Claudio Lotito e Felipe Anderson depositano una corona di fiori in segno di amicizia con la Comunità ebraica

La percezione malata di considerare Anna Frank un insulto

Sergio Soave

La Lazio sa chi sono questi ultras antisemiti. Se non li espelle, la squadra merita di essere espulsa dalla comunità sportiva

Quello che fa più impressione dell’iniziativa indecente dei “tifosi” laziali di usare l’immagine di Anna Frank in divisa romanista è la loro convinzione che questo danneggerebbe la squadra avversaria. Magari pensano che l’immagine stessa di un ebreo celebre, sia repulsiva per il pubblico, la prossima volta ci proveranno con una fotografia di Albert Einstein o di Sigmund Freud? Esiste dunque un sottobosco “culturale” in cui la povera ragazza olandese uccisa nei lager può essere oggetto di odio e di disprezzo. I milioni di persone di tutto il mondo che si sono commosse leggendo il suo diario non contano niente, per questa tribù conta solo la loro percezione malata e fanatica. Eppure c’è da credere che vivano nel nostro mondo, frequentino i locali dove vanno tutti quanti, studino nelle scuole pubbliche o bighellino per i soliti vicoli romani. È proprio il fatto che in una società aperta e libera si possano creare  delle enclaves in cui il fanatismo, che chiamano indebitamente sportivo, possa isolare in modo così impressionante dal senso comune che desta sgomento.

     

L’antisemitismo “moderno” si traveste da antisionismo, cerca di allontanare o di negare la memoria dello sterminio nazista degli ebrei. Invece questi idioti puntano proprio su quello, sull’odio per le vittime innocenti della strage, senza la minima percezione dell’atteggiamento generale degli altri, cui pure si rivolgono i loro messaggi. Questa banda non è nata e non agisce nel nulla, deve essere nota alla società sportiva che fornisce loro le agevolazioni riservate agli appassionati più fedeli. Ora la Lazio si rende conto di quale danno di immagine le procuri questo gruppo di esaltati, ma li ha almeno tollerati per anni. Ora li deve individuare e isolare, impedire loro, per sua decisione, non degli organi istituzionali, di mettere piede allo stadio. È un obbligo preciso della società sportiva far capire a questi suoi supporter che hanno scelto di isolarsi in una mitologia autoreferenziale, che nessuno li vuole accanto, che per loro si prova vergogna e disprezzo. Forse nemmeno questo basterà, ma se non si espellono questi ultras dalla Lazio, la Lazio merita di essere espulsa dalla comunità sportiva.

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