A Sanremo la valletta più brava è un uomo

Manuel Peruzzo

Drusilla Foer ha dimostrato di saper tenere il palco, cantare, recitare: quello che una volta era basilare per il varietà oggi ci pare rivoluzionario. Facciamo finta di non avere sentito la mezza bestemmia (lo scambio con Iva Zanicchi invece è inventato davvero)

La valletta più brava per il momento è un uomo. La nostra Mrs. Doubtfire è la mitica Drusilla Foer, cioè il personaggio dell’attore Gianluca Gori, una via di mezzo tra la bellezza di Marlene Dietrich, l’intelligenza di Marie Curie, e lo svirgolare di Germano Mosconi, la quale ci ha dimostrato che ogni pregiudizio era mal riposto (o meglio, si tentava d’arginare le esagerazioni dei suoi sostenitori che parlavano di una rivoluzione televisiva; Paolo Poli il mazzo di fiori ve lo lancerebbe in un occhio). Si dirà che è stata scelta solo perché travestita, e quindi? Ha dimostrato di saper tenere il palco, cantare, recitare (quello che una volta era basilare per il varietà oggi ci pare rivoluzionario). 

 

La marcia in più nello spettacolo. Sarà il testosterone? 

 

Nel monologo finale era un po’ Mary Poppins senza ombrello che ci diceva che siamo tutti unici e irripetibili e bellissimi. La realtà sociale performativa di cui parla Judith Butler funziona più sul quel palco che nelle nostre vite, dopotutto Elisabetta Canalis può convincerci che la Liguria sia una regione bellissima dove non si dorme mai e ci si diverte da pazzi, e ce lo dice da un attico a Los Angeles senza aver messo piede a Ospedaletti o a Finale ligure (che è forse l’unico modo per entrare nella parte). Drusilla però non era lì solo come personaggio ma a simbolo d’inclusività delle minoranze e dell’ennesima morte del patriarcato (che poi il colpo di grazia lo dia un uomo in parrucca è un altro discorso…).

   

 

Il momento migliore è stato quando Drusilla è uscita travestita da Zorro e ha detto: “Ho pensato di fare qualcosa di eccentrico e anche per gentilezza: per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travestì, sicché mi sono travestita”. Poi si è tolta i baffi e le è “sfuggita” una mezza bestemmia (ma pure l’Osservatore Romano gliela perdonerà: in caso di scomunica può sempre cambiare nome al personaggio, nuova vita, nuova identità, nuova unicità). Abbiamo fatto tutti finta di niente, non siamo mica al Grande Fratello (e qualche battaglia dovremo pur lasciarla a Mario Adinolfi).

   

  

Oggi in molti condividono divertiti uno scambio di battute che non è mai avvenuto e che non abbiamo mai sentito. Quello in cui Drusilla avrebbe detto a Iva Zanicchi che ha qualcosa in più di lei: la cultura. Peccato che a suggerirlo sia stata proprio la Zanicchi (troppo di destra per piacere al pubblico giovane sanremese che invade i social network). In realtà lo scambio è stato molto più autoironico e Foer non aveva la malizia immaginata dagli avvelenati in cerca di continui messaggi edificanti (da “non essere razzista” a “sii gentile con il prossimo”, e ricordate di salutare sempre). Ma che ci importa della realtà?

  

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