Andrea Orlando (foto LaPresse)

Attenuanti generiche per il ministro Orlando

Massimo Bordin

Negli ultimi mesi il populismo giudiziario ha fatto passi da gigante. Si può considerare estraneo a un fenomeno del genere il Guardasigilli? 

La riforma della giustizia ha scontentato settori del mondo giudiziario che pure avevano mostrato una notevole apertura di credito nei confronti del ministro Andrea Orlando. Significativa in particolare la parabola dell’Unione delle camere penali, che all’inizio era apparsa ad alcuni avvocati troppo fiduciosa sulle intenzioni del ministro. Oggi, pur dando atto di miglioramenti nel delicato settore delle carceri, la stessa Unione è impegnata, con l’aiuto del Partito radicale, in una raccolta di firme su un aspetto importante, forse decisivo, come quello della separazione delle carriere fra pubblici accusatori e magistrati giudicanti, sul quale le posizioni del governo non si sono mosse di un millimetro. In compenso è ormai moneta corrente l’interrogatorio a distanza e non più in aula, i provvedimenti di sequestro dei beni si allargano, tracimando dalla legislazione speciale antimafia in quella ordinaria, l’eccesso di reati e di sanzioni, degno delle grida manzoniane e di pari inefficacia, viene denunciato dai più stimati giuristi progressisti. In parole povere quello che si può definire populismo giudiziario ha fatto negli ultimi mesi passi da gigante. Si può considerare estraneo a un fenomeno del genere il ministro di Giustizia? No. Si possono però applicare, visto che siamo in tema, le attenuanti, per il suo impegno nel dibattito interno del suo partito, che forse lo ha distratto. Visti però i risultati anche su quel fronte, le attenuanti non possono che essere molto generiche.