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Un'autobomba esplode a Diyarbakir in Turchia dopo gli arresti di 11 parlamentari dell'opposizione

Redazione
Mogherini ha riferito che "l'Unione europea è estremamente preoccupata per gli arresti dei deputati" e ha reso noto di avere convocato una riunione degli ambasciatori comunitari con sede ad Ankara.

Un'autobomba è esplosa venerdì mattina a Diyarbakir, città a maggioranza curda del sud-est della Turchia, nei pressi della stazione di polizia nel quartiere di Bag. Secondo fonti riportate dall'agenzia Reuters, l'esplosione avrebbe causato la morte di almeno una persona, provocando il ferimento di almeno altre 40, alcune in condizioni gravi. Nell'edificio colpito erano detenuti alcuni dei leader del Hdp – Partito democratico dei popoli, il secondo più importante partito d'opposizione filo-curdo.

 

 

Le forze dell'ordine in mattinata avevano tratto in arresto 11 parlamentari tra i quali i due leader, Figen Yuksekdag e Selahattin Demirtas, come riferito dal ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag. Secondo quanto riportato da Ap, per molte ore nel paese i social network sono stati bloccati e Facebook e Twitter hanno ripreso a funzionare solo dopo le 10.30. Whatsapp risulta ancora inutilizzabile.

 

L'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, ha riferito che "l'Unione europea è estremamente preoccupata per gli arresti dei deputati" e ha reso noto di avere convocato una riunione degli ambasciatori comunitari con sede ad Ankara.

 

In una conferenza, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha risposto alle critiche da parte dei leader europei in merito al fermo dei dodici deputati del Partito democratico dei popoli (Hdp). Secondo quanto riferisce l'emittente televisiva “Haberturk”, il ministro ha sottolineato che nel paese tutti sono tenuti a rispettare la legge: “L'Ue sta cercando di darci una lezione di democrazia. Non ho invece mai sentito, sino ad oggi, una spiegazione per le forniture di armi al Pkk”.

 

Germania e Danimarca, insieme al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, avevano infatti condannato l’operato di Ankara: “Le autorità turche non stanno soltanto spingendo la Turchia lontano dalla democrazia, ma anche lontano dai valori, dalle regole e dai principi alla base delle relazioni con l'Ue", ha dichiarato Schulz. "Gli arresti di oggi sono un segnale agghiacciante circa lo stato del pluralismo in Turchia".

 

Per decisione di una corte locale, sei dei dodici deputati dell' Hdp sono stati rimessi in libertà, mentre gli altri rimangono sotto custodia cautelare. Tra loro c’è anche un importante dirigente del gruppo parlamentare, Idris Baluken. Come ha sottolineato la presidenza turca in un comunicato, i fermi dei dodici deputati sono stati motivati dall’entrata in vigore di un emendamento costituzionale che rimuove l’immunità giudiziaria per tutti i deputati. I parlamentari sono accusati di non aver risposto ad un ordine di comparizione della procura che chiedeva una loro testimonianza in un processo antiterrorismo.

 

"Ci stiamo confrontando con una fase diversa del golpe civile guidato dal governo e dal palazzo", ha fatto sapere uno dei leader di Hdp, Selahattin Demirtas, con un messaggio affidato al suo avvocato. “Non importa quali siano le  circostanze, continueremo la nostra battaglia democratica e politica”.

 


 

 

 

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