Papa Francesco è rientrato a Roma dopo il viaggio apostolico in Svezia (LaPresse)

Il Papa: "No all'ordinazione delle donne"

Matteo Matzuzzi
Migranti, accoglienza e ordinazione femminile hanno dominato la consueta conferenza stampa aerea del Pontefice, che è rientrato in Italia dopo la due giorni in Svezia per commemorare i cinquecento anni della Riforma luterana.

Roma. "Sulle donne ordinate, l'ultima parola è chiara ed è stata quella data da Giovanni Paolo II. E questa rimane". Francesco mette la parola fine all'annosa questione sulla possibilità di vedere prima o poi una donna ricevere l'ordine sacro. L'ha fatto parlando con i giornalisti durante il volo di ritorno dalla Svezia, dove s'è recato per commemorare i cinquecento anni della Riforma luterana: "La dichiarazione di san Giovanni Paolo II va in questa linea", ha ribadito prima di soffermarsi a parlare della secolarizzazione, che a giudizio del Papa di certo non è una fatalità: "Io non credo nelle fatalità. E' un processo. Benedetto XVI ha parlato tanto e chiaramente di questo. Quando la fede diventa tiepida è perché si indebolisce la chiesa. I tempi più secolarizzati sono quelli della mondanizzazione e in tempi di secolarizzazione c'è qualche debolezza nell'evangelizzazione". Ma, ed è questo il punto sul quale il Pontefice si è soffermato, "c'è un altro processo" che si concretizza "quando l'uomo  si sente tanto padrone della cultura ricevuta da Dio che comincia a fare lui il creatore di un'altra cultura, ma propria, e occupa il posto di Dio creatore". Francesco ha difeso l'idea di una "sana laicità, la sana autonomia delle scienze, del pensiero e della politica". Altra cosa, invece, "è un laicismo come quello che ci ha lasciato in eredità l'Illuminismo".

 

Impossibile non parlare del dramma migranti che attanaglia ormai da tempo l'Europa: "La Svezia ha una lunga tradizione di accoglienza, non solo nel ricevere, ma anche nell'integrare, nel cercare subito casa, scuola e lavoro. integrare un popolo. Si deve distinguere tra migrante e rifugiato. Il migrante – ha detto il Papa – deve essere trattato con certe regole, migrare è un diritto molto regolato. Il rifugiato, invece, viene da una situazione di guerra, fame, angoscia terribile. Un rifugiato ha bisogno di più cura, lavoro. Fare imparare la lingua, integrare nella cultura. Non bisogna spaventarsi per l'integrazione delle culture, perché l'Europa è stata fatta con un'integrazione continua delle culture".

 

Sui paesi che chiudono le frontiere, il Papa ha detto: "Credo che in teoria non si possa chiudere il cuore a un rifugiato. Ma c'è anche la prudenza dei governanti che credo debbano essere molto aperti nel riceverli, ma anche fare un calcolo di come poterli sistemare. Perché un rifugiato non va solo accolto, ma va integrato. Se un paese ha una capacità di integrazione, faccia quanto può. Se ha di più, faccia di può, ma sempre con il cuore aperto. Non è umano chiudere le porte e il cuore, alla lunga si paga, anche politicamente, come anche si paga un'imprudenza nei calcoli, nel ricevere più di quelli che si possono integrare".

 

Il pericolo, ha chiosato Francesco, è che il rifugiato o migrante non integrato "si ghettizza". Serve prudenza più che paura, ha aggiunto il Papa, che ha anche spiegato la ragione dell'udienza concessa al presidente venezuelano Nicolas Maduro: "Veniva dal medio oriente e faceva uno scalo tecnico a Roma. Quando un presidente chiede, lo si riceve".

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.