Terrazzo

Il calcio al centro

Michele Masneri

Non solo Olgiata: Mourinho sceglie il palazzo-fortino citato nella "Divina Commedia"

Non si è special per caso, e Mourinho insediatosi nella capitale ha dimostrato di aver capito tutto anche nella scelta del real estate, collocandosi in uno dei più fantasmagorici palazzi cittadini, quello Taverna. L'allenatore della Roma ha dimostrato skills anche immobiliari, evitando di finire nelle varie camillucce e olgiate e nei (peggio) casalpalocchi cari ai calciatori più solventi. Certo, ci vorrebbe, o forse c’è, una psicogeografia dei forestieri sportivi a Roma. Si sa che Jacobs, desenzanese-texano, sta al Fleming: mentre col centro storico gli atleti hanno sempre avuto una relazione complicata (ma ultimamente è più in voga).

 

Da sempre è preferita la dorsale Sud, per la vicinanza al fatale campo di Trigoria: lì allignano i Totti (per anni attribuiti al grattacielo Eurosky Tower di Franco Purini, una specie di Citylife romano, in mezzo al fantastico centro commerciale “Euroma2”,con obelischi emiratini, detto “la bistecchiera”). Ma qualcosa sta cambiando. Secondo l’informatissima “Gazzetta dello Sport”, Marco Borriello  voleva vivere in centro ma dopo un paio di giorni cambiò idea per il traffico, trasferendosi in un hotel non distante da Trigoria. Luis Enrique abitava all’Olgiata e ogni giorno attraversava il ventre molle romano. L'Olgiata è tuttora il quartiere a più alta densità calcistica, preferito dai laziali: vi risiedono ben 11 giocatori (Luis Alberto, Parolo, Luiz Felipe, Leiva, Bastos, Correa, Proto, Jony, Strakosha, Vavro, Adekanye). E pure “andatevene all’Olgiata!”, diceva  Rutelli sindaco (laziale) negli anni d’oro, a chi si lamentava delle scomodità Ztl (quest’anno ricorrono i trent’anni del delitto, peraltro). E chissà dove abita Hysaj, quello che entusiasta ha cantato “Bella ciao!”, appena arrivato alla Lazio, come inno benevolente, forse burlato dai compagni (starà in una località segreta, sotto protezione).

 

Tornando alla Roma, Paulo Fonseca vive a Monteverde, non si sa se Nuovo o Vecchio (sarebbe importante). All’Aventino si collocano Pastore e Pau Lopez. De Rossi, dopo l’Eur  e addirittura Ostia, si è stabilito accanto a Castel Sant’Angelo.  

 

Però nessuno ha osato uno statement forte come Mourinho: scegliendo palazzo Taverna, issato come un maniero nella stretta via di Monte Giordano, tra piazza Navona e le vie dei fritti. In effetti sta su un piccolo monte, costituito dalle scorie accumulatesi nella storia del Tevere. E lì, tra torrette, fontane, giardini pensili, e muschio, tanto muschio, tutta una storia, e un’araldica. “Il monte”, è citato nella Divina Commedia, vi dimorò Torquato Tasso, fu per cinquecento anni fortilizio Orsini, e residenza Borgia, poi tra vari giri scicchissimi arriva ai Taverna e poi ai Gallarati-Scotti e giù per li rami (d’oro) Aldobrandini. 

 

A palazzo ci girarono un pezzo di Ritratto di Signora con Jane Campion pazza della location, negli anni Novanta. Ed era già morta già da un pezzo una delle illustri inquiline, Ivy Compton-Burnett, perfida signorina dei romanzi più scarni e crudeli delle lettere inglesi. Ma poi c’erano i Millington-Drake, gran stirpe di eccentrici, discendenti di Francis Drake il pirata, in fuga dal fisco inglese (avevano in affitto tre piani più terrazze per le loro dodici gabbie di pappagalli).

 

Il palazzo fu anche teatro di una delle storie d’amore più chic del dopoguerra, quella tra il principe Francesco Aldobrandini e Graziella Lonardi Buontempo, mecenatessa e musa tra gli altri di Andy Warhol (prima a riceverlo in Italia). Corteggiata da Gianni Agnelli. Ispiratrice di “Luna caprese”, per una certa rassomiglianza, si dice, di una sua parte anatomica con l’Astro (e a Capri fondatrice, con Moravia, del premio Malaparte).

 

A palazzo Taverna si creavano i fondamentali “Incontri internazionali d'Arte”, che produssero mostre leggendarie, tra cui quella "Roma contemporanea", del 1973, al parking sotterraneo di villa Borghese disegnato da Luigi Moretti, in cui con Achille Bonito Oliva Lonardi mise insieme, per dire, Carmelo Bene, Daniel Buren, Frank Stella, Piero Manzoni, Yves Klein, Donald Judd, Sol LeWitt, Enrico Castellani, Francesco Lo Savio. E ancora Hans Haacke, Bernd e Hilla Becher, John Baldessari, Walter De Maria, Richard Long e Christo. 

 

Lo stesso Christo che poi per "Roma contemporanea" impacchettò l’anno dopo Porta Pinciana. E ancora nel 1981 fecero "Identité Italienne. L’art en Italie depuis 1959" al Pompidou.  Dopo la morte di Lonardi, l’archivio è stato donato al Maxxi e l'eredità artistica e intellettuale raccolta dalla nipote Graziella Buontempo. Insomma, non c’è il rischio che Mourinho laggiù venga assalito da tenants in cerca di autografi, pare di capire.  Per salire al “monte” non c’è ponte levatoio, ma efficace guardiania h24, forse dirimente nella scelta.