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il foglio sportivo

Che fine ha fatto la vita da bomber

Furio Zara

Come siamo passati dal “si fa ma non si dice” dei calciatori anni Settanta alle vite fuori dal campo trasformate in reality, tra tabloid, homepage estive dei giornali e ostentazione da social

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Sex, gol e tabù, tutti i particolari in cronaca. Ci dà che ci dà che ci dà (cit. Andrea di Gigi e Andrea) tra le lenzuola il centravanti-guappo, ostaggio del trucco e parrucco e capace di trasformare l’acrobazia sessuale in un valore tecnico – come il dribbling o la fase difensiva – poggiando tronfio il proprio ego su un corpo di muscoli oliati come un parquet in rovere. Il passaggio dalla zona mista alla zona privé – avvenuto tra il rumoroso declinare degli anni Ottanta e l’alba bugiarda dei Novanta – ha segnato in modo definitivo l’evoluzione di una specie tamarra, che ha trovato in questi tempi narcisi e farlocchi la propria Shangri-La. È una tribù che balla, tromba, twitta e gioca a pallone, non necessariamente in quest’ordine. Nella foto di gruppo che queste stagioni ci hanno offerto compaiono trequartisti-tronisti da esposizione, terzini bruciacchiati da un sole maldestro che indovinano pertugi di popolarità su un sito di gossip, panchinari dimenticati che nelle stories di Instagram festeggiano improbabili conquiste stile Temptation Island, campioni-sultani circondati e lisciati da frotte di fanciulle adoranti, esterni difensivi col consueto codazzo di fidanzate, amanti, mogli in affitto, pupe co.co.co., barbie da parata, veline, letterine, meteorine, microfonine ed escort da rimorchio, belle e bestie, tutti insieme appassionatamente, tra un’inquadratura ginecologica di Vicky Varga – fidanzata del bomber Pellé – una prova costume del divo Cristiano Ronaldo e una generosa Wanda Nara che si offre ai follower nel calcolato profilo del dopo allenamento (Suo? di Icardi? Non fa differenza), mentre fa la boccucce ostentando un seno che erompe nella prospettiva falsata del primo piano: la vita è tutta un pixel.

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Sex, gol e tabù, tutti i particolari in cronaca. Ci dà che ci dà che ci dà (cit. Andrea di Gigi e Andrea) tra le lenzuola il centravanti-guappo, ostaggio del trucco e parrucco e capace di trasformare l’acrobazia sessuale in un valore tecnico – come il dribbling o la fase difensiva – poggiando tronfio il proprio ego su un corpo di muscoli oliati come un parquet in rovere. Il passaggio dalla zona mista alla zona privé – avvenuto tra il rumoroso declinare degli anni Ottanta e l’alba bugiarda dei Novanta – ha segnato in modo definitivo l’evoluzione di una specie tamarra, che ha trovato in questi tempi narcisi e farlocchi la propria Shangri-La. È una tribù che balla, tromba, twitta e gioca a pallone, non necessariamente in quest’ordine. Nella foto di gruppo che queste stagioni ci hanno offerto compaiono trequartisti-tronisti da esposizione, terzini bruciacchiati da un sole maldestro che indovinano pertugi di popolarità su un sito di gossip, panchinari dimenticati che nelle stories di Instagram festeggiano improbabili conquiste stile Temptation Island, campioni-sultani circondati e lisciati da frotte di fanciulle adoranti, esterni difensivi col consueto codazzo di fidanzate, amanti, mogli in affitto, pupe co.co.co., barbie da parata, veline, letterine, meteorine, microfonine ed escort da rimorchio, belle e bestie, tutti insieme appassionatamente, tra un’inquadratura ginecologica di Vicky Varga – fidanzata del bomber Pellé – una prova costume del divo Cristiano Ronaldo e una generosa Wanda Nara che si offre ai follower nel calcolato profilo del dopo allenamento (Suo? di Icardi? Non fa differenza), mentre fa la boccucce ostentando un seno che erompe nella prospettiva falsata del primo piano: la vita è tutta un pixel.

