Il personaggio di Justin Trudeau nel fumetto della Marvel (foto Twitter)

Quello che l'Economist non racconta di Justin Trudeau, nuovo fumetto liberal

Giulio Meotti
In questo anno, il primo ministro canadese si è candidato a essere “l’anti Trump”, la novità bianca ma ultra progressista. Ma cosa ha fatto concretamente? In dodici ha approvato dieci leggi in Parlamento, il numero più basso degli ultimi decenni.

Roma. Il settimanale inglese Economist lo ha messo in copertina, indicandolo come “un esempio per il mondo”. La libertà che si sposta a nord, nelle fredde province canadesi, riscaldate dallo charme del “premier più sexy e glamour al mondo”, Justin Trudeau. Il primo ministro canadese ha appena ricevuto il plauso delle Nazioni Unite. Il presidente bulgaro, Rosen Plevneliev, ha detto di “amare” Trudeau. E’ passato un anno da quando i liberal hanno vinto 184 dei 338 seggi al Parlamento canadese, ponendo fine al decennio conservatore di Stephen Harper. Una vittoria a valanga che ha spinto Trudeau a parlare di un “vero cambiamento”. Ma un anno dopo, Trudeau cosa ha fatto? Ha nominato un governo “gender balanced”, ovvero in cui le donne per coazione ottengono metà delle poltrone: quindici ministri uomini e quindici donne. Una festa ministeriale multiculti: ex rifugiati, immigrati, sikh, musulmani, disabili e membri della comunità aborigena. Trudeau ha portato avanti il progetto di legalizzazione della marijuana ricreativa, dopo quello dell’eutanasia. Il premier, che ha ammesso di aver fumato erba, introdurrà questa mini rivoluzione nella primavera del 2017. I liberal canadesi hanno poi fatto entrare 25 mila rifugiati siriani (i conservatori non erano disposti ad andare oltre i 10 mila).

 

Trudeau ha posto fine alla campagna militare contro lo Stato islamico, ritirando i caccia e dirottando i fondi all’addestramento delle truppe irachene. Dopo aver abbracciato le politiche ecologiste varate al summit di Parigi, Trudeau ha messo gli occhi sul “Patriot act canadese”, la legge C-51 che consentiva la vigilanza del governo sulla popolazione in caso di minacce alla sicurezza nazionale. Trudeau ha introdotto l’identità di genere durante la Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, inserendo il gender nella legge contro la discriminazione nota come Canadian Human Rights Act. Trudeau ha introdotto anche le carte identità “neutre”, per il terzo gender, né maschio né femmina. In un’altra copertina, quella del Catholic Herald, Justin Trudeau è indicato come una minaccia secolarista. Trudeau è anche entrato nella storia come il primo premier canadese a marciare al Gay Pride. Trudeau aveva iniziato la campagna elettorale nel 2015 con la sfilata all’orgoglio arcobaleno a Vancouver. Il primo ministro ha poi lanciato un programma per ristabilire buoni rapporti con la comunità aborigena, piagata in passato dalla violenza sulle donne e da programmi forzati di assimilazione nelle scuole. Il primo ministro ha anche chiesto le scuse di Papa Francesco “per il ruolo che la chiesa cattolica ha giocato negli abusi fisici e sessuali sui bambini che hanno frequentato una delle scuole native gestite dalla chiesa”.

 

In questo anno, Trudeau si è candidato a essere “l’anti Trump”, la novità bianca ma ultra progressista. Si è fatto fotografare con una maglietta rosa contro il bullismo a scuola. E per sembrare ancora più inclusivo, Trudeau ha abbandonato il progetto del predecessore di vietare il niqab alle cerimonie di giuramento per la cittadinanza. “Il Canada è tornato”, ha detto Trudeau un anno fa, dopo gli anni bui di Harper. Il primo anno della sua premiership ha visto dieci leggi approvate in Parlamento, il numero più basso degli ultimi decenni. Trudeau in questo anno è stato impegnato soprattutto nelle photo opportunities in giro per il mondo: al vertice del G20 e del Commonwealth, al vertice sul clima di Parigi, alla Casa Bianca con Barack Obama, al “summit dei Tre Amigos” con Obama e il presidente messicano Enrique Pena Nieto. In una mossa ben accolta nei circoli diplomatici, Trudeau ha allentato i precedenti controlli del governo Harper su ambasciatori e commissari, segnalando una “nuova èra” dell’impegno internazionale canadese.

 

Ha fatto arricciare il naso dei suoi supporter mantenendo l’impegno sull’accordo di libero scambio con l’Europa, ma poi li ha placati impegnando 2,65 miliardi di dollari per aiutare i paesi in via di sviluppo “ad affrontare i cambiamenti climatici” e 450 milioni e fino a seicento truppe in non ancora specificate missioni di pace delle Nazioni Unite. Pochi giorni fa, Trudeau ha anche debuttato come supereroe sulla copertina della rivista di fumetti della Marvel, dove il premier canadese compare in tenuta da boxeur con una maglietta raffigurante la foglia d’acero. Il premier, lusingato, “non si è opposto alla pubblicazione”. Trudeau in precedenza è apparso su un’altra copertina, di solito riservata a modelle e star dello spettacolo: la patinata Vogue. Dopo quello con i cuccioli panda, a Trudeau manca soltanto un selfie, quello con Abu Bakr al Baghdadi. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.