Cédric Villani (foto LaPresse)

Il sesso matematico

Mauro Zanon

Piacere e dare piacere, anche con i numeri e la politica. Chi è Cédric Villani, il dandy geniale incoronato a Parigi capofila del macronismo

Parigi. Quando l’hanno visto sbarcare con la sua cravatta Lavallière e l’abituale spilla a forma di ragno sul bavero della giacca, presentandosi come il candidato locale della République en marche (Lrem), tutti credevano si trattasse di uno scherzo. Non vorrete mica dirci che il tipo stravagante che ha vinto la medaglia Fields e indossa panciotti variopinti con orologi nel taschino è stato scelto dal presidente Emmanuel Macron per fare campagna nella periferia sud di Parigi? Suvvia, non è possibile, si erano detti gli abitanti dell’Essonne. E invece, alle elezioni legislative di giugno, Cédric Villani, il genio francese della matematica insignito della Legion d’onore nel 2011, ha vinto, anzi stravinto nella sua circoscrizione (è stato eletto con il 69,36 per cento, ai danni della candidata gollista, inizialmente considerata strafavorita, Laure Darcos), diventando deputato della maggioranza Lrem e, in pochi mesi, uno dei volti più emblematici della macronia.

 

Alle legislative, quando s’è presentato candidato nella periferia sud di Parigi, tutti pensavano che fosse uno scherzo. Ha stravinto

“Anche quelli che non votavano per me mi auguravano buona fortuna”, ricorda oggi trionfante, prima di aggiungere: “Coloro che si occupano di materie scientifiche sono molto apprezzati dai francesi, il Cnrs (il Centro nazionale di ricerca scientifica di Parigi, ndr) beneficia di una popolarità del 90 per cento, mentre i politici sono agli ultimi posti nell’indice di gradimento”. Ha fatto campagna in Uber, narrano oggi coloro che l’hanno seguito nella quinta circoscrizione dell’Essonne, ha preso tanti appunti nelle sue Moleskine colorate, ha ingurgitato valanghe di informazioni, confrontato i punti di vista dei cittadini, sintetizzato, prodotto già molte soluzioni per la circoscrizione, e secondo uno dei suoi avversari politici “resterà lì per molto tempo”. “In quattro settimane, è riuscito più di noi in quattro anni a capire quali erano le problematiche della circoscrizione. Non cerca a tutti i costi di essere empatico come i politici all’antica che hanno un atteggiamento da assistenti sociali. E’ estremamente scrupoloso. Farà bene il suo lavoro, e resterà lì per molto tempo”, riconoscono gli sconfitti. Ma Villani, a 44 anni, sogna già in grande, e quando gli chiedono se aspira un giorno a far parte della squadra di ministri a disposizione del presidente Macron non si nasconde. “Il portafoglio della ricerca (attualmente il ruolo di ministro dell’Università, della Ricerca e dell’Innovazione è ricoperto da Frédérique Vidal), avrebbe un senso. Essere un giorno nell’esecutivo dopo aver mosso i primi passi nel potere legislativo, sarebbe logico. Tutto è possibile…”, dice oggi sibillino.

 

 

M, il magazine del Monde, gli ha dedicato la copertina la scorsa settimana (foto sopra), definendolo il “perfetto capocordata del macronismo”, colui che incarna al meglio il rinnovamento versione Macron e smentisce con le numerose missioni che gli sono affidate l’immagine di intellettuale eccentrico sconnesso dalla realtà dei cittadini comuni. “E’ sempre disponibile per partecipare a dei progetti, anche quando si tratta di andare in luoghi poco prestigiosi come nelle scuole elementari del centro della Francia”, spiega Étienne Ghys, matematico e professore all’École normale supérieure (Ens) di Lione, lì dove Villani insegna da quando aveva 27 anni. “All’Ens”, ricorda Ghys, “poteva restare diciannove ore di seguito nel suo ufficio. Oltre a essere brillante, è un oratore eccellente e carismatico. Ricordo che appena arrivato ha immediatamente affascinato i suoi studenti, notoriamente considerati esigenti”. E ha affascinato subito anche Macron, quando si sono incontrati per la prima volta.

