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A Roma la mostra sui 50 anni di Ultrafragola

Michele Masneri

A partire da giovedì, al Contemporary Cluster di Campo de' Fiori, sarà possibile ammirare il celebre specchio firmato Ettore Sottsass e altri grandi classici: dalla Gherpe alla Mies di Archizoom, omaggio a van der Rohe

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In una fase storica in cui i grandi marchi del design passano in mani poco sensibili di fondi di investimento domestici o esteri, ecco un anniversario gioioso di un paio di manufatti che celebrano il genio italico più scanzonato (e son rimasti italiani). Lo specchio Ultrafragola e la poltrona Joe compiono cinquant’anni e vengono celebrati in una piccola mostra a Roma. Da giovedì infatti presso Contemporary Cluster (via dei Barbieri, zona Campo de’ Fiori, Roma), ecco schierata la produzione più celebre di Poltronova, marchio nato negli anni Sessanta più come alto artigianato che come omologo dei grandi brianzoli.

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In una fase storica in cui i grandi marchi del design passano in mani poco sensibili di fondi di investimento domestici o esteri, ecco un anniversario gioioso di un paio di manufatti che celebrano il genio italico più scanzonato (e son rimasti italiani). Lo specchio Ultrafragola e la poltrona Joe compiono cinquant’anni e vengono celebrati in una piccola mostra a Roma. Da giovedì infatti presso Contemporary Cluster (via dei Barbieri, zona Campo de’ Fiori, Roma), ecco schierata la produzione più celebre di Poltronova, marchio nato negli anni Sessanta più come alto artigianato che come omologo dei grandi brianzoli.

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In quegli anni, in quel della Toscana, nasceva il design radicale, e Ettore Sottsass, autore tra l’altro dell’Ultrafragola, faceva l’art director dell’azienda (prima che si usasse questa definizione). Il suo specchio e il guantone di De Pas, D’Urbino, Lomazzi, insieme a tanti altri grandi classici – la Gherpe, la Mies di Archizoom, omaggio a van der Rohe – vengono presentati insieme a edizioni speciali riaggiornate e reimmesse sul mercato; dunque non solo festeggiamenti ma anche nuova vita per queste produzioni, in tempi speranzosi, come spiega al Foglio il curatore Gabriele Mastrigli.

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Tempi in cui sulle riviste di settore si vedono armadi ospedalieri e gadget sanitari: così vale la pena buttarsi piuttosto sull’estetica radicale, anche in funzione scaramantica. In mostra anche la panca Luxor di Superstudio, in radica di noce, che prende in giro i mobili del salotto buono, e che sarà poi la progenitrice dei mobili quadrettati Quaderna. E il “Commutatore-sistema disequilibrante” di Ugo La Pietra, specie di altalena-sdraio con superpoteri, trampolino per capire la città, mai messo in produzione (con anche il film-manuale di istruzioni del commutatore, “Per oggi basta”).

 

Mostra nella mostra, “La casa non domestica,” citazione dal numero storico del 1971 della rivista milanese “IN – Argomenti e immagini di design”, dedicato al tema della “distruzione dell’oggetto”. Lì per i curatori, i fiorentini Archizoom e Superstudio, gli oggetti non sono più destinati a portare avanti significati specifici. Distruggerli significa sfidare le tradizionali strutture formali dell’ambiente costruito (da tutte quelle distruzioni naturalmente, come sempre, sono nati grandi classici).

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