(foto LaPresse)

Sì alla vita

Umberto Silva

Il nichilismo alla ribalta di chi, soprattutto tra i giovani, ha votato No per odio a Renzi

Sebbene si faccia a gara per enumerare tutti i motivi della sconfitta di Renzi, occorre dire che Matteo ha vinto, o quasi. Il 40 per cento d’italiani che l’ha votato, pronto a correre una bella avventura pur sapendo che è solo il primo passo verso una vittoria futura, sono tantissimi e prima o poi prenderanno le redini del gioco. In fondo l’Italia è stata conquistata e unificata da poche migliaia di camicie rosse e qui ce n’è ben di più. Detto questo diciamo il resto: che gli italiani siano legati alla disavventura, alla rassegnazione e al tiriamo a campare, è cosa nota. I tanti giovani che hanno votato No appellandosi al patriottismo, all’onore partigiano, alla difesa della Costituzione, penso che abbiano avuto un’altra motivazione ben più forte: l’odio. L’odio per Renzi, colui che osa spingerli in un’avventura. Precisiamo: l’odio per lui è anche l’odio per se stessi, il giovane italiano vota No, preferisce castrarsi piuttosto che rischiare quel fallimento che è pur sempre una promessa di riuscita. Renzi comunque non si sottrasse all’odio che annusava da ogni parte, deve essersi sentito contento d’essere tanto odiato, i narcisi godono di questo piacere, e lui narciso lo è.

E così il No ha vinto – sempre che castrarsi possa voler dire vincere – grazie all’odio che scaturisce dalla paura e dalla pigrizia? Sì ma non solo, gran parte dei No proviene da un sentimento ancor più rapace dell’odio e assai meno dichiarato, l’invidia, vale a dire il passare il tempo a denigrare l’altro e a masticarlo piuttosto che inventare e darsi da fare. Nessuno ammette d’invidiare, ci si vergogna di quel miserabile peccato capitale, si preferisce dire “ti odio”, suona assai più nobile. Ma è un falso, in realtà s’invidia. Cosa? Per La Rochefoucauld ad accendere l’invidia non è l’altrui donna o ricchezza, ma il fatto che l’altro si mostri alquanto soddisfatto. Intollerabile! E Matteo Renzi è apparso più che soddisfatto delle proprie imprese. Col solo pavoneggiarsi ha fatto uscire di testa il 60 per cento degli italiani, chapeau! Ma c’è dell’altro ancora a trattenere tanti giovani e meno giovani nel No: il razzismo. Una scenetta che la dice lunga: la giornalista chiede a un gruppo di signore di dire cosa hanno votato, e quelle serissime rispondono No, e argomentano. La giornalista chiede loro se sono di sinistra e quelle protestano, “siamo tutte di destra”. “E cosa vi ha indotto a votare no?”. Risposta immediata, lamentosa e furente: “I migranti. Sono un pericolo, via, via. No a quella gentaglia!”. Un No razzista. A tanti italiani non frega niente della riforma che manco sanno cos’è, quel che a Renzi non perdonano è molto di più, la sua generosità, la sua accoglienza di bambini e genitori in fuga.

Ecco, queste sono le bassezze che mi spronano a far qualcosa di decente. Che Renzi avrebbe numericamente perso la battaglia lo davo per scontato e quindi, stimolato da camicie rosse di rango, da Ferrara a Napolitano a Scalfari a Recalcati a Prodi, mi sono tuffato e l’ho votato, pronto a spartire quello Stige in cui il nostro eroe si è gettato. Un beau geste assai simpatico, Renzi ci ha proposto un interessante ignoto e noi l’abbiamo seguito, certi di finire… male? Benissimo, ora nuotiamo, vediamo chi altro si tuffa. La noia peraltro sta in agguato. No, no Tav, no Nuvola, no vita… il nichilismo alla ribalta, che bene noi italiani conosciamo, sempre pronti a fare la parte dei funebri cretini. Ghignano i rottamati insieme al popolo dei No, brindano alla sconfitta del proprio partito. Guai tendere loro la mano, è sempre armata, sempre pronta a ostacolare le migliori buone intenzioni . Ricordiamoci sempre: il No è la morte, il Sì la vita, il Sì alla vita. Si possono tirare in ballo tutte le “belle ciao” che si vogliono, ma state ben sicuri che i ragazzi e le ragazze di quel tempo drammatico e glorioso, si gettavano nell’ignoto, rischiavano e morivano, solo perché volevano vivere, eccome. 

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