Il pozzo

Alessandro Litta Modignani

Il libro di Regina Ezera, Iperborea, 350 pp., 18,50 euro

Dopo Come tessere di un domino di Zigmunds Skujins, Margherita Carbonaro traduce ora dal lettone Regina Ezera (1930-2002) una delle scrittrici più popolari e affermate della letteratura di quel paese. Il pozzo (1972) è ambientato nelle belle giornate di agosto, sulla riva di un grande lago: una cornice descritta con delicatezza, in prosa ricercata, un paesaggio che partecipa esso stesso allo svolgersi del racconto.

 

“Alle prime luci del giorno Rudolfs era già sul lago da cui continuavano a sollevarsi vapori, persino più che durante la notte. La distesa d’acqua sembrava sconfinata e di tanto in tanto solo un pesce faceva increspare la superficie liscia, metallica – un pesce in cerca di cibo o che semplicemente giocava di primo mattino: un tonfo soffocato e da qualche parte appariva un cerchio d’acqua che si allargava piano e scompariva, poi tutto tornava tranquillo”.

 

Il pozzo è il romanzo di un amore inespresso. Laura, la protagonista, affronta la sua difficile condizione esistenziale con dolore e determinazione. Suo marito è in carcere per una brutta storia: una battuta di caccia in stato di ubriachezza, finita in tragedia. In assenza di una figura maschile, la donna assolve con coraggio il suo ruolo di capofamiglia, e affronta le molteplici responsabilità di madre, cognata e nuora.

 

Rudolfs, medico di Riga in vacanza, è affascinato dalla personalità schiva della donna, dal suo sorriso timido ed evasivo. I protagonisti giocano la loro partita incerti e impacciati, quasi incapaci di comprendere fino in fondo il significato e il valore della posta in palio.

 

“Rudolfs porse a Laura la borsa e lei corse verso l’ingresso coperto, perché continuava a piovere forte. Quando tornò, scese dalla macchina. ‘Si bagnerà completamente’, disse Laura. Lui non rispose. Lei gli diede l’orologio. ‘Grazie per il passaggio’, disse alla fine e gli diede la mano. Quella di Rudolfs era grande e larga, il tocco delle sue sensibili dita da chirurgo era caldo e fermo. Laura si sentì spaventata, non sapeva cosa dire o fare e lo guardò soltanto, agitata, ricambiando il suo sguardo serio. Entrambi si erano levati la maschera dell’allegria. ‘Si bagnerà completamente, Rudolfs’, ripetè lei staccando la mano. ‘Buona serata’”.

 

Rudolfs stenta a esprimere il suo sentimento per Laura, le occasioni sono rare, la ritrosia di lei non gli lascia spazio; d’altra parte, Laura non riesce a confessare a se stessa di essere attratta da quell’uomo gentile e sportivo, di bell’aspetto. “Rimase nell’entrata semibuia ascoltando il forte battito del proprio cuore, portò le mani al viso che ardeva sotto le palme fresche e umide. E le venne paura di entrare, come se chiunque avesse potuto indovinare subito… Ma indovinare cosa, se non era successo niente?”. Antiche vicende di guerra e di odio riemergono un poco alla volta dal lontano passato, svelano le origini di una tragedia familiare, si oppongono duramente al tentativo di un amore sulla riva del lago. 

 

Il pozzo

Regina Ezera, Iperborea, 350 pp., 18,50 euro

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