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TERRAZZO

Il Corviale saudita è green e sostenibile

Giulio Silvano

“The Line”, una città orizzontale per nove  milioni di abitanti. E nessuna automobile

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Schiavitù della novità e dell’innovazione, anche il concetto di città nelle terre del nuovo rinascimento (cit.) deve essere ribaltato per puntare ad attirare i turisti architettonici di domani e gli esaltati del medio oriente futurista. Se non arriveremo a creare civiltà su Marte con le navette di Elon Musk, allora tanto vale farlo nel deserto che fu dei nabatei, con le loro cisterne scavate nell’argilla rossa. Così nasce The Line, una città per nove milioni di abitanti che si sviluppa in lunghezza, per 169 chilometri, sopra il mar Rosso, a sud della Giordania nella regione del Tabouk. Parte del megamialiardario progetto per smettere di dipendere dal petrolio e creare una fonte di reddito alternativa per gli sceicchi, il Saudi Vision 2030. “Civilizational revolution”, dice il sito ufficiale di The Line, che “ridefinisce il concetto di sviluppo urbano e di come dovrebbero essere le città del futuro”.

 

Cosa direbbe Joseph Rykwert? Altro che falansteri e progetti utopisti, altro che Boullée, altro che Albert Speer. Altro che piramidi d’Egitto. The Line sembra uscita da un multiverso di un film Marvel, da una puntata di Star Trek. Sembra un gigantesco Corviale smart, due strisce gigantesche di edifici a specchio, per un’altezza totale di 500 metri, con in mezzo uno spazio aperto dove piantare alberi anche tra i ponticelli che collegano i due lati. Larghezza totale 200 metri, in mezzo ponticelli e scalinate. Non ci saranno automobili, a quanto dicono sarà completamente alimentata da energie rinnovabili. Costruita a livelli, come la stazione dell’alta velocità di Bologna, avrà al piano inferiore dei treni per attraversare tutta la linea in venti minuti. Non si può essere innovativi senza il green, oggi. Ma alcuni lamentano già i danni a fauna e flora, e alla tribù degli Howeitat, che viveva lì. Le immagini dall’alto la fanno sembrare un grosso muro, o un grattacielo sdraiato. 

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La città sarà interamente monitorata dall’intelligenza artificiale, con algoritmi e Alexa ovunque per migliorare la vita quotidiana dei suoi abitanti, e di nuovo esplodono i paragoni con i film di fantascienza, con i libri di Asimov, con le teorie del controllo tech. Si immaginano pizze liofilizzate come in “Ritorno al futuro” in piccoli forni fluttuanti. Le foto render dello spazio aperto tra le due linee, lo fa sembrare, con cascate e piante, un po’ la High Line di New York, un po’ un centro commerciale, un po’ un aeroporto asiatico, un po’ la casa di un cattivo di James Bond, un po’ il giardino del Quai Branly. Il principe saudita Mohammed Bin Salman ha lanciato il video per avvertire il mondo di questa grande idea – una ragazza nel grigiore mesto della città contemporanea, piena di smog e foglie secche, corre dentro un vortice a specchio e si ritrova in questo paradiso di alberi e laghetti per finire sopra un tetto dove c’è un asilo. Vertical garden city, dice il sito a un certo punto. Fossi Boeri mi arrabbierei. 
 

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