(foto LaPresse)

Alla grande fiera tech di Barcellona c'è il fuggi fuggi da coronavirus

Eugenio Cau

Molte aziende rinunciano a partecipare per paura di contagi e voli bloccati. La “no handshake policy” e l’influenza cinese

Milano. Il Mwc di Barcellona è una delle più grosse fiere di tecnologia del mondo, la più grande per quanto riguarda il mobile, cioè smartphone e tecnologia di rete. (Nota a margine: un tempo Mwc stava per Mobile World Congress, ma poi qualche genio del marketing ha deciso che la sigla stava bene da sé, e adesso i giornalisti sono incoraggiati a scrivere Mwc, che non è più un acronimo ma un brand). La fiera attira ogni anno centinaia di migliaia di persone che spesso pagano migliaia di euro per partecipare, assistere alle conferenze stampa di lancio dei nuovi smartphone accalcati gli uni agli altri, fare la fila tutti stretti per poter toccare i modelli in anteprima, passeggiare tra gli stand di grandi aziende e delle startup, di solito in compagnia di masse enormi di gente. Siccome la fiera riguarda la tecnologia mobile, e siccome le aziende asiatiche sono tra le più forti nel settore, il Mwc è anche pieno pieno di persone – manager, dipendenti, curiosi – che vengono dalla Cina. E insomma avete capito dove si va a parare: al Mwc è scoppiata al fobia da coronavirus.

 

La prima defezione è arrivata da LG: l’azienda coreana, che di solito ha una presenza grossa a Barcellona, ha annunciato la settimana scorsa che avrebbe ritirato la sua partecipazione alla fiera per “eliminare il rischio di esporre centinaia di dipendenti ai viaggi internazionali, che sono già diventati più restrittivi man mano che il virus si espande tra i confini”. E dunque la paura è doppia: da un lato c’è quella immediata di infettarsi, durante il volo aereo o in fiera, dall’altro la paura di non poter tornare più a casa: il Mwc termina il 27 febbraio, stai a vedere che per quella data i voli intercontinentali saranno bloccati. Meglio non correre il rischio.

 

Nei giorni successivi, la cinese Zte ha annunciato che non avrebbe ritirato del tutto la sua presenza ma avrebbe annullato l’affollata conferenza stampa. Poi sono arrivate le defezioni di Ericsson (la cui assenza sarà la più dolorosa per i giornalisti, perché nello stand enorme dell’azienda svedese ci sono sempre punti ristoro gratuiti in cui si mangia molto bene), Nvidia, Amazon e Sony. È probabile che altre seguiranno. Alcune di queste aziende hanno detto che per annunciare i loro prodotti e mostrare le novità tecnologiche faranno eventi più piccoli, locali, altre che faranno tutto via video, con dirette su YouTube o su altre piattaforme.

 

L’organizzazione del Mwc è disperata e cerca in tutti i modi di contenere i danni. Negli ultimi giorni ha emesso un poco democratico divieto d’ingresso alla fiera a tutti i cittadini della provincia cinese dello Hubei, quella che ha Wuhan come capoluogo, e obbligherà tutti i partecipanti che hanno viaggiato in Cina a dimostrare che non ci sono stati nei 14 giorni precedenti all’evento. Ha annunciato che aumenterà la frequenza delle pulizie e rafforzerà lo staff medico, presterà particolare attenzione alla disinfezione dei microfoni e soprattutto renderà obbligatoria una “no handshake policy”: a Barcellona ci si saluterà facendo ciao con la mano, niente contatto fisico. Il fuggi fuggi è così generalizzato che alcune aziende, per esempio la cinese Xiaomi, hanno dovuto emettere comunicati in cui confermano la loro presenza e assicurano che tutti i dipendenti cinesi saranno tenuti fuori dal paese per 14 giorni prima dell’inizio dell’evento.

 

La grande crisi sanitaria del Mwc è anche un simbolo dell’influenza che la Cina esercita sul mondo della tecnologia. Quando il paese asiatico va in crisi, è un po’ tutto il sistema che comincia a tentennare.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.