Mariano Rajoy durante la conferenza stampa dopo la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri

L'ultimatum di Rajoy a Puigdemont: “Confermi se ha dichiarato l'indipendenza”

Redazione

Il premier spagnolo vuole chiarezza da Barcellona. È il primo passo previsto dall'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione, a seconda della risposta potrebbero arrivare le misure coercitive 

[Articolo aggiornato alle 16:45] Il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, ha messo in moto il meccanismo di attivazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola per rispondere alla sfida dell’indipendentismo catalano. Parlando dalla Moncloa davanti ai giornalisti, Rajoy ha chiesto al presidente della Generalitat Carles Puidgemont di “chiarire se ha dichiarato o meno l’indipendenza”. La richiesta ufficiale è a tutti gli effetti il primo passo del meccanismo costituzionale che porta all’applicazione del 155, secondo il quale il governo deve inviare un “requerimiento” al presidente della Comunità autonoma prima di procedere ad attivare “tutte le misure necessarie” per ristabilire l’ordine costituzionale. 

 

  

Secondo fonti del giornale Abc, il governo considera che un “tempo sensato” per attendere una risposta di Puigdemont sia “al massimo 48 ore”. Se confermato, questo significa che la Generalitat ha tre giorni per evitare la sospensione dell’autonomia regionale della Catalogna. 

 

 

Con l’annuncio di oggi, Rajoy fa un passo importante verso l’applicazione della linea dura, ma al tempo stesso rilancia la palla in campo catalano. Il leader indipendentista catalano ha lanciato un nuovo invito al dialogo al governo di Madrid. In un''intervista alla Cnn, Puigdemont ha insistito sul fatto che i due esecutivi debbano "sedersi e parlare veramente". Serve, ha aggiunto, "un dialogo senza condizioni". Ieri, prima dichiarando e poi sospendendo l’indipendenza, pur ribadendo l'intenzione di procedere sulla via della secessione Puigdemont aveva congelato il processo in attesa di avviare un dialogo con Madrid che possa portare a un accordo condiviso.

 

La proposta catalana di cercare dialogo e mediazione è evidentemente un tentativo di prendere tempo magari sperando che il governo spagnolo faccia un passo falso e aiuti Barcellona ad uscire dal vicolo cieco in cui sembra essersi infilata. Ma Rajoy, almeno per ora, ha deciso di non cadere nella trappola. E’ compito di Puigdemont, ha detto il premier, “porre fine allo stato di incertezza” e “rientrare nell’ambito democratico e costituzionale”, come a dire: a te la mossa. "Non c'è mediazione possibile fra un governo democratico e l'illegalità", ha risposto il primo ministro spagnolo in Parlamento. "Non si può negoziare sulla sovranità dell'insieme della Spagna e l'indivisibilità della Spagna". Anche i socialisti spagnoli hanno concordato con Rajoy di avviare una riforma della Costituzione, ha annunciato il leader del Psoe, Pedro Sanchez. Il patto raggiunto fra il Psoe e l''esecutivo, ha spiegato Sanchez, prevede l'attivazione immediata della commissione per la valutazione del modello autonomo spagnolo, che durerà per sei mesi. Al termine di questi lavori "si aprirà il dibattito in parlamento sulla riforma della Costituzione" come modo per affrontare la questione catalana, che era da tempo un cavallo di
battaglia dei socialisti. 

   

Il tribunale spagnolo dell'Audiencia nacional ha convocato nuovamente il capo della polizia regionale catalana, Josep Lluis Trapero, nell'ambito delle indagini a suo carico per il reato di sedizione. La citazione a comparire, fissata per lunedì prossimo, riguarda anche la vice di Trapero, Teresa Laplana, e i leader dei gruppi secessionisti della società civile, Anc e Omnium  Cultural, rispettivamente Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Le indagini partono dagli incidenti del 20 e 21 settembre, quando diversi agenti della Guardia Civil, impegnati a sequestrare materiale elettorale per il referendum del 1 ottobre all'interno di edifici governativi, furono assediati da manifestazioni indipendentiste. Trapero è accusato di essere intervenuto in ritardo con i suoi Mossos d'esquadra, come parte di una strategia precisa, alla quale hanno partecipato anche i dirigenti dell'Anc e Omnia cultural, per portare avanti la "road map" per l''indipendenza della Catalogna.