Facebook prova a vaccinarsi dai no vax

Enrico Cicchetti

Il social network sta studiando come diminuire la visibilità delle fake news sui vaccini, in collaborazione con diversi esperti di salute pubblica. È un primo passo, ma resta il problema delle altre piattaforme

In Italia, l'ultimo caso in ordine di tempo è stato quello di un ex medico free vax che su Facebook cercava un bambino con la parotite per un “esperimento non meglio specificato. Scherzava, dice. Ma la lista è lunga: dal debunker David Puente bannato dal social network di Mark Zuckerberg su segnalazione di un gruppo di antivaccinisti, al gigantesco rapporto del Guardian che spiega come le moltissime e strutturate reti no vax creino un feedback nell'algoritmo, che spinge gli utenti verso camere dell'eco in grado di diffondere disinformazione senza difficoltà. Con il riemergere dei focolai di morbillo e altre malattie infettive, Facebook è sotto pressione da tempo per il suo ruolo nel veicolare fake news sui vaccini. Ora, anche grazie alle iniziative di alcuni legislatori americani, sembra che Menlo Park stia pensando a una soluzione per arginare la visibilità dei gruppi no vax sulla sua piattaforma.

   

   

Un rappresentante di Facebook che ha voluto mantenere l'anonimato, ha spiegato alla rete americana Cnn, che il social sta studiando le modalità per porre un freno alla disinformazione veicolata sulla sua piattaforma, in collaborazione con diversi esperti di salute pubblica. A quanto pare, non si potranno eliminare i gruppi contro i vaccini ma si sta pensando a cambiare le regole interne sui messaggi pubblicitari e a introdurre misure per diminuirne la visibilità. Le comunità no vax, come tutti i contenuti su Facebook, non vivono nel vuoto pneumatico: sono collegate ad altre pagine e gruppi che condividono la stessa visione. Una delle soluzioni che adotterà Menlo Park, per esempio, sarà quella di non fare apparire questi contenuti nella lista dei gruppi raccomandati dalla piattaforma. Anche i messaggi di disinformazione sui vaccini verranno messi in fondo alla pagina delle news del social network, mentre i motori di ricerca usati dagli utenti di Facebook non daranno risalto a questi gruppi. Una ricerca condotta su Facebook dalla stessa Cnn sul termine “vaccini” ha diretto l'utente immediatamente ai gruppi anti vaccinisti. Con le nuove misure questo non dovrebbe più accadere. 

      

Ma non è solo un problema di Facebook. Un'inchiesta di BuzzFeed della settimana scorsa ha indagato il potere di YouTube, una fonte sempre più popolare per ottenere informazioni sulla salute. Ricerche relative ai vaccini – come “dovrei vaccinare i miei figli” – spesso restituiscono risultati e raccomandazioni per video che descrivono i vaccini come pericolosi e dannosi. BuzzFeed racconta che una ricerca su YouTube per “immunizzazione” in una sessione non collegata a dati personalizzati o alla cronologia dell'utente ha prodotto un risultato di ricerca iniziale per un video di Rehealthify che afferma che i vaccini aiutano a proteggere i bambini da determinate malattie. Tutto ok? Sì, se non fosse che il primo video suggerito di seguito dalla piattaforma è un video no vax del canale di Larry Cook (proprietario del popolare sito web anti-vaccinazione StopMandatoryVaccination.com), dal titolo piuttosto eloquente: “Una mamma fa ricerche sui vaccini, scopre gli orrori della vaccinazione e diventa free vax”. Per ora YouTube ha pubblicato solo un post sul blog, dove annuncia che modificherà il suo algoritmo di raccomandazione per gestire meglio i video cospirazionisti e per ridurre la diffusione di disinformazione dannosa. Ma, come spiega BuzzFeed, se alcuni dei video anti vax su YouTube sono autentici complotti e potrebbero essere influenzati dalle modifiche del sistema, il pericolo è un altro, più difficile da arginare. I vlogger più popolari guardano in camera e raccontano in maniera diretta la loro giornata o quanto è eccezionale un prodotto. Narrative in prima persona, testimonianze che piacciono agli utenti e quindi vanno forte su YouTube: il contenuto più interessante è spesso il più sensazionale. Il flusso costante di video di genitori in lacrime che credono sinceramente che i vaccini abbiano danneggiato i loro figli continuano a fomentare il movimento no vax tramite l'algoritmo. E non è chiaro cosa intenda fare YouTube con questi contenuti.

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