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La carica degli indiano-americani

Redazione

Ibm nomina un nuovo ceo di origini indiane: chi l’ha già fatto ha avuto successo

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Ibm, storico gigante tecnologico americano, padre, concorrente e modello di tutte le grandi compagnie della Silicon Valley da Microsoft a Google, ha annunciato ieri un cambio di ceo: Ginni Rometty, che era arrivata al vertice nel 2012 e ha guidato la società in una transizione tecnologica a volte complicata, ha lasciato l’incarico in favore di Arvind Krishna, veterano in azienda da oltre trent’anni, ingegnere naturalizzato americano ma di origini indiane. La nomina di Krishna, salutata con un rialzo del titolo in Borsa del quattro per cento, segna una coincidenza interessante nel business innovativo americano: i ceo di ben quattro delle più importanti aziende tech degli Stati Uniti sono di origine indiana. Sundar Pichai da poche settimane ha assunto il titolo di ceo di Alphabet, la compagnia madre di Google; Satya Nadella è dal 2014 ceo di Microsoft; Shantanu Narayen è ceo di Adobe (la compagnia di Photoshop, per intenderci) dal 2007. C’è un’altra coincidenza interessante: finora, questi ceo indiano-americani (hanno tutti cittadinanza statunitense) hanno avuto enorme successo. Per Pichai è stato facile: ha ricevuto in dote una compagnia che andava già a gonfie vele. Nadella, invece, è riconosciuto nell’ambiente come l’uomo che ha letteralmente salvato Microsoft – e l’ha fatto puntando sulle tecnologie cloud. Narayen ha portato Adobe a risultati record, anche lui investendo sul cloud. E – indovinate? – il compito che è stato affidato a Krishna in Ibm è quello di dare nuovo slancio all’azienda grazie al cloud, anche in seguito all’acquisto della compagnia di software Red Hat, da lui propiziato. E mentre Ibm spera che il talento degli indiano-americani le porti fortuna, qui si tifa per questo quartetto magnificamente globalizzato, simbolo di un mondo che esalta il talento, e si spera che certe chiusure nazionaliste previste dall’Amministrazione americana, che per molto tempo ha meditato la rescissione dei visti speciali per i talenti tecnologici, non si realizzino mai.

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Ibm, storico gigante tecnologico americano, padre, concorrente e modello di tutte le grandi compagnie della Silicon Valley da Microsoft a Google, ha annunciato ieri un cambio di ceo: Ginni Rometty, che era arrivata al vertice nel 2012 e ha guidato la società in una transizione tecnologica a volte complicata, ha lasciato l’incarico in favore di Arvind Krishna, veterano in azienda da oltre trent’anni, ingegnere naturalizzato americano ma di origini indiane. La nomina di Krishna, salutata con un rialzo del titolo in Borsa del quattro per cento, segna una coincidenza interessante nel business innovativo americano: i ceo di ben quattro delle più importanti aziende tech degli Stati Uniti sono di origine indiana. Sundar Pichai da poche settimane ha assunto il titolo di ceo di Alphabet, la compagnia madre di Google; Satya Nadella è dal 2014 ceo di Microsoft; Shantanu Narayen è ceo di Adobe (la compagnia di Photoshop, per intenderci) dal 2007. C’è un’altra coincidenza interessante: finora, questi ceo indiano-americani (hanno tutti cittadinanza statunitense) hanno avuto enorme successo. Per Pichai è stato facile: ha ricevuto in dote una compagnia che andava già a gonfie vele. Nadella, invece, è riconosciuto nell’ambiente come l’uomo che ha letteralmente salvato Microsoft – e l’ha fatto puntando sulle tecnologie cloud. Narayen ha portato Adobe a risultati record, anche lui investendo sul cloud. E – indovinate? – il compito che è stato affidato a Krishna in Ibm è quello di dare nuovo slancio all’azienda grazie al cloud, anche in seguito all’acquisto della compagnia di software Red Hat, da lui propiziato. E mentre Ibm spera che il talento degli indiano-americani le porti fortuna, qui si tifa per questo quartetto magnificamente globalizzato, simbolo di un mondo che esalta il talento, e si spera che certe chiusure nazionaliste previste dall’Amministrazione americana, che per molto tempo ha meditato la rescissione dei visti speciali per i talenti tecnologici, non si realizzino mai.

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