 

Era il 2013. Villani presiedeva già da quattro anni il prestigioso istituto di ricerca Henri-Poincaré, da tre vantava la medaglia Fields, il Nobel della matematica per gli under 40, conferitogli per le sue scoperte nel campo delle equazioni differenziali e della fisica matematica, mentre Emmanuel Macron era ancora un perfetto sconosciuto. Il primo, europeista convinto, aveva bisogno del patrocinio dell’allora presidente della Repubblica François Hollande per organizzare una conferenza con il suo think tank Europa Nova, e all’Eliseo è un giovane consigliere ad aiutarlo nell’intento: Macron appunto. Tra i due, ci sarà subito una grande intesa, anche se nel 2014, per le elezioni municipali di Parigi, Villani deciderà di far parte del comitato scientifico della socialista Anne Hidalgo, futura rivale politica e ideologica dell’attuale capo dello stato. Questo passaggio non gli impedirà comunque di continuare a incontrarsi con il giovane liberale di Amiens, fino all’adesione definitiva al progetto di En Marche! nell’aprile 2016.

 

Il ministro dell’Istruzione gli ha affidato la missione di rilanciare la matematica in Francia. Il presidente lo porta sempre con sé

“Macron corrisponde totalmente a ciò che cercava. Una forza centrale, molto europea, aperta sulla modernità, cosciente delle sfide industriali, degli effetti di massa e del mondo dell’impresa”, riassume Guillaume Klossa, fondatore del pensatoio europeista Europa Nova, dove Villani ha mosso i primi passi in politica. E ancora: “Ha un eccellente senso politico, sa individuare i temi importanti per il futuro e quelli coerenti con il suo percorso”. Come riconosce lo stesso Villani, tuttavia, il suo approccio è molto manageriale, e molto poco politico, crede nella competenza, e non sopporta l’idea dell’uno vale uno sugli argomenti tecnici. E’ questo suo modo di affrontare il mondo, del resto, che ha convinto il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, un altro tecnico come lui, ad assegnargli la delicata missione per rilanciare la matematica in Francia. Delicata perché i francesi, secondo le indagini Pisa che valutano il livello di conoscenze degli adolescenti dei principali paesi industrializzati, sono agli ultimi posti. Due settimane fa, dopo quattro mesi di consultazioni, ha consegnato a Blanquer un rapporto con 21 misure per far amare questa disciplina spesso disprezzata, il cui “peso simbolico supera ampiamente il suo peso reale”, secondo le sue parole. Tra le principali misure del documento curato assieme all’ispettore ministeriale Charles Torossian, Villani propone di migliorare la formazione degli insegnanti di matematica, seguendo il famoso metodo Singapore, che ha reso gli studenti del paese asiatico i più bravi del mondo. Nel dettaglio: far imparare agli allievi meno argomenti, ma più dettagliatamente, farli concentrare sui fondamentali (addizioni, moltiplicazioni, frazioni, numeri decimali) affinché possano padroneggiarli perfettamente, prima di affrontare nozioni più complesse. La matematica, più in generale, dovrebbe diventare una “priorità nazionale”, secondo quanto auspicato da Villani, con la mobilitazione di tutti gli attori della scuola, dai rettori agli insegnanti, passando per gli ispettori e i politici che si occupano dell’Istruzione.

 

In attesa dei primi risultati, la popstar della matematica francese sta curando un rapporto sull’intelligenza artificiale che verrà pubblicato in primavera, un altro sull’avvenire istituzionale della Nuova-Caledonia, e un altro ancora sulle procedure di lotta all’evasione fiscale. Il 13 luglio 2017, pochi giorni dopo aver ottenuto uno scranno all’Assemblea nazionale, è stato nominato presidente dell’Ufficio parlamentare di valutazione delle scelte scientifiche e tecnologiche (Opecst), l’organismo che funge da collante tra il mondo politico e il mondo della ricerca. “Lavora come un dannato e non sta mai fermo”, dice chi lo conosce. Anche per questo, per il suo bisogno di concretezza, di fare e applicare le sue idee sul campo, riceve una sorta di trattamento di favore da parte della République en marche, che “accetta” di vederlo raramente al Parlamento. “Lo utilizziamo benissimo”, assicura una sua compagna di banco Lrem, Amélie de Montchalin, “è lì dove può dare il meglio di sé. Non serve a nulla metterlo nell’emiciclo per lo studio di un testo interminabile”. Villani, candidamente, risponde così alle accuse di assenteismo di certi avversari politici: “Se si è presenti all’Assemblea nazionale, si viene rimproverati, si dice che non facciamo niente. Ma in realtà c’è una frustrazione a essere lì soltanto per fare numero, quando si potrebbe essere utili a fare qualcosa da un’altra parte”.

