Vita di Don Chisciotte e Sancio

Maurizio Schoepflin

di Miguel de Unamuno, Bompiani, 890 pp., 40 euro

Secondo alcuni fu il crepacuore a uccidere il celebre filosofo spagnolo Miguel de Unamuno, il 31 dicembre 1936 a Salamanca, la città nella quale egli, nato a Bilbao nel 1864, trascorse la maggior parte della vita, insegnando nella locale Università di cui fu anche rettore. Lasciando da parte ogni valutazione medica, in ultima analisi non risulta sorprendente che sia morto di crepacuore un pensatore il cui capolavoro reca un titolo assai eloquente, Il sentimento tragico della vita, e che in quegli anni si trovò costretto, lui, spagnolo profondamente innamorato della propria terra, ad assistere all’orribile spettacolo di una guerra civile che dilaniava la patria, seminando odi e lutti indicibili. Sensibile alla lezione di filosofi quali Blaise Pascal e Søren Kierkegaard, Unamuno sottolinea la dimensione drammatica e irrazionale della vita, e anche la sua fede cristiana – lontana dai dogmi e dalle giustificazioni intellettuali – è caratterizzata da una sofferta e incessante domanda di senso e da un inestinguibile desiderio di immortalità.

 

Il cristianesimo tragico di Unamuno è ampiamente testimoniato da un’altra sua opera, Vita di Don Chisciotte e Sancio, pubblicata nel 1905, una decina d’anni dopo la grave crisi interiore che, abbandonati l’ateismo e il positivismo, lo ricondusse al cristianesimo al quale era stato educato in famiglia. Scrive nel saggio introduttivo Armando Savignano, curatore del libro e uno dei maggiori studiosi di Unamuno: “ La missione di Don Chisciotte – al di là delle discusse similitudini con Ignazio di Loyola e Cristo – consiste in una religione non della gloria, bensì dell’immortalità, basata sulla fede creatrice che vive agonicamente”. La fede simboleggiata dal cavaliere della Mancia si presenta come la paolina stoltezza che confonde i sapienti, e la morale donchisciottesca non risponde a criteri razionali, ma a quelle che Pascal definì le ragioni del cuore. Don Chisciotte può apparire un illuso, invece è l’uomo della speranza, di una speranza che spinge a confidare nella volontà creatrice piuttosto che nel raziocinio calcolatore. “Don Chisciotte – sostiene ancora Savignano – è pervaso da una rassegnazione attiva, da una lotta titanica e utopica contro il mondo, alla ricerca del senso ultimo dell’esistenza e del proprio destino. Esprimendosi nella forma paradossale, ritenuta il linguaggio tipico della passione oltre che affermazione della volontà di creazione disperata, Unamuno assurge a pensatore tragico”. Nel 1926, il Nostro pubblicò uno scritto molto importante, il cui titolo, ancora una volta, sintetizza bene il messaggio che vi è contenuto: si tratta de L’agonia del cristianesimo. Al pari dell’amato Pascal, il filosofo spagnolo sa che Cristo sarà in agonia sino alla fine del mondo. E, come lui, lo sa anche Don Chisciotte.

 

VITA DI DON CHISCIOTTE E SANCIO
Miguel de Unamuno
Bompiani, 890 pp., 40 euro