Il Balliol college di Oxford

Via i cristiani dall'accoglienza matricole, la loro presenza è "microaggressione"

Antonio Gurrado

In un college di Oxford gli studenti mettono al bando lo stand della Christian Union. I vertici dell'istituzione si dissociano e derubricano la vicenda a una “bega fra ragazzi”

Farà sicuramente carriera Freddy Potts, che studia a Oxford e ha condotto il Balliol college alla vittoria nello storico quiz universitario di Bbc Two, “University Challenge”. Il nome di Potts è diventato ricorrente sui quotidiani in quanto portavoce della motivazione per cui, nel corso della giornata di benvenuto per le matricole nel suo collegio, alla Christian Union è stato impedito di allestire uno stand. La presenza di quest’associazione di studenti cristiani è stata infatti reputata “microaggressione”, “danno potenziale” e addirittura “alienante” a fronte della presenza di studenti non cristiani in “uno spazio sicuro e laico”.

 

Potts è il vicepresidente della Junior Common Room, l’associazione che riunisce tutti i collegiali in corso per la laurea breve. Precoce emulo del complimentoso stile accademico inglese, ha esordito riconoscendo “lo splendido vantaggio” del poter avvalersi di uno stand della Christian Union; dopo di che ha però argomentato che “storicamente l’influsso del cristianesimo su molte comunità emarginate è risultato dannoso quanto a metodi di conversione e regole del culto, ed è tuttora utilizzato in vari luoghi come scusa per l’omofobia e per certe forme di neocolonialismo”. A questo guazzabuglio pare abbia poi aggiunto che molti studenti di varia estrazione si sentono vulnerabili a causa della pressoché totale assenza di luoghi di culto non cristiani a Oxford. Il suo timore è che le matricole possano non ambientarsi al Balliol scorgendo, fra gli altri, lo stand dell’associazione cristiana, che è un’organizzazione privata che si dirama nei singoli collegi.

 

Va notato che all’arrivo al Balliol le matricole devono leggere la lettera di ingresso, sottoscrivere il patto formativo, registrarsi all’Università e presso il medico del collegio, compilare il modulo di iscrizione al collegio e per la scelta dell’alloggio, impostare il sistema di pagamento dei pasti, iscriversi al programma di orientamento, aprire un conto in banca per pagare la retta, presentarsi muniti di passaporto ed eventuale permesso di soggiorno, il tutto entro inizio ottobre. Se si sentono disorientate, non sarà per quattro volantini della Christian Union. Del resto il Balliol ha un cappellano ufficiale, barbuto e affabile, al quale è affidata anche la sequela del benessere dei membri non cristiani del collegio, in ragione della sua formazione psicologica; e al Balliol hanno studiato individui invisi al birignao politicamente corretto quali Richard Dawkins, Boris Johnson, lord Patten. Non sorprende dunque che il collegio si sia ufficialmente chiamato fuori dalla questione, derubricandola a bega fra studenti che sarà amichevolmente risolta col ritorno dello stand della Christian Union l’anno prossimo.

 

In effetti più delle ragionevoli proteste – che rimarcano la violazione del diritto di parola e della libertà di fede – sono state significative le retromarce di fronte a questo caso di intolleranza camuffata da inclusività. Il subcomitato per il welfare della JCR si è dissociato dalle parole di Potts, spiegando che non rispecchiavano il pensiero dell’intero gruppo. Poi Potts stesso ha acconsentito all’ipotesi di uno stand multiconfessionale: il problema è che non esiste il multiconfessionalismo, esistono le singole religioni; e non esiste un’associazione di studenti che credano a tutti gli dèi, bensì singole associazioni monoconfessionali. La Christian Union ha inoltre fatto notare di essere sì un’organizzazione di matrice evangelica ma che, da statuto, si propone di “unire i cristiani che condividono il nocciolo di tutte le fedi cristiane”, non di perseguitare gli infedeli e i peccatori. Ne è derivato un capolavoro di autolesionismo radical chic: la JCR ha votato un documento in cui accusa la JCR di avere esercitato una violazione della libertà di parola e di fede, asserendo che la JCR non dovrebbe esprimersi sulla legittimità dei gruppi religiosi e diffidando la JCR dall’impedire la partecipazione dei gruppi cristiani alle attività collegiali. La mozione contro se stessa è stata votata dalla JCR all’unanimità.