La conferenza stampa del direttore di Rai 2 Carlo Freccero (Foto Imagoeconomica)

Povera patria show

Salvatore Merlo

Freccero presenta la sua nuova Raidue pop-sovranista. Sarà un disastro, ma lui ha l’aria di divertirsi un mondo

Roma. Deborda, esonda, un bestione incontenibile che i Cinque stelle credono di avere dalla loro parte. Ma forse più lo sentono vicino e meno lo conoscono, perché nessuno mai riesce a controllarlo: l’impressione d’altra parte è che lui non controlli nemmeno se stesso. E allora Carlo Freccero racconta la Raidue che farà da nuovo direttore, quindi disegna nell’aria un programma “che vorrei chiamare Ottavo Blog”, dice. “Una rassegna stampa di tutte quelle notizie che, come sapete, non devono essere date”, aggiunge. “Quelle che vengono censurate dai media”, spiega. “L’attualità secondo internet”, precisa. “Quello che i giornali del politicamente corretto sporcano con l’aggettivo di ‘complottista’”, puntualizza. Poi una frase misteriosa: “Raidue sarà il cigno nero dell’informazione”. Cioè? “Voi non avete raccontato i gilet gialli, avete esaltato Macron ormai bruciato, non avete capito Trump. Noi racconteremo le notizie scomode e pericolose”.

 

E allora sentendolo parlare, a un certo punto – “mi sono consultato molto con l’amministratore delegato Fabrizio Salini” – è impossibile non chiedergli: ma non è che invece ti sei consultato molto con Marcello Foa? Cioè con l’incongruo presidente della Rai, quello che ritwitta notizie sulle cene sataniche di Hillary Clinton ed elenca su internet i “12 vaccini che provocano uno choc molto forte al corpo del bambino”? Chissà. Dice di no, Freccero. “Con Foa mi confesserò oggi”. Nulla infatti nella sua biografia lascerebbe credere che egli sia un mattoide del web, un estremista del no euro, uno di quelli che credono alle sirene, ai chip sotto pelle o al grande complotto universale – rinverdito dal sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia – secondo cui l’uomo non è mai sbarcato sulla luna.

 

Eppure quello che Freccero descrive, il palinsesto della nuova Raidue, è un generoso affastellarsi di roba che certi considerano mattane. Mattane di successo, certo. Mattane di governo. “Avremo un programma che tratterà del rapporto tra economia e politica”. S’intitolerà “Povera Patria”. La linea? “Ci chiederemo se la Patria possa essere ridotta ad azienda. Se sia giusto che in Europa i governi non possano più decidere nulla perché devono ottemperare a delle regole, come il rapporto deficit/Pil. Ci chiederemo se questa è l’unica economia possibile, o se invece esistono altre teorie”. Una nave dei folli? Il blog di Grillo? “E vi ho detto appena un quinto delle cose che ho in mente di fare”, sorride. “L’informazione sarà centrale”, promette. “Odio il pensiero unico”. E chi sarebbe il pensiero unico? “Voi del Foglio”.

 

Fa l’arrabbiato, l’offeso, il conte di Montecristo tornato a far vendetta degli sgarbi subiti. Parla e parla, e sbatte i pugni, e s’infuria quando ricorda il suo allontanamento dalla Rai, “ho subìto nefandezze”. Ma lo dice con l’aria di chi si sta divertendo tantissimo. Così, sulle ali di un’euforia istrionica, più intuizione che ponderazione, suona le trombe della riscossa, passando da un “per me questa è la rivincita” a “è finito Berlusconi ed è finito Renzi. Finalmente”. Adesso ci sono Di Maio e Salvini. “Faccio tornare Luttazzi”, dice, e magari pure Grillo. Ma forse manda via Luca e Paolo. E un po’ l’impressione è che i suoi siano cazzeggi, scenografia che fa da sfondo all’occupazione del nuovo potere in Rai, alla nascita di un regime strampalato che s’impossessa della televisione pubblica. Alla fine potrebbe anche perdere la sua allegria da monello, Freccero. L’assalto della politica presto o tardi potrebbe immalinconirlo. O rovinarlo.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.