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Come si lascia Huawei

Eugenio Cau

Quanto costa e quanto è difficile eliminare l’azienda cinese dalle reti 5G, come vorrebbe fare Boris

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Milano. Fino a pochi mesi fa, il governo britannico era convinto che non avrebbe avuto problemi a mantenere alcuni componenti prodotti dall’azienda cinese Huawei dentro alla sua rete nazionale 5G. Il piano del governo di Boris Johnson, annunciato a gennaio di quest’anno, era di limitare Huawei alla periferia della rete, dove non passano dati sensibili e dove, anche se le cose fossero andate male, sarebbe stato possibile contenere i danni. Ieri Boris ha cambiato idea, la nuova valutazione è che Huawei è incompatibile con la sicurezza nazionale di un paese occidentale. Ma adesso che il Regno Unito ha deciso di eliminare Huawei dalle sue reti 5G sorge un problema: come si fa? Londra ha ipotizzato la data del 2027 come termine ultimo della dehuaweizzazione, e il fatto che si immagini che ci vorranno sette anni è indicativo di quanto l’azienda cinese è integrata nelle reti britanniche, e non solo. 

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Milano. Fino a pochi mesi fa, il governo britannico era convinto che non avrebbe avuto problemi a mantenere alcuni componenti prodotti dall’azienda cinese Huawei dentro alla sua rete nazionale 5G. Il piano del governo di Boris Johnson, annunciato a gennaio di quest’anno, era di limitare Huawei alla periferia della rete, dove non passano dati sensibili e dove, anche se le cose fossero andate male, sarebbe stato possibile contenere i danni. Ieri Boris ha cambiato idea, la nuova valutazione è che Huawei è incompatibile con la sicurezza nazionale di un paese occidentale. Ma adesso che il Regno Unito ha deciso di eliminare Huawei dalle sue reti 5G sorge un problema: come si fa? Londra ha ipotizzato la data del 2027 come termine ultimo della dehuaweizzazione, e il fatto che si immagini che ci vorranno sette anni è indicativo di quanto l’azienda cinese è integrata nelle reti britanniche, e non solo. 

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Per ora, il governo britannico ha imposto un blocco degli acquisti da Huawei entro la fine dell’anno, e l’eliminazione dei componenti dell’azienda cinese soltanto dalle reti 5G, e non da quelle più vecchie come il 4G. Inoltre, il governo lancerà una consultazione sulla possibilità di eliminare Huawei anche dalle reti in fibra ottica. Il 5G sembra una novità assoluta, ma in realtà in molti paesi, compresi il Regno Unito e l’Italia, la costruzione dell’infrastruttura è già a buon punto, e Huawei gioca una parte importante: molte aziende di telecomunicazioni si affidano all’azienda cinese perché i suoi prodotti sono di alta qualità e a basso prezzo (i concorrenti sostengono che queste due qualità apparentemente antitetiche si possono ottenere soltanto quando hai la potenza del governo cinese dietro di te, anche se ovviamente Huawei sostiene di essere un business privato e di non avere niente a che fare con il regime di Pechino).

 

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Ieri, prima che la decisione del governo britannico fosse ufficializzata, Philip Jansen, il capo di British Telecom (da qualche anno il nome ufficiale è BT) aveva detto alla Bbc che se il governo avesse imposto una rimozione di Huawei da tutte le reti di telecomunicazione sarebbe stato “impossibile farlo in meno di 10 anni”, e che questo avrebbe provocato enormi problemi: interruzioni del servizio e perfino rischi di “sicurezza sul breve termine”. Secondo Jansen, se viene fatto divieto di commerciare con Huawei diventa impossibile comprare gli aggiornamenti software necessari per mantenere le infrastrutture al passo con i tempi. Se invece bisogna rimuovere Huawei soltanto dalla rete 5G, ha detto il capo di BT, dovrebbero volerci all’incirca cinque anni, ma il costo sarebbe comunque importante: a gennaio, quando il governo britannico decise che le quote di mercato di Huawei nelle reti 5G non avrebbero dovuto superare il 35 per cento, BT stimò che per mantenere Huawei sotto a quel limite gli operatori britannici avrebbero dovuto spendere all’incirca 500 milioni di sterline, parte dei quali sarebbero stati scaricati sui consumatori.

 

Ora che la rimozione deve essere totale è probabile che i costi aumenteranno. Secondo il Guardian, all’incirca i due terzi delle infrastrutture 5G costruite da BT è composto da prodotti di Huawei (l’altro terzo è fatto dalla finlandese Nokia), mentre Vodafone nel Regno Unito si affida a Huawei per circa un terzo delle sue infrastrutture (i restanti due terzi sono costruiti dalla svedese Ericsson). Ieri Huawei ha fatto sapere che la decisione di Londra danneggia “l’economia digitale”. Al contrario Ericsson, principale concorrente dell’azienda cinese, si è detta immediatamente pronta a “collaborare con gli operatori del Regno Unito per rispettare i loro programmi”.

 

E dunque il decoupling tecnologico tra Huawei e l’occidente rischia di essere complicato e costoso, ma sempre più difficile da evitare. Le ragioni geopolitiche si mischiano a ragioni tecniche: dopo che l’Amministrazione di Donald Trump ha vietato a Huawei l’accesso a gran parte delle tecnologie americane, specialmente quelle legate ai microchip che grazie a un gioco complesso di licenze e brevetti sono praticamente ubique, nel futuro potrebbe diventare sempre più difficile per l’azienda cinese produrre componenti di alto livello per le reti 5G. Per ora questo problema non si è ancora posto, e Huawei lavora per produrre tecnologia autoctona, ma creare un’industria di microprocessori di alto livello è difficilissimo, lo stato cinese ci prova da decenni e ancora non c’è riuscito. Due giorni fa Huawei, che è un’azienda non quotata, ha pubblicato risultati economici in crescita per la prima metà del 2020. Il business delle infrastrutture di rete vale il 35 per cento delle sue entrate totali.

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