Barron Trump con la madre Melania (foto LaPresse)

Free Barron Trump

Manuel Peruzzo

Il figlio di The Donald è diventato un meme vivente per gli stessi liberal che marciano contro le discriminazioni d’ogni tipo e che hanno fatto del politically correct una bandiera

Dell’inaugurazione alla presidenza Trump ricorderemo certamente alcune cose fondamentali: lo sguardo di Bill Clinton: chi stava guardando fuoricampo, Ivanka o Melania Trump?; le espressioni depresse di Michelle durante tutta la cerimonia; la stratega di Trump Kellyanne Conway vestita da Orso Paddington; il cartellone delle senonoraquandiste in piazza contro Trump che diceva: “Melania, fai un doppio occhiolino se vuoi essere salvata” (come delle donne al freddo coi berretti rosa potessero esserle d’aiuto non si sa); ricorderemo il goffo momento in cui, come prassi, la nuova first lady porta un regalo alla precedente e questa non sa come disfarsene. Tutti veri o forse no ma diffusi su internet come se lo fossero sotto forma di memi virali (altro che post verità), che raccontano la cerimonia dal punto di vista della memoria breve, del cazzeggio e dell’egemonia irrisoria che vige online, dove se non sei sfottuto non esisti. La storia si presenta prima sotto forma di tragedia, poi come farsa e infine come meme. Ed è qui che la capiamo meglio.

 

Dopotutto quando ti mancano Beyonce, Stevie Wonder, Bruce Springsteen, Hoollywood, Las Vegas e quasi tutta la Silicon Valley qualcosa su cui dirigere l’attenzione che non siano i capelli artificiali di The Donald dovrà pur esserci. E infatti c’è. Tra tutti i personaggi della dinastia Trump, quello più strano di tutti non è il padre: è il figlio. Abbiamo capito al primo sbadiglio in mondovisione che Barron Trump è stato concepito per essere un meme vivente. Il bambino più annoiato del mondo, quello che preferirebbe rimanere a letto a guardare Netflix o giocare a Minecraft piuttosto che sentire il padre giurare sulla Bibbia. A ogni smorfia, a ogni saltello o stranezza è diventato la gif con cui spiegare meglio di ogni editoriale cosa stavamo provando nel vedere diventare presidente Donald Trump. Molti hanno deciso di amarlo come un nuovo personaggio di Stranger Things, altri lo hanno preso di mira per colpire il padre, scaricando il loro odio un po' su di lui. Il destino dei rampolli miliardari è d’ispirare invidia sociale, e memi. Le femministe americane hanno scritto Free Melania, noi scriviamo Free Barron Trump: liberatelo dalla noia rituale.

 

Un’autrice del Saturday Night Live, Katie Rich, ha twittato “Barron will be this country’s first homeschool shooter”. Era una battuta, per alcuni infelice, per altri spassosa, che si andava ad aggiungere a molte altre che ironizzano sulle stranezze di Barron diventato ormai trendtopic. L’autore tv Matt Oswalt ha twittato “Barron in questo momento si aggira per la Casa Bianca cercando cose da bruciare”, la scrittrice Caitlin Moran: “Le espressioni di Barron Trump sono al 100% Joffrey”, intendendo il giovane re malefico e sadico di Game of Thrones.

 

Sono solo battute, alcune riuscite, altre meno.

 

Notiamo con stupore che a ironizzare sul futuro criminale psicotico di un decenne, prevedendone la miglior sparatoria in una scuola elementare americana, ci siano quei liberal che marciano contro le discriminazioni d’ogni tipo e che hanno fatto del politically correct una bandiera; mentre gli insofferenti al politicamente corretto siano lì a twittare alla NBC di licenziare Katie Rich colpevole di bullismo, costringendola a disattivare l’account twitter e a vergognarsi.

 

A difendere il diritto di Barron a essere un bambino s’è messa pure Chelsea Clinton. La quale ha espresso su Facebook un messaggio solidale e, tra le righe, biografico: “Barron Trump merita di essere bambino proprio come ogni altro bambino. Ergersi in difesa dei bambini significa anche opporsi alle politiche del Presidente degli USA che li danneggiano”. Quand’era giovane, tutti la prendevano in giro per l’aspetto. Era il 1992 e Rush Limbaugh definiva Chelsea Clinton “il cane della Casa Bianca”. (Per amor di verità dobbiamo aggiungere che Limbaugh aveva l’aspetto di uno scrittore di fantasy sessantenne già a quarant’anni). Chelsea ringrazierà il cielo che quand’era adolescente non ci fosse Twitter.

 

Ma Barron non è un brutto bambino. Non ha difetti fisici. Esclusi coloro che provano piacere nel colpire un punto debole del padre, rimane chi inizia a provare affetto verso quel marmocchio. Ci fa ridere perché è l’unico Trump che si rifiuta d’essere ingessato nel formalismo presidenziale, e si lascia andare a smorfie, sbadigli e disinteresse tipiche della sua età con la ferma determinazione di dirci quanto poco sia interessato ai giochi di noi grandi, che ci intratteniamo con le gif. È l’unico della famiglia Trump che non si preoccupa di far bella figura. È la versione innocua e accettabile del padre.

 

Free Barron! Libero, anche se ancora non sappiamo se dalla Casa Bianca o da internet.

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