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Troppo occupato dalle piccole, Renzi si è perso le grandi banche. Ora s'aspetti resistenze

Corrado Sforza-Fogliani
Sdoganato l’intervento pubblico per risolvere (o tamponare) le crisi bancarie? Paradossi liberisti, vaccino anti bail-in, soluzione americana. Girotondo di idee.

Un intervento attraverso il fondo Atlante, sui soli istituti di credito più colpiti, sarebbe auspicabile perché essenzialmente di matrice privata. Detto ciò, anche se un’economia liberale presuppone la non intromissione dello stato nei vari settori, è indubbio che già oggi il settore bancario è gravato da intromissioni pubbliche: quella della vigilanza, certo, ma anche quella di matrice europea che sempre più entra finanche in dettagli di tipo gestionale, andando ben oltre la sana e prudente gestione contabile. Perciò per alcune grandi banche si possono prevedere interventi emergenziali.

 

Osservo però che questo governo ha condotto una vera e propria guerra, anche retorica, alle banche del territorio, mentre non esiste una questione delle banche popolari, ma solo una questione di alcune Banche popolari (così come di alcune Casse e di alcune Spa), e adesso si scopre che il problema maggiore è posto dalle grandi. Più in generale, se il problema è diventato sistemico le colpe non sono da cercare tra i banchieri; i crediti erogati nel tempo si sono deteriorati per la sopravvenuta e prolungata crisi dell’economia reale. Oltre ai problemi di vigilanza, dunque, il ministero dell’Economia e i vari governi dovrebbero riflettere sull’ambiente economico ostile che ha contribuito a creare in questi anni. Dopodichè, se un intervento dello stato sulle grandi banche in difficoltà sarà della radicalità e dell’efficienza di quello statunitense del 2008, oltre a un po’ di sana autocritica, l’esecutivo dovrà mettere in conto le resistenze di certi banchieri.  
 

Corrado Sforza-Fogliani, Presidente di Assopopolari

 

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