La Uss Fitzgerald

Tutt'altro che Pacifico

Redazione

La collisione tra la Fitzgerald e la nave cargo è il simbolo della militarizzazione

L’incidente avvenuto venerdì notte al largo della penisola giapponese di Izu è pressoché incomprensibile. Nessuno riesce a spiegarselo, perché la notte era limpida, e perché la Uss Fitzgerald, cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke, è dotato di radar da combattimento, non è proprio una carretta del mare. Quel che si sa per certo è che sette marinai americani sono morti (erano le due e mezza di notte, e quindi quasi tutti erano sotto coperta a dormire) e altri tre sono rimasti feriti, compreso il capitano della nave, il comandante Bryce Benson.

 

La nave con cui c’è stata la collisione, la ACX Crystal, un cargo battente bandiera filippina ma che operava per la compagnia giapponese NYK, ha invece subìto pochissimi danni. Come due navi di quella stazza si siano potute incrociare nell’Oceano pacifico, a una ventina di chilometri dalla costa, è un mistero che forse chiarirà soltanto l’indagine congiunta di Washington e Tokyo. Per ora la celebrazione è soprattutto dedicata ai circa trecento marinai americani che sono riusciti a non far affondare la nave, limitando i danni. Sabato mattina il presidente Donald Trump ha twittato la sua solidarietà e ha ringraziato il Giappone per il supporto logistico, ma oltre alle considerazioni tecniche, l’incidente di venerdì ci dice qualcosa su quel che sta diventando il Pacifico. Quell’area, davanti alla costa est del Giappone, è spesso luogo di incidenti navali. Dall’altra parte, il Giappone subisce la minaccia dei test missilistici nordcoreani. Più a sud, nel mar delle Filippine, i terroristi locali sono più pericolosi delle tempeste. Ma senza dubbio, questo incidente riaprirà, sia in America sia in Giappone, la discussione sulla militarizzazione delle acque del Pacifico.

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