Giuliano Ferrara (foto LaPresse)

Non avremo "il Giuliano", ecco perché

Andrea Marcenaro

Una scelta del direttore Cerasa fa saltare la riforma grafica del Foglio 

Il nostro lettore (fossimo certissimi che sono due diremmo senz’altro i nostri) ha diritto a una spiegazione. La riforma grafica col carattere “Giuliano” è venuta meno per colpa, poi se vogliamo diciamo scelta, del direttore Cerasa. A riforma del Foglio squadernata, egli ha capito che col nuovo carattere, elegantissimo, però più largo, avrebbe impiegato 24 milioni di edizioni per scrivere quello che scrive abitualmente in una, poi volendo aggiungiamo senza sosta e che la verga infatti tutti i giorni mandati in terra da Nostro Signore, senza saltarne uno che sia uno. Capite da soli il costo della carta. Pazienza, ormai è andata. Un fatto resta: la figura di merda. Repubblica ha il suo Eugenio, il nostro Giuliano, noi, no. E bon, fin qui era dovuto. Detto questo, complimenti a Repubblica, il Fondatore può andar fiero. Indica ma respira, il bell’Eugenio, segnala, ma non angoscia, denuncia mentre ti rilassa. Il bavaglio della Milella è un bavaglino. Peccato che sia finita la Rivoluzione di ottobre a puntate: sarebbe sembrata al massimo di metà maggio. Tono anglosassone, davvero. Di servizio. Spiegare al lettore medio di Repubblica, con quell’occhiello enorme: “di cosa stiamo parlando”, non può fare che bene. Ottimamente incorniciata l’intervista all’Amor nostro, vostro, loro, boh? Bel lavoro, insomma. Non posso pensare che abbiano ingiarmato questo po’ po’ di casino per riportare Michele Serra a pagina 57.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.