Vite scritte
Recensione del libro di Javier Marías edito da Einaudi (218 pp., 19 euro)
Pubblicato una prima volta nel ’92 e in edizione ampliata sette anni più tardi, questo Vite scritte è una splendida galleria dei più importanti romanzieri dell’8-900, selezionati in base a un singolare criterio: gli autori di cui si narra sono tutti morti, e nessuno è spagnolo. Tante storie di scrittori e scrittrici – ma non di libri: le opere fanno appena capolino nel testo, concentrato sulle biografie dei vari autori. Marías narra episodi noti e meno noti, fatti pubblici e privati, vizi e virtù, aneddoti ameni e particolari scabrosi.
Aneddoti curiosi e rivelazioni sorprendenti si susseguono a ritmo incalzante e divertito. Scopriamo così che Faulkner si recò solo cinque volte a teatro in vita sua, di cui tre per vedere l’Amleto; che Stevenson con gesto incosciente appiccò il fuoco a un bosco per poi darsi a precipitosa fuga, poiché “non esiste uomo autenticamente nobile che non si sia comportato da mascalzone almeno una volta nella vita”; che la nonna di Turgenev uccise un servo davanti al nipotino, dapprima abbattendolo con una bastonata, quindi sedendoglisi sulla faccia con un cuscino fino a soffocarlo.
Thomas Mann annotava nel diario con scrupolo noiosissimo i suoi problemi gastrici e intestinali (oltre ovviamente all’attrazione per i giovani imberbi). Anche Rilke non riscuote molte simpatie in Marías, che lo descrive come un parassita, pigro e profittatore, pur considerandolo il più grande poeta del Novecento.
I capitoli più interessanti, manco a dirlo, sono quelli che riguardano le donne, in particolare Madame du Deffand e la sua protetta Julie de Lespinasse, che la ricambierà portandogli via molti frequentatori e amici, fra cui D’Alembert. “Si è circondati d’armi e di nemici, e quelli che chiamiamo amici sono quelli da cui non si teme di essere assassinati, ma che lascerebbero fare agli assassini”.
Marías, che oggi è uno degli scrittori più affermati del mondo, spende parole comprensive e affettuose nei confronti di Oscar Wilde, mentre è tranchant nei confronti di Yukio Mishima, della sua vanità e di quella morte così spettacolare e narcisistica: “I posteri hanno sempre il vantaggio di godersi le opere degli scrittori senza la seccatura di doverli sopportare”.
Vite scritte
Javier Marías
Einaudi, 218 pp., 19 euro