La febbre immobiliare del Dragone in Italia

Onelia Onorati

Dove, come e perché i cinesi comprano casa qui tra aste, contanti e feng shui 

Roma. Moda, status symbol o vero affare: continua l’innamoramento dei cinesi per il mercato immobiliare delle città italiane, con acquisti in massa, anche in sede di asta giudiziaria. La passione per l’attico con vista sulla madonnina del Duomo di Milano potrebbe anche estendersi alla finanza cosiddetta evoluta, in particolare agli immobili gravati da debiti in sofferenza.

 

Partiamo dall’investimento classico, quello degli appartamenti. Milano è la città iconica, con la preferenza accordata a bilocali (per investimento) e a trilocali (per viverci). Al secondo posto dell’acquisto classico figura la casa sui laghi, e più a est l’Emilia Romagna. Per i più danarosi preferenza accordata alle Cinque Terre, alla costiera amalfitana e alle mega ville in Sardegna. Scopo di chi sceglie l’acquisto classico nelle città è guadagnarsi una vita all’italiana, garantire ai propri figli un’istruzione e un futuro da europei. Il tutto reso molto facile dai permessi di residenza rilasciati dall’ambasciata italiana in Cina, appositamente pensati per incentivare l’investimento in immobili (l'Ambasciata italiana, infatti, già dal dicembre 2011 ha avviato la prassi dei visti per "residenza elettiva" per attrarre investimenti di cinesi privati, come scrive il Sole 24 Ore).

 

Gli italiani lo sanno e si sono attrezzati: per chi vende singoli appartamenti fioriscono siti di annunci specializzati come vendereaicinesi.it (gruppo Class, accompagna i venditori italiani ad entrare nel mercato con soli 45 euro), cinesichecomprano.com e il competitor straniero juwai.com (piattaforma di 1,5 milioni di utenti cinesi affluenti). L’ondata più forte di compratori è arrivata a fine 2015, con i prezzi ai minimi storici, quando aggiudicarsi una casa, villa o appartamento in Italia era una tendenza come la casa a Cortina per i romani negli anni Ottanta. Secondo Bank of China, la tentazione coglie ben il 60 per cento dei connazionali. Basta poco, però, per disamorarsi/innamorarsi dell’immobile. Non dipende solo dall'ubicazione ma anche dalla numerologia o dalla geomantica: comprare al civico 4 (associato alla morte) piuttosto che un palazzo di piani 8 (successo economico), o gli appartamenti che sono ai piani alti e hanno colori caldi, oppure se sono orientati al sud, come detta il feng shui, oppure tutti al nord.

 

Tutte caratteristiche che, nelle aste, non si possono scegliere, a favore però di un prezzo più che vantaggioso per un mercato in piena ascesa. Secondo il report di giugno del comitato scientifico di Astasy- Auction System-Italia, da inizio anno gli immobili in asta sono aumentati del 16 per cento e nel corso dell’anno cresceranno da 155.823 a 295 mila circa (quasi il doppio). Del resto l’asta è il luogo ideale per un acquisto “blitz”: una volta lanciata, si può vincere a suon di rilanci e il pagamento in contanti è naturalmente un must. 

 

Certo, per le case in asta si può ottenere anche un mutuo ad hoc, ma l’acquirente cinese non ne ha certo bisogno: agli ultimi posti delle classifiche per gli stranieri che richiedono un finanziamento per la casa compaiono proprio i connazionali del Dragone. Il dato è indicativo considerando che il 6 per cento dei mutui erogati in Italia è destinato a stranieri, ma comprensibile se si considera che il valore medio è di 100 mila euro, evidentemente più congruo per un acquisto di prima casa che non per un investimento a sei zeri. 

 

Secondo Mirko Frigerio di Astasy, le aste in quota Cina riguardano Milano, Roma e in piccola parte Torino. A Milano interessa soprattutto l’hinterland (il peculiare quartiere Maggiolina, vicino a Viale Zara, o il borghetto di Affori), a Roma le zone fuori dal Grande raccordo anulare, che sono anche quelle più interessate dalle aste. Comunque, in tutti e quindici i capoluoghi italiani interessati dalle procedure di asta, la presenza cinese non manca.

 

Dall’asta fallimentare il pensiero va al mercato dei crediti inesigibili: quelli che i debitori non riescono più a ripagare e che rappresentano un mercato oggi molto appetibile, del valore stimato di circa 88 miliardi di euro solo per l’Italia. La sensazione è di una sensibilità crescente anche da parte degli investitori orientali, che se ancora non si sono aggiudicati grossi acquisti (a differenza di americani e inglesi) stanno tenendo d’occhio il fenomeno. Va forse letta in questo senso la discussa offerta di acquisto del gruppo cinese Cefc sull’italiana Prelios, poi superata ai primi di agosto da una proposta più competitiva. Prelios oltre a gestire immobili per quattro miliardi ha infatti una divisione specializzata in crediti non performanti (npl) per un valore di 9,5 miliardi.

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