Nelle case dei Big Brother in cui si parla di tutto tranne di ciò di cui tutti parlano
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Nonno sarai tu
Dove eravamo tutti il 6 febbraio? Chi per strada, chi al lavoro, chi in vacanza. Si potevano prendere gli aerei e anche i treni per qualsiasi motivo, o anche senza motivo. Passeggiavamo, andavamo in motorino in due, la mascherina sembrava un orpello da dentisti oppure da turisti asiatici. Abbracciavamo nonni, genitori, vicini di casa, coinquilini e quando dovevamo usare una maniglia per aprire una porta o pigiare un pulsante per entrare in ascensore non ricorrevamo a strane contorsioni per evitare che le mani – le nostre mani fatte proprio per aprire, sfiorare e pigiare – toccassero superfici troppo toccate da altri. Il 6 febbraio il mondo era così e per quattordici persone, sette donne e sette uomini, che quel giorno sono entrate in una casa a Colonia e sono ancora lì dentro, continua a essere così. Quando i quattordici concorrenti del Grande Fratello tedesco sono entrati nella casa di tutte le case, il virus era fermo in Cina, a Wuhan. In questo mese è accaduto di tutto, l’Italia è andata in lockdown, poi la Spagna, poi la Francia, e anche la Germania pensa a come proteggersi. Ma i quattordici inquilini non sanno nulla, come marziani vivono ancora nel mondo come lo conoscevamo prima. Quando i media tedeschi se ne sono accorti, in un momento di distrazione qualcuno deve aver pensato anche alla casa del Grande Fratello a Colonia, hanno subito contattato i produttori dello show televisivo che hanno risposto che, secondo le regole, non c’è motivo di aggiornare i concorrenti su cosa accade all’esterno. Il programma ha la sue leggi e gli abitanti della casa vengono informati, da regolamento, soltanto in circostanze particolari, come gravi problemi famigliari.
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