della moda, ma dello stesso rapporto fra il corpo e l’identità suggerita dagli indumenti che lo rivestono. Da Tokyo a Los Angeles, dal Northern Soul al maggio ’68; ambienti, momenti storici, popolati da cavalli, ballerini, angeli e alieni. “Ho pensato che fosse interessante accompagnare le persone in questi primi sei anni di viaggio, invitandole a percorrere un attraversamento nell’immaginario, nella narrativa, nell’inaspettato, nel colpo di scena, nel luccichio. Ho creato un parco giochi delle emozioni che sono le stesse delle campagne pubblicitarie, perché proprio queste sono il racconto più esplicito della mia visione” racconta Alessandro Michele.

 

Si accede alla mostra attraverso quello che sembra un centro operativo dietro le quinte; i visitatori si trovano davanti a uno split-screen che manda immagini in tempo reale della mostra che stanno per vedere. All’interno, un susseguirsi di spazi tematici e corridoi danno vita all’intricata costruzione di mondi di quindici campagne di Gucci. La campagna per gli "audaci, i brillanti e i belli" dei rossetti di Gucci Beauty viene trasformata in una extravaganza multi-screen in cui si viene abbagliati da ogni parte dal sorriso imperfetto della cantante punk Dani Miller, che ha completamente stravolto le convenzioni del mondo della bellezza.

 

Per Gucci Bloom, il profumo orchestrato da anni su motivi di delicati fiori monocromatici, riecco le tre star della campagna, l’attrice Dakota Johnson, l’artista e fotografa femminista Petra Collins e l’attrice, modella e donna trans Hari Nef. In una stanza, una proiezione circolare crea la sensazione immersiva di essere “in pista” con i ballerini di Northern Soul che hanno preso parte alla campagna Pre-Fall 2017 “in omaggio all’eleganza e alla creatività della Black culture”.

 

L’omaggio della campagna Pre-Fall 2018 alla gioventù parigina del ‘maggio ’68’, viene evocata da una scalinata ricoperta di graffiti, che collega i due piani degli spazi. Altrove, 150mila lustrini ricoprono le pareti in un’accecante reinterpretazione del viaggio a Tokyo della campagna Autunno-Inverno 2016, mentre un diorama sullo stile di quelli museali fa da guida alle creature, agli alieni e agli esploratori del viaggio nello spazio della campagna Autunno-Inverno 2017.

 

Si può anche sfidare un labirinto di specchi (il riferimento è alla campagna Cruise 2016) o fare un giro sulla metro di Los Angeles in una carrozza uguale a quella che è apparsa nella campagna Autunno-Inverno 2015, la prima di Alessandro Michele. Ricordiamo il momento in cui – Gucci sfilava ancora a Porta Venezia – apparvero quei suoi primi viaggiatori del tempo e della cultura. Eravamo appollaiate sulla pedana. Ci venne in mente una sola cosa: qui dentro, ma anche altrove, niente sarà più come prima.

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