Il cardinale Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong (LaPresse)

Il cardinale Zen critica il Papa: “Forse non conosce i comunisti cinesi”

Matteo Matzuzzi

L’arcivescovo emerito di Hong Kong conferma la contrarietà a ogni accordo tra il Vaticano e Pechino: “Sarebbe una falsa libertà”

Roma. "Forse il Papa è un po' ingenuo, non ha il background per conoscere i comunisti in Cina. Il Papa conosce i comunisti perseguitati in America latina, ma potrebbe non conoscere i persecutori comunisti che hanno ucciso centinaia di migliaia di persone".

 

La bordata arriva da Hong Kong, e a parlare è il cardinale Joseph Zen, che così s'è espresso alla Scuola salesiana dove ancora insegna. Zen è da sempre un fiero oppositore di ogni intesa con il governo di Pechino. Più volte ha parlato di appeasement e di "resa" del Vaticano davanti alle pretese cinesi. Questa volta è andato oltre, aggiungendo che siglare un accordo con il regime comunista significherebbe "tradire Gesù Cristo".

 

Il porporato ottantaquattrenne, arcivescovo emerito di Hong Kong, ha anche sempre smentito l'idea – che negli ultimi tempi ha preso forza anche a Roma – secondo cui vi sarebbe un'unica grande chiesa cattolica, non riconoscendo cioè l'esistenza di una comunità "sotterranea", fedele cioè al Papa di Roma e ostile a quella patriottica controllata dal governo.

 

Si va verso una "falsa libertà", ha osservato il cardinale Zen: si dà "l'impressione della libertà, ma non è una libertà reale. La gente prima o poi vedrà che i vescovi sono burattini del governo e non pastori del gregge". Quindi, l'attacco ai presuli della chiesa patriottica: "I vescovi ufficiali non stanno predicando davvero il Vangelo. Predicano l'obbedienza all'autorità comunista".

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.