Foto Enrico Matteucci via Flickr

Il suono delle campane “antidoto” per i turisti in costume in chiesa

Antonio Gurrado

In Oman cinque volte al giorno risuona la voce del muezzin. È la cosa che resta più impressa agli stranieri quando tornano a casa

Dovunque vi troviate, in Oman, cinque volte al giorno sentirete risuonare la poderosa voce del muezzin che chiama alla preghiera. Per strada vi raggiungerà amplificata e diffusa come se la portasse il sole fra le montagne del deserto; in aeroporto la colonna sonora s’interromperà riprendendo subito dopo con i soliti annunci e le stesse canzoni come se niente fosse. La vita intanto prosegue indisturbata grossomodo, salvo per gli osservanti e per i turisti; questi ultimi ogni volta trasecolano per disabitudine al primo richiamo ma non reputano il canto né fastidioso né invasivo. Alcuni restano indifferenti, molti lo trovano caratteristico, parecchi si ricordano che c’è Dio quindi si dispongono alla preghiera muta e intima senza bisogno di essere musulmani. Una volta rimpatriati, la voce tonante che richiama al cielo è la cosa che resta più impressa agli stranieri. A occhio direi che in Italia ci sono più turisti che in Oman; si potrebbe pertanto far risuonare ovunque - per strada, in aeroporto, al supermercato, al ristorante - il rintocco delle campane nelle ore di preghiera. Probabilmente aumenterebbero i turisti, di sicuro diminuirebbero i visitatori delle chiese in costume da bagno.

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