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uffa!

“Coltellate alle spalle” dei francesi? Meglio guardare a quanto avvenne nel '40

Giampiero Mughini

Diversi battibecchi recenti ci ricordano che non sappiamo più nulla della Francia reale e dunque della sua gente e della sua cultura. Conviene non dimenticare il voltafaccia degli “italianuzzi maledetti” e altri tremendi episodi della Seconda guerra mondiale

Un giornalista intelligente quale Mauro Suttora ha scritto di recente che noi italiani non solo non sappiamo più il francese, ma non sappiamo più nulla della Francia reale e dunque della sua gente e della sua cultura. Salvatore Merlo ha scritto sulla prima pagina del Foglio che ce ne voleva molta di ignoranza per tentare di impedire al filosofo della politica francese Alain de Benoist – reputato troppo di “destra” – di accedere a un recente dibattito pubblico italiano. In più ci si è messo un linguacciuto ministro francese macroniano a rivolgere alla nostra Giorgia Meloni rimproveri che sarebbe ragionevole destinare alla loro rivale politica alle prossime elezioni francesi, Marine Le Pen. E purché a nessuno venisse in mente di accusare i francesi di averci dato “una coltellata alle spalle”, dato che le parole hanno un loro onore e una loro storia. Altro che poche parole pronunziate da un ministro innanzi ai giornalisti, fummo noi il 10 giugno 1940 a dare ai francesi una vigliacca coltellata alle spalle col dichiarar loro guerra quando già erano stati annichiliti dall’attacco combinato dei carri armati tedeschi e degli Stuka, i caccia bombardieri che scendevano in picchiata ululando. E invece non ricordo più quale commentatore “di destra” italiano ha subito usato a danno dei francesi quell’espressione. Mi vien voglia di riferirgli quel che ho letto nel romanzo saporosissimo di uno scrittore francese purtroppo assolutamente sconosciuto in Italia, Les combattants du petit bonheur di Alphonse Boudard. Nato nel 1925, Boudard aveva 15 anni quando si accodò ai milioni di francesi che si rovesciarono nelle strade pur di sfuggire ai nazi che avanzavano rapaci. Quei momenti in cui stavano fuggendo alla disperata Boudard (che sarebbe entrato nella Resistenza a 17 anni) li racconterà così nel suo libro, e non c’è bisogno di traduzione: “Et puis on a entendu tout à coup les avions… les bombes… le fracas… le tonnerre qui roule. C’étaient les italiens ceux-là… les Ritals… enculés maudits!”. O meglio, le ultime parole quelle sì proviamo a tradurle anche se è impossibile rendere in italiano lo spregio contenuto nel termine argot Ritals, che vale più o meno “italiani di merda” o forse soltanto “italianuzzi”. E dunque: “Quegli aerei erano italiani… gli italianuzzi… rotti in culo maledetti”. 

E con tutto ciò durante gli anni orridi della Seconda Guerra Mondiale a far da capitali del dolore e della violenza in Europa furono città altre che Parigi. Varsavia (dove i nazi schiacciarono nel sangue due successive insurrezioni), Leningrado (i cui cittadini ressero per due anni e mezzo al brutale assedio tedesco), Bucarest (infestata da fascisti locali non meno feroci dei nazi), la Praga dell’aprile/maggio 1945 dove si scontrarono un’onda di assalto russa forte di due milioni di uomini e truppe tedesche nell’ordine di 900 mila uomini, la Berlino degli ultimi mesi di guerra in cui i nazi resistettero palazzo per palazzo all’offensiva che veniva dai “due fronti”. A Parigi, così come era stato tranquillo l’arrivo dei tedeschi (salvo per i sedici parigini che si tolsero la vita), così non era stato accompagnato da ulteriori massacri l’arrivo delle forze alleate il 25 agosto 1944, e tanto più che il comandante della guarnigione tedesca, il generale Dietrich Hugo Hermann von Choltitz, s’era rifiutato di usare le tonnellate di esplosivi che Hitler gli aveva affidato per distruggere i principali monumenti della città.

Quanto al tempo dell’occupazione nazi della Francia, una data che fa da spartiacque è il 21 agosto 1941 quando nella stazione della metropolitana Barbès-Rochechouart Pierre Georges, un indomito militante comunista ventiduenne il cui nome di battaglia diverrà “Colonel Fabien”, va alle spalle di un milite tedesco della Kriegsmarine e lo uccide con due colpi di pistola avendolo scambiato per un alto ufficiale. Era stato l’ordine che ai comunisti francesi era arrivato da quell’Urss contro la quale si erano scagliate le divisioni corazzate tedesche il 22 giugno 1941, l’ordine di colpire alle spalle i tedeschi, ucciderne ufficiali quanti più possibile in agguati a uomo per le strade di Parigi. Vigente l’accordo di pace tra Hitler e Stalin, i comunisti francesi erano stati rispettosissimi dei soldati tedeschi che occupavano la Francia. Cambia la sorte dell’Urss, cambia l’atteggiamento del Partito comunista. E non è finita lì, malgrado che i nazi comincino ad attuare terrificanti rappresaglie sotto forma di fucilazioni di uomini che hanno in ostaggio. Alla mattina del 20 ottobre 1941, a Nantes, due uomini del reparto di terroristi guidati da Fabien si mettono alla ricerca di una preda nazi da colpire. Sono il trentaduenne alsaziano Gilbert Brustlein e il trentenne italiano Spartaco Guisco. Dopo un lungo girovagare si imbattono per strada in due ufficiali tedeschi che costituiscono un bersaglio facile facile. Uno dei due ufficiali è il tenente colonello Karl Hotz, nientemeno che il responsabile delle truppe di occupazione nella Loira Inferiore, l’altro è il suo ufficiale di ordinanza, il capitano Sieger. Brustlein punta Hotz e lo abbatte con due colpi di revolver. La pistola di Guisco si inceppa, Sieger sopravvive. Hotz era un tedesco che si proclamava amico della Francia, lo descrivono come un esteta e un umanista. Ai suoi funerali ci saranno ben tremila abitanti di Nantes. Il giorno dopo, a Bordeaux, un altro ufficiale tedesco viene ucciso per strada

Hitler chiede subito che vengano uccisi cento ostaggi per ogni tedesco assassinato. Li sceglieranno soprattutto tra i reclusi di cui è nota l’appartenenza al Partito comunista. Dei primi quarantotto fucilati, a Chateaubriand, i comunisti erano trentuno. Poco dopo fucilano altri cinquanta ostaggi, a Bordeaux. Alla fine della guerra risulteranno 814 ostaggi fucilati contro 25 soldati tedeschi uccisi negli agguati a uomo.

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