Paul Pogba (Ansa)

Lo stregone di Pogba, le accuse del fratello e il mondo oscuro delle banlieue

Mauro Zanon

Il calcio multiculturale francese. Dai black-blanc-beurs ai marabù

Parigi. Legami con loschi personaggi appartenenti alla criminalità organizzata, menzogne e manipolazioni per proteggere la sua immagine di star del calcio mondiale e stregoni pagati centomila euro a malocchio per condizionare i risultati delle partite, colpire gli avversari o persone ai suoi occhi scomode, anche della stessa nazionalità, come l’attaccante del Paris Saint-Germain Kylian Mbappé. La faida tra i fratelli Pogba, Paul, 29 anni, centrocampista della Juventus e dell’Équipe de France, e Mathias, 32 anni, il fratello maggiore attualmente in carcere con l’accusa di estorsione in banda organizzata e partecipazione in associazione a delinquere, continua a regalare colpi di scena da serie tv banlieusard che avranno ripercussioni non solo sulla carriera del giocatore, ma anche sull’equilibrio della nazionale di calcio francese (fra due mesi iniziano i Mondiali in Qatar), minando il poco che rimane del vecchio e comodo mito “Black-Blanc-Beur”.

 

A poco più di venti giorni dal video TikTok in cui annunciava “rivelazioni shock” sul fratello, Mathias, attraverso una serie di messaggi e filmati automatizzati apparsi su Twitter nella notte tra giovedì e venerdì, ha raccontato nuovi dettagli sulla condotta del calciatore della Juventus, sulle sue amicizie negli ambienti malavitosi, sulle sue innumerevoli bugie e sui marabù, come vengono chiamati gli stregoni nella cultura musulmana, che Paul avrebbe ingaggiato per frenare le carriere di alcuni colleghi e far infortunare i rivali. “Se state vedendo questo video, significa che mio fratello Paul Pogba ha trovato il modo di farmi tacere, o prendendosela con me direttamente, fisicamente, o tentando di screditarmi, accusandomi di fatti che non ho commesso. Forse ingannando persino la polizia, come ha già fatto in passato”, dice Mathias Pogba, t-shirt nera e sguardo in camera, mentre legge ad alta voce da un foglio di carta.

 

“A prescindere da ciò che mi accadrà, registro questo video affinché si sappia tutto e sia svelato il vero volto di mio fratello, grande ipocrita, manipolatore, subdolo, pessimo uomo, egoista e criminale”. Ma l’accusa più pesante arriva dopo: Paul Pogba, secondo il fratello maggiore, avrebbe avuto, e ha tuttora, dei legami con la “criminalità organizzata”. “Ha sempre avuto nel suo entourage dei criminali e dei delinquenti. Se fosse solo amicizia, potrebbe anche andare. Il problema è che si è servito di queste relazioni e dei loro nomi per proteggersi nella strada e per fare affari con loro affinché facessero delle cose per lui e facessero scorrere sangue”, racconta Mathias.

 

E ancora: “Non sapevo niente di queste azioni prima che tradisse i suoi uomini e scappasse senza avvisare nessuno, abbandonando alla nostra sorte me e nostra madre, lasciando che la nostra famiglia diventasse il bersaglio dei banditi”. In seguito alle denunce presentate dal giocatore, ora tesserato in Italia, ai danni del fratello alla giustizia italiana e francese, Mathias è sospettato di far parte della banda di amici di infanzia di Paul che reclama il pagamento di 13 milioni di euro, uno per ogni anno di carriera, come “ringraziamento” per la protezione che gli avrebbero garantito durante la sua vita, prima e dopo essere diventato una celebrità. Nei suoi nuovi video, Mathias è tornato anche a parlare dello stregone che il fratello avrebbe assoldato per danneggiare vari calciatori, tra cui il compagno Mbappé. Per la prima volta è uscito anche il suo nome, Ibrahim, detto “Grande”. “Mio fratello è diventato adepto della stregoneria negli ultimi anni, diventando il seguace di un noto stregone come Ibrahim, chiamato ‘Grande’, vicino all’ex giocatore Alou Diarra, conosciuto grazie al calciatore Serge Aurier. Tramite lo stregone, mio fratello più volte ha lanciato sortilegi contro i compagni, tra i quali il prodigio Kylian Mbappé, per gelosia o per vincere una partita”.

 

La guerra dei Pogba ha una valenza giudiziaria che è meglio lasciare in sospeso. Ma illustra bene il volto oscuro delle banlieue francesi, delle logiche clanistiche che dominano i ghetti del multiculturalismo, corrosi dalla criminalità e dalla logica dei “grands frères”, che hanno sostituito la République nella gestione della “pace sociale”. E il calcio, i soldi e il suo mondo rutilante, è un moltiplicatore di queste storie sospese tra criminalità e trame da fiction. E’ anche una storia di rancore, quello di Mathias, calciatore mediocre, verso il fratello minore e la sua brillante carriera, e di ingratitudine, quella di Paul, che si è dimenticato delle sue origini, dei campi di polvere di Roissy-en-Brie, periferia difficile a est di Parigi, e dei suoi amici di infanzia. Mathias ne è certo: “Le maschere cadranno, come per R. Kelly, Weinstein e Mendy e vedrete che non sarà un piacevole spettacolo”.

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