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È successo tutto talmente in fretta che non ce ne siamo accorti. Nel 1963 Pier Paolo Pasolini girò un’inchiesta televisiva, “Comizi d’amore”, sulla sessualità degli italiani. Sconfinò anche nel calcio e tra gli altri intervistò i giocatori del Bologna, che proprio alla fine di quella stagione avrebbe vinto lo scudetto. Davanti alle telecamere sfilarono imbarazzati i vari Negri, Furlanis, Pascutti, Pavinato e Bulgarelli, tutti brutti, di una bruttezza antica, fiera e contadina. Solo l’istruito Bulgarelli – un damerino dai tratti gentili scontornato nella sua gioventù in bianco e nero – scartando le risposte goffe e pudiche dei compagni di squadra parlò di educazione cattolica e di senso di colpa. Un tentativo di dare forma al pensiero debole della mezzala in calore. La verità è che ci sono stati anni di calciatori impegnati in dribbling tortuosi attorno alla lingerie abbandonata in camera da letto, dopo scappatelle, fughe notturne dai ritiri per incontri amorosi raccattati a buon prezzo nella triste hall di qualche albergo, acrobazie sessuali con amiche occasionali, triangoli dai e vai con mogli di colleghi ingenui – il Carlo Petrini di Nel fango del dio pallone insegna – sveltine con tifose, studentesse, casalinghe, signore-bene e squillo, in tutte le combinazioni certificate del Kamasutra. Si faceva, non si diceva. O qualche volta sì. La pornostar Moana Pozzi nelle sue note memorie diede i voti ad un paio di calciatori: promosso con lode il Marco Tardelli dell’Urlo, bocciato senza pietà l’impacciato Paulo Roberto Falcao.

 

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L’ex allenatore Renzo Ulivieri racconta spesso che la notte girava per una Bologna deserta, si appostava sotto le abitazioni dei due-tre playboy della squadra, posava una mano sul cofano della macchina e aveva la risposta. Cofano caldo, il calciatore era reduce da un’uscita lussuriosa. Cofano freddo, notte casta. Il “tana liberi tutti” e il sesso sdoganato sono una conquista recente. In passato c’è chi è partito per le crociate contro l’amplesso – Corrado Viciani, Ternana anni Settanta, il gioco corto e l’orgasmo pure – c’è chi ha puntato il dito contro le relazioni irregolari – nei Sessanta Helenio Herrera cacciò dall’Inter Angelillo per la sua storia d’amore con la ballerina bresciana Attilia Tironi, in arte Ilya Lopez – c’è chi ha portato allegramente il sesso a centrocampo – l’invidiatissima Olanda di Cruijff e la crociata del sesso libero a metà degli anni Settanta con mogli e fidanzate ammesse e pure concesse ai ritiri - c’è è vissuto uso a obbedir godendo (Maradona, Vieri, playboy di firt-class) e chi strappava brandelli di lussuria appartandosi persino mezz’ora prima della partita come gli irregolari Gianfranco Zigoni e Ricky Albertosi, con quest’ultimo che confidò pure il vezzo di giocare talvolta senza mutande, ah, signora mia si copra gli occhi.

  

Sembra il Pleistocene, ma era un attimo fa quando l’Inter (2001) finì – letteralmente – in un casino, titolari e riserve comprese o quando scoppiò lo scandalo del Viva Lain (2003), dal nome del beauty-center di Torino dove una pattuglia di compulsive massaggiatrici trastullavano giocatori della Juventus, con l’arcigno Igor Tudor – i difensori sono per definizione arcigni – che nelle cronache viene gratificato dalla qualifica di “Stallone”, mentre due difensori centrali erano stati battezzati Cip&Ciop, si presume per l’affiatamento nei cambi di marcatura. Niente di nuovo, al campione sempre caro fu il bordello. Sappiatelo: nel 1937, prima di un Inter-Juventus, il grande Pepin Meazza era sparito. I dirigenti nerazzurri – conoscendo la mappa dei suoi vizi – lo scovarono in una nota casa di piacere milanese, mentre riposava nella beatitudine del guerriero che finalmente ha deposto le armi. Lo rivestirono a fatica, lo portarono di peso in campo, quel giorno Meazza segnò due gol. La sera, per festeggiare l’impresa, tornò dove l’avevano prelevato.

  

