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Terrazzo

L'Italia al parco (robot)

Il tragicomico presepe futuristico

Michele Masneri

Installato a Roma in piazza Vittorio, ideato dallo stilista-giudice di "Ballando", Guillermo Mariotto

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Agli sfortunati abitanti di piazza Vittorio a Roma non bastavano i negozi chiusi per la crisi e i poveri clochard materassati sotto i portici: quando una luce di speranza era arrivata col restauro del parco, ecco adesso che una nuova tragedia si abbatte su di loro: l’accoppiata micidiale Virginia-Raggi – Guillermo Mariotto.

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Agli sfortunati abitanti di piazza Vittorio a Roma non bastavano i negozi chiusi per la crisi e i poveri clochard materassati sotto i portici: quando una luce di speranza era arrivata col restauro del parco, ecco adesso che una nuova tragedia si abbatte su di loro: l’accoppiata micidiale Virginia-Raggi – Guillermo Mariotto.

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Nelle scorse settimane infatti nel magnifico giardino restaurato dopo anni di lavori, e con tempismo perfetto pre-elettorale restituito alla cittadinanza, si poteva finalmente deambulare muniti di autocertificazione o meno, a seconda del colore in corso (giallo-giallo rinforzato, rosso, rosso-pompeiano). Ma poi, dopo Natale, l’enorme parco costruito nella piazza più ampia di Roma, voluta dai piemontesi con portici per negozi d’alta gamma e oggi vandalizzata tipo New York anni Settanta (con scale mobili già pronte per remake di “Guerrieri della notte”), ecco che il parco appena riaperto viene spezzato in due da un grande transennamento.

 

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A chi chiedeva di cosa si trattasse, i vigilantes rispondevano “er presepe”. Ma come, siamo a gennaio, che presepe. Poi, ecco la risposta: trattasi di presepe post-moderno, si chiama “B-Jesus” (da leggersi be-come sii Gesù) e oggi che è stato finalmente inaugurato si dispiega in tutta la sua immaginifica potenza. E’ una specie di enorme stivale  (20 metri per 14) tutto a specchi, su cui hanno deposto statue e statuette, delfini, foche (molte foche) di vario genere, bianche e nere, sull’attenti e a riposo. E angeli, angeli di tutte le risme, e girandole a vento e varie sculture di fil di ferro già arrugginite. Parrebbe un gigantesco deposito di ex voto a forma di Italia.

 

Ma un cartello anzi un foglio A4 appiccicato  con lo scotch avverte che di questo “B-Jesus” il progetto e l’ideazione artistica sono di Guillermo Mariotto, stilista, più noto per essere uno dei giudici di “Ballando sotto le stelle”, insieme all’associazione “Roma Caput Mundi”. L’obiettivo del presepio fuori tempo massimo è che “intende recuperare il senso di comunità e i valori umani, attraverso la creatività”. I passanti e fruitori dell’opera sono perplessi.  “Aho me pare Zuma”, dice un signore, riferendosi alla copertura vitrea di Massimiliano Fuksas del palazzo dell’Unione militare che affaccia sul ristorante (effettivamente somigliante). Una signora complottista: “dicono che s’è portato via ‘na scenografia daa Rai, e poi j’ha messo sopra i pupazzetti”.

 

Di sicuro fa effetto vedere questa enorme Italia spiaggiata e transennata in questo parco che rinasceva quasi perfetto, nel luogo un tempo d’alchimisti, con la Porta Magica  cara alla regina di Svezia. Dopo il restauro, oggi,  persino gabinetti pubblici e tavoli da ping pong come a New York. Certo, il geometra collettivo ci ha messo lo zampino, come ovunque. Ecco dunque l’infausta fontanella pavimentale con sparuti getti alla Jacques Tati, manufatto che andava di moda dieci anni fa e che il geometra collettivo ha disseminato in varie piazze italiane (Brescia piazza Vittoria, Modena piazza Ducale, e tante altre), creando soprattutto vaste colture di zanzare anche in ecosistemi tradizionalmente salubri (ma è il problema della programmazione a Roma, ora che li approvano e partono i lavori, i progetti risentono del gusto almeno del decennio precedente).

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I romani, alla riapertura, felici del loro nuovo parco, ma realisti, non facevano che ripetersi, scaramanticamente: quanto durerà? Quanto durerà questa meraviglia di parco? Perché per qualche regola alchemica tutto ciò che c’è di buono a Roma non dura (in generale nella vita, a a Roma è peggio). E però temevano e aspettavano cattive manutenzioni, o spacci di sostanze o allagamenti o gang; non certo opere di land art del venezuelano stilista.

 

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Mariotto  è molto amico della Raggi, si apprende. La sindaca è venuta infatti a inaugurare in persona il presepe “robotico” giovedì scorso. In un’intervista alle pagine romane del Corriere, Mariotto, stilista della romana griffe Gattinoni, oltre che giudice di danze, ha detto che con lei condivide il culto “della  Madonna Fiumarola”, figura fondamentale  per la festa “de Noantri” di Trastevere. Mariotto confessa che tutto è nato due anni fa, quando “si è creato un rapporto di bellezza e di bontà. Da trasteverino e membro della confraternita del Carmine, realizzai gli abiti per la statua della Madonna Fiumarola: per la prima volta indossava un mantello di velluto rosso sangue come simbolo della violenza contro le donne. Ho avuto rapporti con tutti i sindaci, ma con Raggi è diverso...”. Oltre alla Madonna Fiumarola, Mariotto veste anche la sindaca, e l’ha rifornita di “pasta e ceci” nei mesi in cui ella sfortunatamente ha contratto il Covid.

 

Il cartello precisa che il presepe global ma con queste origini così local è formato da 250 triangoli isosceli “rivestiti in gres porcellanato ed è progettato in 3D dallo scultore Pellegrino Cucciniello con la collaborazione degli studenti della RUFA” (Rome University of Fine Arts, sic). Il presepe del futuro di notte si illumina. Il presepe del futuro “ospita le statuette dalle fattezze ‘robotizzate’ e ognuna di queste avrà simbolicamente un super potere: doti morali, virtù e valori da offrire in dono”. Per Mariotto “si è creato un ponte tra generazioni, tra persone di culture e religioni diverse in una piazza con un forte focus interrazziale”.

 

Per la sindaca è “un segnale forte di condivisione". Il presepe robotizzato, che robotizzato non è, è stato installato il 14 gennaio, perché “è un presepe che viene dal futuro” (dunque non si sa se vada al contrario, e se ce lo dovremo tenere fino alla prossima Immacolata). Pare sia itinerante. Comunque: a completare l’installazione, da una torretta munita di altoparlanti fuoriescono musiche new age, e poi delle canzoni di Lucio Battisti. Attorno, molte cartacce: il presepe dell’Italia è già molto insozzato. E in definitiva chissà da dove arriverà l’ispirazione per quest’opera da rotonda stradale. Le ragioni profonde. E però è interessante che la capitale italiana, a tre mesi dalle elezioni comunali (di cui non si conoscono ancora i candidati) e nei centocinquant’anni della sua nascita, si sia regalata questo strano monumento vagamente funebre (di notte, però, brilla tutto, di un blu luminescente, fa piacere). 

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