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Sei Nazioni 2023

Tutti pazzi per Ange Capuozzo

Marco Pastonesi

L'estremo del Tolosa (e nato in Francia) è piccolo, leggero, dribbla e slalomeggia con il pallone sottobraccio. Ha soprattutto conquistato l'Italia del rugby, non solo la Nazionale

Perché è alto un metro e 77 e pesa una settantina di chili, invece certi suoi colleghi avversari come il gallese George North sono alti un metro e 93 e pesano 109 chili. Quindi perché è basso un metro e 77 ed è leggero una settantina di chili. Dunque perché è un ragazzo di 23 anni, un ragazzo comune almeno all’apparenza, uno che si potrebbe tranquillamente incontrare al bar o all’università o in biblioteca o nello spogliatoio o sul tram senza neanche accorgersi di lui, perché è un po’ come tutti noi, a meno che non si metta a correre di qui e di là come se fosse su un campo da rugby, perché a questo punto verrebbe immediatamete riconosciuto. Tutti pazzi per Capuozzo.

   

Perché di nome fa Ange, come un Angelo che ha perduto la coda o un Angie che ha smarrito la i, non è una questione di dimenticanza ma di rapidità, semplicità, o soltanto fretta, e perché di cognome fa Capuozzo, che è più acrobatico di Capozzo, più muscoloso di Capuzzo e più rapido di Caparezza, che è più colorato di un Bianchi e più sanguigno di un Rossi, e che già di suo è letteralmente acrobatico, come un volo, e carpiato, come un tuffo, e di rimbalzo, come un salto. Tutti pazzi per Capuozzo.

  

Perché si può essere italiani di Francia, campani di Grenoble e napoletani di Le-Ponte-de-Claix, perché si può avere una faccia da Sciuscià o da Good Fellas anche senza essere mai stati in un film di Vittorio De Sica o di Martin Scorsese, perché è la rivincita di Pane e cioccolata e forse anche di Rocco e i suoi fratelli, perché ha qualcosa della Freccia del sud e perfino di un Rocky in miniatura. Tutti pazzi per Capuozzo.

   

Foto Ansa
      

Perché non è stato un osservatore, un tecnico, un allenatore né un dirigente della Federazione italiana a scoprirlo, cercarlo e contattarlo, ma lui a bussare, presentarsi e chiedere di poter avere il privilegio di provare a giocare per conquistare la maglia azzurra. E per fortuna che è stato preso in visione e in considerazione, che non ci si è fermati al nome e cognome né all’altezza e al peso, ma che si è lasciato aperto uno spiraglio della porta, quella dello spogliatoio, quella del campo, quella delle maglie. Tutti pazzi per Capuozzo.

  

Perché dribbla e slalomeggia con il pallone sottobraccio, perché sfiora e non abbatte, perché sfugge e non impatta, perché si sottrae e non si scontra, perché s’insinua, s’incunea, s’inoltra, perché si scioglie, si libera, si svincola, perché si lancia e decolla, vola e sorvola – svolazza Capuozzo! –, perché non lascia ma raddoppia, perché sembra dividersi e moltiplicarsi, perché non sai mai quello che farà, ma lo fa, lo farà, anzi, l’ha già fatto. Tutti pazzi per Capuozzo.

  

Perché quando lui e il diretto avversario decidono di tuffarsi, lui si è già tuffato ed è già atterrato, perché quando il diretto avversario decide di anticiparlo di poco o niente e si tuffa, lui si tuffa scavalcandolo, perché quando il diretto avversario pensa, lui ha già fatto forse senza neanche pensarci su, gli basta sentire, annusare, agire. Tutti pazzi per Capuozzo.

   

Perché risolve la questione meridionale, perché valorizza gli emigranti, perché è il potere della rivoluzione ed è l’immaginazione al potere, perché non c’è bisogno di tatuarsi per scriversi addosso il destino, perché ha la faccia di bronzo, porta l’argento vivo addosso ed è un ragazzo d’oro, perché è come se Paperino battesse Gastone, come se Davide ribattesse Golia, perché è un po’ come se la Nazionale di bob giamaicana vincesse le Olimpiadi invernali. Tutti pazzi per Capuozzo.

   

Perché è la dimostrazione che il rugby non è lo sport solo dei grandi e grossi, solo dei trenta energumeni citati da Oscar Wilde, solo dell’ignoranza intesa come forza base per altezza, ma è per gente svelta di gambe e di testa, pronta di braccia e di intuito, fresca di energia e di soluzioni. Perché quando, al termine di Italia-Galles, il gallese Josh Adams votato man of the match ha offerto la sua medaglia al merito a Capuozzo autore dell’azione della meta decisiva, gran bel gesto, Capuozzo gli ha risposto no grazie, troppa grazia, sarà per un’altra volta. Tutti pazzi per Capuozzo.

   

Perché non si segnano due mete alla Scozia nel giorno dell’esordio, non si regala un passaggio sobrio dopo un’azione ubriacante contro il Galles, non si vola in meta contro l’Australia, contro il Sudafrica e domenica scorsa contro la Francia se non hai qualcosa di speciale dentro. Tutti pazzi per Capuozzo.

   

Perché Capuozzo fa rima con guizzo e scugnizzo, con sprazzo e mazzo, con frizzi e lazzi. Tutti pazzi per Capuozzo.

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