 

Grande lavoratore, è un oratore eccellente e carismatico, dicono di lui. Affascina i suoi studenti. E nel 2013 ha affascinato anche Macron

Per Macron, è il modello perfetto per portare avanti le sue idee sul merito e l’eccellenza, il simbolo della “réussite” e della competenza. Ed è per questo che il presidente francese se lo porta sempre con sé, quando non è troppo impegnato con le equazioni. E’ stato in tournée in Africa, un continente che conosce bene e dove conta di esportare nei prossimi anni strutture di primissimo livello per la ricerca e l’impresa, sul modello del futuro campus Paris-Saclay, un grande polo scientifico, economico e urbano che sorgerà a sud della capitale francese. Ma è stato anche in Cina, dove Macron ha annunciato l’apertura di “nuove vie della seta” verso Parigi, e Villani ha vestito i panni del promotore dell’intelligenza artificiale. “In pochi mesi è diventato la mascotte barocca del nuovo potere”, scrive il magazine del Monde.

 

Il suo cv, a 44 anni, è già ben nutrito: professore all’Ens di Lione, ad Atlanta, a Berkley e a Princeton negli Stati Uniti. Tanto basta per suscitare una certa invidia tra i ricercatori del Cnrs, che non hanno mai preso sul serio questo dandy che considera la matematica un “piacere sessuale”. “Ho sempre cercato di uscire dagli schemi prefissati. All’Ens ero lo scienziato che frequentava i letterati. All’università, ero il matematico che parlava con gli esperti di statistica”, racconta. Nato il 5 ottobre 1973 a Brive-la-Gaillarde, nel Corrèze, lo stesso dipartimento di Jacques Chirac e François Hollande, è cresciuto in una famiglia di “intellettuali”, come lui stesso li definisce, divorando film e libri di cui era invasa la casa. Padre e madre professori di lettere classiche, Villani, come il nome lascia immaginare, ha sangue italiano (il nonno apparteneva a una famiglia di emigrati napoletani nell’Algeria francese e il cognome della madre da ragazza è genovese, Lavarello) e dell’Italia dice di essere innamorato. “Sono in parte di origine italiana, sono innamorato dell’Italia, e quando ero nella residenza universitaria in Italia ho imparato la lingua in tempi record rispetto agli altri: potremmo dire che era ‘nei mei geni’”, ha dichiarato in un’intervista alla Tribune. Con l’Italia, ha avuto anche degli importanti rapporti lavorativi nel passato. A Pavia, con il professor Giuseppe Toscani, con il quale ha continuato a occuparsi della celebre equazione di Boltzmann (l’equazione fondamentale della teoria cinetica dei gas), “la più bella del mondo”, come l’ha definita nella sua autobiografia, “Il teorema vivente” (Rizzoli), e alla Normale di Pisa.

 

Approccio manageriale e poco politico, crede nella competenza, non sopporta l’idea dell’uno vale uno sugli argomenti tecnici

E pensare che durante la sua adolescenza era un ragazzo taciturno, riservatissimo e senza amici, il cui unico rapporto con il mondo esterno avveniva attraverso i libri e i film. Poi, sbarcato a Parigi, scopre la vita mondana e si guadagna in poco tempo il soprannome di “Vit la nuit”, tiratardi. Nello stesso periodo, si lascia crescere i capelli, è alla ricerca di un’identità e un giorno ha un’illuminazione nella metro. “Ho visto una pubblicità di completi retrò, mi piacevano, ho imparato il numero a memoria e ho chiamato. Da quel momento, mi vesto così”. Ai giovani che gli chiedono come si fa ad avere successo nella vita, risponde sempre con queste parole: “Uno: non rinchiudetevi in una categoria. Due: siate sempre in movimento e andatavene non appena conoscete bene un argomento. Tre: lasciate che il caso influenzi abbondantemente la vostra carriera”. A nessuno invece ha mai svelato il motivo per cui indossa quelle spille a forma di ragno sulla sua giacca (ne ha di tutti i colori e ogni volta che viaggia ne porta una decina con sé). Al magazine del Monde ha soltanto detto che sono “un eccellente ‘rompighiaccio’. Alcuni sconosciuti mi parlano grazie alle spille”. Secondo Guillaume Klossa, Villani “ha capito che nel mondo di oggi bisogna distinguersi, che i personaggi che lasciano il segno sono coloro che hanno un forte potenziale narrativo”. E di questo potenziale, il matematico dandy di Macron, ne ha da vendere.

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