Eugenia

Alessandro Litta Modignani

Recensione del libro di Lionel Duroy edito da Fazi, 460 pp., 19 euro

La biografia di Eugenia è la storia di un triangolo amoroso, sullo sfondo delle più immani tragedie della Seconda guerra mondiale. La protagonista è una giovane studentessa romena, figlia di semplici bottegai. Grazie a Irina, la sua docente di letteratura, ha l’occasione di ascoltare in università il noto scrittore ebreo Mihail Sebastian, autore del romanzo Da duemila anni (ripubblicato in Italia da Fazi due anni fa). Mentre questi spiega il suo senso di appartenenza alla terra romena, in cui è nato, una banda nazionalista irrompe in aula e lo aggredisce brutalmente. Irina ed Eugenia lo salvano a stento.

L’episodio segna uno spartiacque decisivo nella vita della ragazza, la presa di coscienza che la porta a battersi per la libertà e in difesa degli ebrei. Fra lei e Mihail, timido e impotente, nasce una storia d’amore, ma lui ama Leny, attrice di teatro fascinosa e ammaliante, che ne fa il suo zimbello e lo tradisce con chiunque. Lo scrittore si mostra incapace di sottrarsi tanto a Leny quanto alla terribile minaccia che lo sovrasta. Eugenia annoterà anni dopo: “Scrivo, intestardita a trovare le parole per resuscitare gli anni insieme a Mihail e la strana coppia che formavamo noi tre: io che sognavo lui, lui che sognava Leny, Leny che sognava un uomo capace di soddisfare il suo insaziabile desiderio di seduzione”.

Cuore e culmine del libro è il pogrom di Jassy, cittadina ai confini con l’odierna Moldavia. Duroy descrive con rigore, attraverso gli occhi attoniti di Eugenia, uno dei più atroci massacri nella tragedia del popolo ebraico. Agli inizi dell’attacco tedesco alla Russia, in due soli giorni – il 28 e 29 giugno 1941 – oltre 13 mila ebrei vengono trucidati per mano dei nazionalisti romeni, con la collaborazione della polizia. Intere famiglie, compresi i bambini, sono massacrate con asce, sbarre di ferro, bastoni; gli ebrei finiscono impiccati, fucilati nelle strade, bruciati nelle case, soppressi con furia bestiale. All’indomani della mattanza, altre migliaia di superstiti vengono ammassati fino all’inverosimile su carri bestiame, e fatti vagare in treno per centinaia di chilometri, per giorni e notti. Alla riapertura dei vagoni, oltre la metà dei passeggeri sono morti.

Eugenia, che lavora come giornalista, racconta con la forza della disperazione ciò di cui è stata testimone: per merito suo, il mondo intero saprà. Spicca in queste pagine l’ambigua figura di Curzio Malaparte, corrispondente di guerra del Corriere della Sera, vanitoso e istrionico, bugiardo e imprevedibile.

La donna si arruola allora nelle file della resistenza, entra in clandestinità, uccide, ma nulla spegne il suo amore: “Domani, forse, saremo in guerra e verremo tutti uccisi. Sono qui solo per un minuto, quindi prendetemi fra le vostre braccia, per favore, e amatemi. Vi va, Mihail…? Anche se non ne avete voglia, anche se preferireste che ci fosse Leny al mio posto, ve ne prego, fate uno sforzo… Nel modo che volete voi, anche come una puttana, se è quello che desiderate”. 

 

Eugenia
Lionel Duroy
Fazi, 460 pp., 19 euro

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