(Foto di Ansa) 

Un-match tra il colosso e Tinder

Google fa la parte di chi “non deve chiedere, mai” con le app di dating

Giuseppe De Filippi

La famosa applicazione ha sanzionato il motore di ricerca per "abuso di potere negli acquisti su Play Store": ne è nato un diverbio legale e non solo

Fin troppo semplice riconoscere il buon diritto a scegliersi il miglior partner da parte del big mondiale dei fidanzamenti online, quel Match Group da cui è controllata Tinder e tutta la galassia, appunto, del matching tra esseri umani. Insomma, sembra logico che siano versati nel ramo e che siano ideologicamente orientati a difendere la massima libertà di scelta e la massima disponibilità di opzioni. Invece si sono ritrovati, dopo anni, sì fidanzati ma senza possibilità di rompere l’impegno con Google e i suoi servizi online. E ne è nata la causa legale tra il gruppo delle app e il super gigante della ricerca online e dell’intelligenza artificiale. Tutto nasce dall’imposizione dell’uso dell’App Store di Google, con i suoi costi, regole e sistemi di pagamento, per le app di Match Group. E’ diventato una tassa, ci stanno tagliando tutte le alternative, dicono i proprietari della galassia di servizi per cercatrici e cercatori di rapporti personali. La risposta di Google è un po’ da prepotenti, per restare nell’ambito del dating sembra di avere a che fare con quello che “non deve chiedere, mai”, raccontato in una vecchia pubblicità. Andate pure sul mercato aperto, qui le regole sono queste, è la loro risposta. Ma la questione non si risolve così facilmente e, tra i due, vale la pena di mettere il dito. Perché riguarda l’offerta di tutti i servizi innovativi in circolazione e non sembra ragionevole che due grandi collettori, quello di Apple (sfidato in passato per una vicenda simile, legata a una piattaforma di giochi) e quello di Google siano anche i controllori del traffico e siano in grado di intervenire in modo quasi unilaterale su prezzi e condizioni. Gli sviluppatori indipendenti di app e servizi, le cosiddette terze parti, sono vitali per l’economicità e l’efficienza della rete. Con la prepotenza dei due grandi vengono progressivamente messi ai margini o indeboliti. Ma proprio da chi si occupa professionalmente di fidanzamenti può venire l’allarme, perché si capisca che non conviene sottovalutare, o umiliare, le terze parti.

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