Elaborazione grafica Enrico Cicchetti

Una fogliata di libri

Zuckerberg? Il Metaverso l'ha inventato Saint-Pol-Roux

Rinaldo Censi

Gran parte dei manoscritti del poeta simbolista francese sono andati perduti ma nel "Cinema vivente", che ci è pevenuto, analizza il rapporto tra la macchina e il sogno, preconizzando l'attualità

Qualcuno si ricorda di Saint-Pol-Roux – il Magnifico –, sommo poeta simbolista francese? La sua vita si chiuse bruscamente all’età di 79 anni, in modo davvero doloroso. Vale la pena raccontarla. Il 22-23 giugno del 1940, quattro giorni dopo che le truppe tedesche hanno occupato i dintorni della penisola di Crozon, un soldato tedesco ubriaco fa irruzione nell’abitazione del poeta, a Camaret-sur-mer, ferendolo. Uccide la governante Rose, colpendo a una gamba la figlia del poeta, Divine. Alcuni mesi dopo, mentre il soldato è già stato rintracciato e fucilato dagli ufficiali tedeschi (non si uccidono i civili), Divine è ancora in ospedale (vi rimarrà fino al 1941). Saint-Pol-Roux l’assiste. Durante la sua assenza, le stanze del maniero vengono visitate e saccheggiate. Molti manoscritti, frutto di anni di lavoro, sono distrutti o vanno dispersi. Per Saint-Pol-Roux il colpo è fatale. Morirà pochi giorni dopo, il 18 ottobre.

 

Quel che resta di quelle pagine si trova oggi presso la Bibliothèque Littéraire Jean Doucet. Sono state depositate lì dalla figlia, unica erede della sua opera. Tra i vari manoscritti superstiti, ne spicca uno intitolato “Cinema vivente”, ivi classificato col numero 9863. Saint-Pol-Roux l’ha redatto probabilmente tra il 1925 e il 1930. Il materiale comprende due quaderni scritti solo in parte. Fogli sparsi. Viene pubblicato nel 1972 da Rougerie, preceduto dal testo “L’Empire de soleil” e dalla magnifica prefazione di Gérard Macé. Nel 1984 lo edita un piccolo editore italiano, Il Cavaliere azzurro (che in quel periodo pubblicherà testi di Leiris, Segalen, Blanchot). L’attenta traduzione di Michele Canosa, storico e filologo del cinema, è stata mantenuta nella nuova edizione del libro, ristampato ora dalla marchigiana Argolibri. Canosa ricorda di essersi imbattuto in quelle pagine (e nel poeta), grazie a Breton e ai surrealisti – grandi ammiratori di Saint-Pol-Roux. Nel 1925 infatti, il gruppo surrealista non perse l’occasione di festeggiarlo imbucandosi al famoso “banchetto” dato in suo onore, organizzato da “Les Nouvelles Litteraires”, creando scompiglio, e provocando lo sconcerto tra i presenti (anni prima, nel 1891, in un banchetto dedicato stavolta al pittore Gauguin, Stéphane Mallarmé chiamerà Saint-Pol-Roux suo “figlio”).


All’epoca, il manoscritto era stato ordinato e sistemato da Gérard Macé, che ne aveva stabilito il testo definitivo per l’edizione francese. L’edizione italiana ne è conforme. Il volume si apre con due brani intitolati rispettivamente Esordio e Avvio. Segue un testo diviso in sei paragrafi intitolato “Ideorealtà”. Si accodano i due quaderni e infine gli appunti, fissati su una serie di foglietti “volanti”. Probabilmente materiali per conferenze. “Il loro ordinamento – precisa G. Macé nella nota dell'edizione francese – è stato deciso unicamente dal caso; qualsiasi altro criterio, in effetti, non risulterebbe meno arbitrario”, scrive Canosa. Un approccio decisamente surrealista.


“Cinema vivente” è un testo evocativo quanto misterioso. Saint-Pol-Roux era anche un occultista. In un passo dedicato a Abel Gance scrive: "Il cinema non deve essere solo sonoro e parlato, ma, uscendo dallo schermo, deve diventare plastico, vivente. In breve, invece di queste ombre della caverna, la Vita stessa, solare”. In gioco, nelle pagine, è proprio il rapporto tra la macchina e il sogno. “Il cinema finirà nella magia, come credo che noi stessi ci sdoppieremo, che i doppi prenderanno il nostro posto”. Sembra quasi che Zuckerberg l’abbia letto. Non sembra preconizzare il Metaverso?

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