Se a livello mondiale il calciatore che ha trasformato la propria vita in un reality (incluse incursioni sessuali fuori casa e tradimenti a Victoria) è stato David Beckham – prima vera icona-pop del pallone, un Che Guevara con più cipria – è al fidanzamento datato 1996 tra lo sconosciuto Jimmy Maini in forza al Lanerossi Vicenza e l’allora velina di Striscia Alessia Merz che si deve – ahinoi – il deragliamento definitivo, con l’arruolamento di showgirl che diventa democratico e con decine di truppe di fanciulle armate di botulino dedite al pressing sul portatore di palla, senza distinzione di casta, ciapa su e porta a casa. A quel punto – al centro dell’area di rigore – è comparso il letto e saltellante sul materasso lei, discinta tra le lenzuola sfatte e sudaticce, regina di una nuova narrazione, lì dove la donna non è più compagna invisibile che fa parte dell’arredamento, ma start-up sostenibile che sequestra il mercato del pissi-pissi. E però il troppo storpia, ecco allora che lo scandalo implode, si smorza, non è più scandalo, dura il tempo di un “mi piace” su Facebook o di un cinguettio, ovviamente di piacere. Finisce tutto in un grande frullatore. Che ci fa Robinho pescato nel corridoio di un albergo in mutande, con le orecchie rosse e quaranta dicesi quaranta preservativi in mano? Quante sono le conquiste del brasiliano della Roma Renato Portaluppi – quello che venne congedato dai tifosi col celebre striscione “A ridatece Cochi” – che sprezzava le donne definendole “Maria Scarpa da calcio”? È vera la storia di cui si vantava il playboy capellone, ovvero l’amplesso consumato al riparo delle siepi, durante un allenamento, mentre i compagni in fila correvano attorno al campo? Che fine ha fatto Larissa Riquelme, la bombastica paraguayana che è diventata celebre durante i Mondiali in Sudafrica per aver fatto inabissare il proprio cellulare nel dècolletès modello Silicon Valley? Cosa volevano dimostrare – il croato della Dinamo Zagabria Dino Drpic e la sua fidanzata, la modella e cantante Nives Zeljkovic, in arte Nives Celsius – quando rivelarono ai tabloid di essersi amati sull’erba complice del Maksimir Stadium di Zagabria, soli nell’oscurità dello stadio vuoto? Forse miravano a migliorare il record di Romario, che si era intrattenuto nello spogliato del Maracanà con un’addetta alle pulizie; o dell’argentino ex Roma Gago e della sua compagna cui riuscì l’impresa dell’orgasmo sulle panche dello spogliatoio del Monumental di Buenos Aires?

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Ci nutriamo di piccoli scandali quotidiani, gnocca e pallone, frittura mista, raramente mesta. La Premier Escort League – ambiente riservato, massaggi completi – da anni ogni settimana propone una candida fanciulla che previo cash racconta le sue calde notti a fianco di terzini mandrilli. Dall’insaziabile Rooney gettonassimo dalle prostitute di Manchester al pavido Giggs che se la faceva con la cognata all’insaputa del fratello, da John Terry che allietava le serate della moglie del compagno di squadra Bridge alle cinque relazioni contemporanee di Ashley Cole fino ai sei arbitri pizzicati dal Sun in un locale a luci rosse in Indonesia; la storiografia inglese è ricca e variegata. Ma vale così ovunque, nessuno si senta escluso. Wanda Nara ha trasformato la relazione con Maurito Icardi in un’opera d’arte post-moderna, per cui può celebrarsi per “averlo fatto quindici volte in ventotto ore” (sicuramente a favore di vento). Il sesso fa curriculum, questa è la verità. Più del Panini, potè una qualsiasi homepage. Lo stesso Cristiano Ronaldo – oggi Ken fedele della tenace Barbie-Georgina – ha visto cose che noi umani no, nemmeno in due vite. Il conteggio dei suoi gol e dei suoi trofei in bacheca da anni è accompagnato dalle conquiste amorose (35 prima di Georgina), con qualche piccola indecenza che destò la sorpresa degli ingenui. Come quando – ai tempi del Manchester Utd – fu coinvolto in una sexy-giostra con i compagni di squadra Nani e Tevez. Una squillo di lusso spifferò tutto a News of the World, compresa – fermi tutti – l’orgia nella vasca idromassaggio, classica location da porno-patinato. Nel macho-mondo del calcio Antonio Cassano nella sua biografia ha calcolato di aver avuto tra le seicento e le settecento donne, conteggiate per difetto ovviamente. “Io me so’ fermato a dieci volte de meno”, se la ridacchiò l’ex compagno Francesco Totti. Dai campioni in love alla Balotelli ai festini di Adriano l’Imperatore, passando per il portiere di Serie C Matteo Voltolini che un paio d’anni fa venne ripreso e postato dai colleghi nello spogliatoio con un’amica e si difese con un clamoroso “Sono sereno, posso spiegare tutto”, e arrivando al dozzinale video-porno dell’ex viola Cyril Thereau che filma un compagno di squadra mentre se la spassa; il calcio a luci rosse visto dal buco della serratura somiglia a certi film della commedia pecoreccia degli anni Settanta e Ottanta, lì dove Carmen Russo si insapona sotto la doccia e Paulo Roberto Cotechiño si merita l’apelido di centravanti di sfondamento, senza nemmeno che ci sia la Var a scovare il fallo, ma questa ce la perdonate.

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