USA, proteste contro vittoria elettorale di Donald Trump alla University of Washington (foto laPresse)

Campus sotto shock per la vittoria di Trump

Marco Valerio Lo Prete
Vince The Donald? A Yale via gli esami per calmare gli allievi. A Chicago, psicologi extra. A Penn, voti in più. L’establishment è scosso, ammette il Nyt. Rod Dreher della rivista American Conservative: “Non hanno capito che il risultato elettorale è anche una reazione all'egemonia dei liberal sui campus”.

Roma. “Establishment is shaken after Trump victory”, “L’establishment è scosso dopo la vittoria di Trump”. Ieri pomeriggio era questo il titolo che campeggiava a caratteri cubitali sul sito web del New York Times. Quella del quotidiano liberal suona come una sorta di ammissione – all’indomani delle elezioni che martedì notte hanno consegnato la Casa Bianca al candidato repubblicano Donald Trump – sotto la quale racchiudere storie diverse ma unite da un senso di smarrimento che spesso sta sfociando in atteggiamenti surreali. Ci sono le parole della candidata Hillary Clinton che, trattenendo le lacrime, due giorni fa ammetteva: “Tutto questo è doloroso, e lo rimarrà per molto tempo”. A leggere gli insider di Politico, lo shock dev’essere contagioso: “La West Wing della Casa Bianca di Obama pensa a un’Apocalisse”, dicono i giornalisti della testata descrivendo il senso di “vero e proprio panico” tra i consiglieri del presidente uscente. Poi ancora: le piazze delle grandi metropoli, come New York City, Boston e Chicago, dove democraticissimi manifestanti rigettano il risultato delle urne e gridano “Not my president!” durante alcuni cortei improvvisati.

 

Ma è soprattutto nella culla dell’educazione e della ricerca statunitensi che sta andando in scena lo spettacolo più impressionante. Mercoledì un professore del prestigioso ateneo di Yale ha inviato queta email ai suoi allievi: “Sto ricevendo molti sentiti messaggi da studenti che sono sotto shock per i risultati delle elezioni. Quelli che trovo più gravi sono di coloro che, giustamente o no, temono per le proprie famiglie. Questi studenti mi stanno chiedendo di rimandare un esame che avevo previsto per oggi, nonostante sia sicuro che molti di loro si fossero preparati a dovere per il test. Di conseguenza ho deciso che questo esame di oggi sarà facoltativo”. E’ stato l’inizio di una valanga.   

 

L’ateneo californiano di Ucla ha deciso di ospitare nella giornata di ieri un evento intitolato “Processo alle elezioni”, aperto a tutta la comunità accademica, studenti inclusi. Ecco l’obiettivo dichiarato con toni solenni: “Questo evento ci offrirà, come comunità, una chance per riunirci, discutere e digerire le elezioni di ieri. Molti di noi sono stati scioccati dai risultati. Per alcuni, questo shock è stato accompagnato da una sincera eccitazione per il nostro nuovo presidente. Per altri, i risultati hanno causato invece profonda ansia e forte stress, una reazione comprensibile alla luce della retorica che nel corso della campagna elettorale ha preso di mira specifiche comunità”. Con una tale presentazione del “processo”, non stupisce che Stephen Bainbridge, giurista di Ucla, abbia commentato così sul suo blog: “Conosco tre degli oratori e il moderatore dell’evento. Sono tutte persone di buona volontà e che rispetto. Ma sono anche tutte persone piuttosto di sinistra. Più precisamente, sarebbe corretto dire che sono molto di sinistra”. Insomma, nel campus californiano con ogni probabilità non ci sarà stato nessuno disposto a confrontarsi con “l’eccitazione” degli sparuti trumpiani. Al punto che Rod Dreher, intellettuale della rivista American Conservative (intervistato oggi su queste stesse colonne), ha commentato così l’evento: “Questi docenti di Ucla non sembrano aver capito che il risultato elettorale è, in non piccola parte, una reazione alla pervasiva egemonia della sinistra liberal sui campus universitari”.

 

Alla Northwestern University di Chicago si è optato per le consulenze psicologiche gratuite per i giovani. Per la vice presidente dell’ateneo, Patricia Telles-Irvin, queste elezioni hanno fatto sentire “marginalizzate e in pericolo” molte persone, a causa di un eccesso di “partigianeria” e “dichiarazioni incendiarie”. Da qui è nata l’idea di “curare le ferite” sospendendo invece altre attività meramente ricreative. L’Università del Kansas ha ricordato con una email ad hoc che la pet therapy con cuccioli di cane è aperta a tutti in queste ore. In uno dei dormitori dell’Università della Pennsylvania, gli studenti hanno creato “uno spazio per respirare”, dove ai più sconvolti è stata offerta la possibilità di interagire con un gattino e di colorare delle pagine per “allentare la pressione in uno spazio sicuro e privo di stress”. Mentre nelle aule i professori dell’ateneo annunciavano esami rimandati e voti ritoccati all’insù dopo il martedì elettorale. Il pensiero critico, in certi atenei americani, non sembra più così allenato.