Bruno Le Maire e Pier Carlo Padoan

Le Maire parla con il Foglio e lancia Padoan all'Eurogruppo

Claudio Cerasa

Il ministro dell’Economia francese parla di Francia e Italia, Europa ed economia, Google e Trump: “I populismi si battono con l’armonia fiscale”

Parigi. “Il suo nome è quello giusto”. La Francia e l’Italia. L’Europa e l’economia. Google e Trump. E poi un nome chiave: Pier Carlo Padoan. Sono le diciotto e venti minuti quando al sesto piano di Rue de Bercy numero 139, sede del ministro dell’Economia a Parigi, di fronte a un piccolo gruppo di giornalisti italiani, convocato per chiacchierare con il direttore del gabinetto del ministro, arriva a sorpresa il ministro dell’Economia Bruno Le Maire. Il ministro ha pochi minuti a disposizione e accetta di rispondere ad alcune domande per provare a spiegare cosa vuol dire, in piena Macronlandia, avere un’agenda fatta per condizionare l’Europa. Primo punto: l’Unione bancaria.

 

Il ministro dice che l’Unione bancaria è fondamentale sia per migliorare la nostra economia sia per affrontare un tema cruciale che riguarda i livelli di capitalizzazione molto bassi di alcune grandi banche europee ma riconosce che il problema da superare su questo terreno è semplice e drammatico: ogni paese dell’Eurozona deve capire che la sfida dei singoli stati non deve essere più quella di proteggere le proprie banche ma di renderle competitive con il resto del mondo: “Per la Francia – dice Le Maire – il successo dell’Unione bancaria è un orizzonte cruciale perché coincide con il successo dell’Europa e con il successo delle sue imprese”. Sollecitato su questo punto dal Foglio, il ministro dell’Economia fa un passo in avanti e spiega che nell’agenda della Francia il tema cruciale da affrontare per dettare un’agenda in Europa riguarda anche un altro terreno: l’armonizzazione fiscale. Senza armonizzazione fiscale, senza omogeneizzare i diversi livelli di tassazione che esistono nell’Eurozona, l’Europa, dice Le Maire, rischia di non esserci più: “Il tema dell’armonizzazione fiscale è al centro dell’agenda della Francia e dell’Europa. Il dumping fiscale non può essere il nostro orizzonte. Germania, Spagna, Italia, Francia nei prossimi anni si muoveranno compatte per affrontare questa sfida storica. O andiamo avanti noi o vanno avanti i populisti”.

 

Sul fronte economico Le Maire considera l’integrazione europea importante non solo a livello economico ma anche a livello istituzionale. E per spiegare cosa intende il presidente Macron quando parla di liberismo pragmatico il ministro ricorda con orgoglio il giorno della multa inferta a Google da parte dell’Unione europea: 2,4 miliardi di euro per violazione delle regole sulla concorrenza. “Quando si pongono sanzioni a Google, l’Europa si mette in una posizione di potenza. Per noi rispettare la concorrenza significa questo. Per qualcun altro, come Trump, significa imporre dazi”. Nel corso del pomeriggio passato al ministero dell’Economia, ogni funzionario, ogni consigliere e ogni uomo e ogni donna incontrati dai giornalisti hanno provato a ricomporre il mosaico dei rapporti tra Francia e Italia (“La relazione con voi è speciale, davvero”) che come molti ricorderanno nel corso dell’estate è stato gravemente danneggiato in seguito alla scelta fatta dal presidente Emmanuel Macron di negare all’Italia (e a Fincantieri) la quota di maggioranza dei cantieri di Saint-Nazaire. E su questo punto torna Le Maire: “Mi sono battuto perché la trattativa avesse successo. Era partita male ma grazie alla solidità della relazione franco-italiana ce l’abbiamo fatta. Per noi, il rapporto con l’Italia è cruciale: abbiamo la stessa visione della zona euro e la stessa visione dell’Europa”.

 

Ai tempi della rottura Le Maire si ritrovò a battagliare con il suo omologo Pier Carlo Padoan. Oggi Le Maire candida Padoan alla guida dell’Eurogruppo. Le liste saranno presentate il 30 novembre: “Alla guida dell’Eurogruppo serve un uomo che scommetta sull’Europa, che creda nell’integrazione dell’Eurozona, che conosca i meccanismi di stabilità e la politica monetaria. Serve qualcuno che sappia trascinare il gruppo. Bisogna tenere conto degli equilibri e dei posti già occupati nelle caselle importanti ma è evidente che il ministro Padoan è un candidato serio”. La ricomposizione del mosaico potrebbe partire da qui.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.