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Il "giorno della rabbia" a Gerusalemme diventa in un attimo protesta globale

Redazione

Tre palestinesi uccisi, più di 200 feriti. In tutto il mondo manifestazioni contro i metal detector israeliani al Monte del Tempio. Quell’aria da intifada

Roma. Tre palestinesi uccisi, almeno duecento feriti, migliaia di manifestanti a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. La “giornata della rabbia” indetta dai palestinesi – ci sono state proteste in altre città, dalla Turchia alla Malesia – si è trasformata in uno scontro violento. La manifestazione è stata organizzata in risposta alla decisione del governo di Israele di mettere i metal detector all’ingresso dei luoghi santi, dopo che la settimana scorsa erano stati uccisi due poliziotti israeliani.

In mattinata le forze di polizia schierate erano tantissime, “virtualmente senza precedenti”, scrive Haaretz: il governo era stato allertato sulla possibilità di “un’esplosione” di rabbia, e anche per questo oltre alla conferma dei metal detector aveva deciso di impedire l’ingresso al Monte del Tempio a tutti i palestinesi più giovani di 50 anni. Ma quando è cominciato il flusso di persone per la preghiera al Monte del Tempio, molti palestinesi si sono rifiutati di passare il controllo dei metal detector – il muftì di Gerusalemme, Mohammed Hussein, aveva detto ai musulmani di non entrare fino a quando lo stato ebraico non avesse tolto i controlli – sono iniziati gli scontri, i palestinesi hanno lanciato molotov e sassi contro le forze di sicurezza, che hanno risposto con proiettili di gomma e non, lacrimogeni e manganellate. La polizia ha arrestato almeno 30 palestinesi, sono iniziate le indagini sui morti e la parola intifada è di nuovo corsa rapida sulla bocca di molti.

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