una fogliata di libri

Lo scialle di Marie Dudon

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Georges Simenon, Adelphi, 172 pp., 12 euro

Per andare da quella gente, che non conosciamo e a cui non dobbiamo niente, il tuo scialle va più che bene… Non ho intenzione di lasciarti rovinare un cappotto e un paio di scarpe quasi nuove…”. Lo scialle di Marie Dudon è il simulacro della sua condizione sociale e insieme esistenziale. Madre di famiglia, con un bambino piccolo da accudire e un marito sempre sull’orlo della disoccupazione, la donna assiste per caso a un avvelenamento, osservando dalla finestra di fronte la giovane moglie del proprietario di parte dello stabile in cui vive che mette della polverina nel bicchiere dell’anziano marito, provocandone la morte poco dopo. Marie tenta di trarre vantaggio da questo fortuito segreto ma non ha la capacità di sfruttarlo, è e rimane sempre e solo il suo solito scialle. Il suo desiderio non è stato sufficiente per cambiare le cose. Lo stesso desiderio che muove in profondità la maggior parte dei personaggi di questi dieci racconti di Simenon.

 

A volte è un desiderio scomposto e bruciante, come quello del diciassettenne Ernest, detto il canarino, capelli color del grano e guidato da un senso di ribellione verso la sua famiglia, povera e ai suoi occhi arresa a quella condizione (il denaro, o meglio la sua mancanza, è uno dei temi ricorrenti di questi racconti). Più spesso il desiderio ha il volto della rivalsa, il tentativo di riscattare se stessi o il contesto in cui si vive da una realtà ingiusta o comunque molto dura da sopportare. Come per Charlotte, che una notte scopre che uno dei suoi clienti è un ricercato per omicidio ed è posta davanti al dilemma di cosa sia giusto fare.

 


Sono tanti gli archetipi femminili che punteggiano questi racconti e che Simenon rappresenta con vividezza a tratti spietata, facendo dell’atmosfera un tratto distintivo della sua narrazione. Spesso il racconto parte da un piccolo dettaglio – come la spilla a ferro di cavallo che dà il titolo a uno dei racconti – per poi allargarsi e diventare foriero di un significato molto più grande, una chiave di volta per andare più in profondità. L’atmosfera è quella tipica dei romanzi di Simenon, dolceamara e a tratti venata di malinconia, in cui i personaggi si raccontano in poche righe svelandosi nella loro unicità, molto spesso fatta più di ombre che di luci. Scritti in Vandea nel 1940 e apparsi quasi tutti per la prima volta sul settimanale francese Gringoire, raccontano di un mondo che non c’è più ma di cui si riesce a cogliere perfettamente l’essenza.  

 

 

Lo scialle di Marie Dudon
Georges Simenon
Adelphi, 172 pp., 12 euro

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