L'INTERVISTA

Fazio: "Niente no vax in tv, ritorniamo ai fondamentali"

Salvatore Merlo

“C'è chi guida contromano in autostrada, ma non ci costruirei un giornale o un talk-show”. Parla il conduttore Rai, che dal 3 ottobre torna in tv con "Che tempo che fa"

Riprende il 3 ottobre con “Che tempo che fa”. E la prima cosa che balza all’occhio (o all’orecchio) è che Matteo Salvini non si occupa più di lui. “L’ha fatto per centoventitré volte, diciamo che non ne sento la mancanza”. Le ha contate? “Fino a un certo punto, poi mi sono perso”. Ma è cambiato Salvini o è cambiato lei, Fabio Fazio? “Di sicuro non sono cambiato io, a parte la barba bianca e lunga”. E qui uno si può immaginare cosa le abbia detto Luciana Littizzetto. “Per fortuna ancora non mi ha visto. Sembro Babbo Natale, o forse sono così noioso che mi si è imbiancata la barba. Ecco. Me lo dico da solo. Così anticipo le battute”. Noioso e buonista. “Veramente vorrei applicare solo un po’ di buon senso in televisione. Mi sembra di vivere in un mondo impazzito, dall’Afghanistan a quelli che non si vogliono vaccinare mentre il virus fa milioni di morti. Ci tocca leggere di professori universitari contrari al green pass, nell’anno in cui è stata sconfitta la poliomielite nel mondo. Viene in mente quel libro di Roberto Vacca che si intitolava ‘Medioevo prossimo venturo’. Ci siamo. E senza nemmeno la spiritualità del Medioevo”. Quindi da lei niente No vax messi a tu per tu con i virologi? “E’ il momento di essere un po’ assertivi. Bisogna ricominciare come in prima elementare, dai fondamentali: dalla A di Abecedario”. Cioè? “Lì fuori c’è anche chi va contromano in autostrada. Ma non ci fai un giornale o un talk-show, invitandoli a parlare di guida sicura con il comandante della polizia stradale. Non sono posizioni paritarie”. Eppure c’è chi lo fa. 


Fedele Confalonieri ha detto proprio su questa colonna che i No vax servono alla sceneggiatura del talk-show. “Certo. Ma poi tutto questo ha degli effetti, perché non è vero che il pubblico sa sempre distinguere. Il pubblico ci crede. Si appassiona. In taluni programmi vengono dette cose terribili, anche violentissime. E se però in tv tutto finisce lì, una volta spente le telecamere, per la gente fuori non è così. La finzione e la recita non vengono percepite come tali. Le parole possono fare molto male. Edoardo Sanguineti quando venne a Sanremo nel 1999 disse ai giovani in concorso che ‘le parole sono importantissime, non sprecatele’. Questo vuol dire che dobbiamo chiudere qui la nostra conversazione, ma vuol dire anche che chi parla in tv ha una grande responsabilità. Ovviamente si può dire e fare tutto, ma bisogna assumersela questa responsabilità. E sono certo che chi dà voce all’anti scienza, poi, se finisce sotto i ferri per l’appendicite, vuole essere operato da un chirurgo. Non dal mago do Nascimento”. E la libertà d’espressione? “Se tu non ti vaccini e resti a casa senza uscire mai, sono fatti tuoi. Ma se esci, non esiste una libertà di contagiare”. 


Un’ultima curiosità, visto che dobbiamo chiudere per evitare lo spreco di parole: lei ha ospitato Berlusconi in studio. Appena cinque anni fa sarebbe stato impensabile. E sembrava pure starle simpatico. Se non al Quirinale, dove lo vedrebbe bene? “Per fortuna non tocca a me dirlo. Però vi racconto una cosa”. Prego. “Prima dell’intervista la sua segreteria mi aveva detto che Berlusconi voleva parlarmi in privato. Da solo. A quattr’occhi. E la cosa mi preoccupava. Mi chiedevo quale grossa notizia dovesse darmi: un nuovo partito? Non dico che ero in ansia, ma quasi. Sennonché arriva il giorno dell’intervista. E lui è in ritardo. Ci sono appena tre minuti prima che inizi la trasmissione. Quindi corro, trafelato, mentre i secondi volano. Esco dallo studio, attraverso il cortile, e lo raggiungo in camerino. Lui mi saluta, chiede a tutti di uscire. E quando finalmente siamo soli mi dice: ‘Lei deve tagliarsi la barba’”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.